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Regno Unito, disoccupazione stabile al 4,7%: massimo da quattro anni e pressioni sulla Banca d’Inghilterra

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Regno Unito, disoccupazione stabile al 4,7%: massimo da quattro anni e pressioni sulla Banca d’Inghilterra

Nel secondo trimestre del 2025, il tasso di disoccupazione del Regno Unito si è attestato al 4,7%, confermando il livello del trimestre precedente e segnando il punto più alto degli ultimi quattro anni. Lo ha comunicato l’Office for National Statistics (ONS), sottolineando come il dato rifletta una sostanziale stagnazione del mercato del lavoro, con una crescita dell’occupazione insufficiente a compensare il numero di persone in cerca di impiego.

Regno Unito, disoccupazione stabile al 4,7%: massimo da quattro anni e pressioni sulla Banca d’Inghilterra

Il dato sulla disoccupazione arriva in un momento delicato per l’economia britannica. L’inflazione, pur in discesa dal picco dello scorso anno, resta al 3,6% a giugno, ben al di sopra del target del 2% della Banca d’Inghilterra. Il rialzo dei prezzi è trainato soprattutto dal caro-affitti e dal costo dei trasporti, due voci che incidono direttamente sul potere d’acquisto delle famiglie. Parallelamente, il prodotto interno lordo si è contratto per due mesi consecutivi, ad aprile e maggio, accentuando le preoccupazioni per una fase di debolezza più estesa.

Il dilemma della politica monetaria

Per Richard Carter, analista di Quilter Cheviot, questi dati potrebbero aprire la strada a “un ulteriore taglio dei tassi entro la fine dell’anno”. La Banca d’Inghilterra ha appena abbassato il tasso di riferimento al 4%, una decisione arrivata con una votazione di stretta misura nel Monetary Policy Committee. Il taglio, il primo da oltre due anni, è stato concepito come una misura di sostegno alla crescita, ma il contesto di inflazione ancora elevata rende ogni ulteriore passo più rischioso.

Voci contrastanti sul prossimo intervento
L’orientamento della BoE resta cauto. Susannah Streeter, analista di Hargreaves Lansdown, sottolinea che “è ancora troppo presto per dire se ci sarà una riduzione a novembre”, pur indicando dicembre come “un po’ più probabile” sulla base dei dati attuali. La prudenza riflette il timore che un allentamento troppo rapido della politica monetaria possa riaccendere le pressioni inflazionistiche.

Confronto con l’area internazionale
La situazione britannica si inserisce in un quadro globale di rallentamento. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha adottato un approccio attendista dopo una serie di rialzi aggressivi, mentre la Banca Centrale Europea si muove tra l’esigenza di consolidare la disinflazione e la necessità di sostenere un’economia in rallentamento. Il Regno Unito, con un tasso di inflazione più alto della media dell’eurozona e una crescita più debole, si trova in una posizione particolarmente complessa, che rende la gestione dei tassi d’interesse un esercizio di equilibrio.

Impatto sui mercati e sulle famiglie
I mercati finanziari hanno reagito in modo moderato ai dati dell’ONS, segnalando che le aspettative di un ulteriore taglio dei tassi entro fine anno sono già in parte incorporate nei prezzi. Per le famiglie, invece, la combinazione di inflazione persistente e rallentamento del mercato del lavoro si traduce in una pressione costante sui redditi reali, con un impatto diretto sui consumi e sulla fiducia.

Attesa per i prossimi indicatori
Gli operatori guardano ora ai prossimi aggiornamenti sull’occupazione e sull’inflazione come elementi decisivi per orientare le scelte della BoE. Una discesa più rapida dei prezzi, accompagnata da segnali chiari di debolezza occupazionale, aumenterebbe la probabilità di un intervento anticipato, mentre un’inflazione resistente potrebbe rinviare ogni decisione al 2026. In entrambi i casi, la traiettoria della politica monetaria britannica resterà strettamente legata a un equilibrio delicato tra sostegno alla crescita e stabilità dei prezzi.

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