C'era una volta Roma: la città corre inesorabilmente verso il declino

- di: Redazione
 
Se tutte le strade portano a Roma, quel percorso, che tante e tante volte abbiamo sentito evocare, è ormai ridotto ad un immondezzaio a cielo aperto, costellato di buche e automobili in perenne doppia fila.
Non sono luoghi comuni, non è solo la lamentazione di chi ama Roma e purtroppo non vi si riconosce più. E' una drammatica, disperata presa d'atto che la città per come la conoscevamo sta lasciando il posto a un coacervo di piccole illegalità che i cittadini ''normali'' sono costretti a subire, in un clima di perenne paura.
Perché se nessuno veglia sull'incolumità dei cittadini, reprimendo gli abusi, sono i prepotenti, i violenti a prendere il controllo e questo segna la fine della civiltà.
E dire che ancora i romani amano la loro città, forse meno di chi vi si è trasferito essenzialmente per motivi di lavoro e oggi si interroga se la scelta sia stata giusta. Si potrebbe dire che è un quadro a tinte forti, che persegue il catastrofismo. Purtroppo, è solo il racconto di quel che accade in una metropoli che sembra potersi sottrarre all'abbraccio mortale del traffico solo quando le scuole sono chiuso e - chi se lo può ancora permettere - molti sono in vacanza.

C'era una volta Roma: la città corre inesorabilmente verso il declino

Vorremmo potere suggerire delle ricette, ma sarebbero di buonsenso e si sa che a Roma il buonsenso è bandito come la scabbia. Potremmo dire che forse una maggiore presenza di polizia municipale sarebbe un deterrente per la sosta selvaggia, la conversioni criminali, le alte velocità anche su strade vicini a scuole e incroci. Ma i vigili sono ormai una specie in via di estinzione, che vivono e (non) si riproducono in zone protette, quali il centro o gli snodi della grande viabilità, mentre il resto della città non conosce nemmeno la loro esistenza o, in più anziani, l'hanno dimenticata. Quindi, via libera a chi parcheggia infischiandosene se ostruisce un passaggio o impedisce ad un disabile di potersi spostare; via libera a chi considera la strada come una sua pertinenza e per questo viola ogni norma e regola, minacciando anche chi osa protestare.
E, poi, se volessimo perdere tempo dovremmo parlare dei servizi di trasporto pubblico che sono spesso sotto la soglia della sufficienza e anche qui con tasso di elusione del biglietto che è diventato prassi, inducendo a chi il ticket lo ha comprato a chiedersi se è il più fesso.

Ormai Roma è diventata il simbolo di quel che non deve essere una grande città e lo spettacolo indegno delle file in stazione in attesa di un taxi ne sono la rappresentazione plastica. I tassisti sono una corporazione in ogni metropoli, ma a Roma il profilo totalizzante che le loro organizzazioni hanno assunto sono uno schiaffo alla civiltà, senza nemmeno soffermarci su chi rifiuta il pagamento con la carta di credito o di chi dice non ad una corsa a fine turno o che magari lo porta lontano dalle zone più redditizie. Sanno di potere paralizzare Roma e si servono di questo come un'arma, per tenere sotto ricatto una città e, quindi, coloro che si servono dei taxi. Con l'effetto che questa situazione ha in un settore primario come il turismo, dove lo straniero viene sbeffeggiato e spesso grassato al momento di pagare.

E poi ci sono i rifiuti, problema che sembra irrisolvibile, ma non perché non si siano soluzioni, ma perché a prevalere nella diatriba sono le contrapposizioni politico-ideologiche.
In tutto questo ci sarebbe da chiedersi che fine abbia fatto il sindaco, ma Roberto Gualtieri sembra essere un entità indistinta nel panorama cittadino, manifestandosi solo nelle occasioni ufficiali e negli eventi pubblici, dimenticando che la sua funzione non è solo quella di rappresentanza, ma operativa. E' lui che dovrebbe usare il piglio del condottiero per riportare alla normalità il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti; è lui che dovrebbe incatenarsi davanti al ministero della Pubblica amministrazione per sbloccare le procedure per le assunzioni; è lui che, senza travestirsi da vigile urbano, dovrebbe imporre alla Municipale di uscire dagli uffici per vegliare sul traffico, magari rimettendo sulle strade chi può farlo e aumentando le unità immediatamente ''spendibili'' in servizio.
Ma forse è proprio la carica di sindaco a bloccare chi vi arriva, facendo evaporare progetti e speranze. Se solo ci rifacciamo alle ultime due sindacature (l'attuale e la precedente) non sapremmo dire quale sia la peggiore, perché se Roberto Gualtieri brilla per assenza, Virginia Raggi è stata capace di disperdere il patrimonio forse irripetibile di una valanga di voti cedendo al peggiore nemico di un amministratore: il gusto del potere personale.
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