Roma: il sogno Expo 2030, l'incubo dei rifiuti 2021
- di: Diego Minuti
Si dice, quando uno ritiene di avere visto tutto della vita, che niente ormai lo può più meravigliare. Eppure possiamo dire che lo spettacolo al quale abbiamo assistito in queste ore, con il sindaco di Roma, Virginia Raggi (in sorridente campagna elettorale da mesi), a farsi portabandiera dell'assegnazione alla capitale di Expo 2030, ci ha più che meravigliato, potremmo dire che ci ha sbalordito. Perché - sia pure insieme ad altri candidati al Campidoglio - il sindaco della Capitale d'Italia sembra guardare al futuro, radioso e ricco di soddisfazioni, chiudendo gli occhi davanti ad un presente che è indegno anche solo dell'ultimo paesino.
Roma oggi ha dismesso le vesti di capitale d'Italia per indossare quello di capitale dei rifiuti, dove i cassonetti hanno finito di svolgere la loro funzione per il solo motivo che non vengono svuotati per giorni e, quindi, sono oggi assediati da sacchetti ricolmi di spazzatura che, non essendo la città alla stessa longitudine della Groenlandia, disperdono nell'aria un aria pestilenziale, con tutto il carico di potenziali ripercussioni e pericoli per la salute pubblica.
Parlare di una spettacolo indegno è riduttivo, perché qui il problema non è solo d'immagine, della Roma da cartolina che rendeva orgogliosi i suoi abitanti, ma concreto. I rifiuti sparsi qui e là, in quelli che un tempo erano angoli affascinanti di Roma, colpiscono il cuore stesso di una città che della bellezza aveva fatto la sua cifra, celebrata da tutti coloro che, per scelta o per caso, vi si trovavano a passare.
È questa la conseguenza di una incuria che va avanti da molto tempo e di cui non ci si accorge certo oggi, quando questa Roma ha ucciso quella di ieri che era presa d'assalto da turisti che, se oggi vogliono andare a vedere da vicino animali selvaggi, possono scegliere uno zoo e non certo le strade della Capitale, ormai dominio di specie prima viste solo sui libri: cinghiali, volpi, gabbiani, cornacchie, ratti. Certo, la gioia per gli occhi di zoologi, ma non per il normale cittadino che forse non intuisce nemmeno cosa significa fronteggiare la furia di un cinghiale, soprattutto di una femmina che ritiene i suoi piccoli in pericolo.
Ma questo al Campidoglio sembra interessare poco, visto che il problema si trascina da anni e che, contrariamente a quanto sostiene il sindaco, in un lustro - tanto è lunga una legislatura - di cose se ne possono fare tante, almeno a livello di progetti concreti e non folkloristici o di interesse solo per iniziati.
E che dire della sicurezza? In città ormai gli episodi di violenza sono quotidiani, ma neanche questo sembra scalfire la patina di ottimismo che si respira dalle parti dell'inquilina pro-tempore del Campidoglio che, tra tagli di nastri e photo opportunity, potrebbe trovare il tempo di imporre, e non solo chiedere, un tavolo con il Ministero dell'Interno per affrontare il problema che è dilagante, come gli ultimi eventi (l'uccisione di un immigrato per mano di un irregolare) confermano. Il sindaco di Roma è il sindaco della Capitale, quale che sia la sua ideologia.
Ha compiti e responsabilità diverse, che - lo diciamo a chi ancora non lo sapesse - non si limitano a partecipare ad eventi che ne migliorano l'immagine pubblica. Deve rimboccarsi le maniche e, se necessario, ''sporcarsi'' occupandosi di cose che non sono mediaticamente appaganti, ma più utili ai romani. Che, lo ricordiamo a noi stessi, possono meritare di tutto, ma non di vivere nel degrado.