Migliorare la qualità della vita dei pazienti con scompenso cardiaco avanzato, ridurre il numero di ricoveri non programmati e attivare tempestivamente il supporto delle cure palliative. Sono questi gli obiettivi del registro Prince-Whf, ideato dalla Cardiologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I primi risultati, pubblicati sull’International Journal of Cardiology, delineano un modello di presa in carico più precoce e integrata, che potrebbe diventare riferimento anche per altre strutture sanitarie.
Scompenso cardiaco avanzato, nasce il registro Prince-Whf: “Integrare prima le cure palliative”
Il progetto ha seguito 144 pazienti con scompenso cardiaco in peggioramento clinico, assistiti presso il Day Hospital cardiologico dell’ospedale bergamasco. Si tratta di persone già in trattamento per una patologia cronica nella quale il cuore perde progressivamente la capacità di pompare sangue in modo efficace. Sintomi come affanno, stanchezza, gonfiore agli arti inferiori e ridotta tolleranza allo sforzo diventano parte della quotidianità, condizionando pesantemente la vita.
Dal controllo alla fase avanzata
Nelle prime fasi la malattia può essere gestita con farmaci, stili di vita controllati e monitoraggi regolari. Ma in alcuni casi, nonostante le terapie, la condizione evolve verso lo scompenso cardiaco “worsening” (Whf) o avanzato: i sintomi diventano persistenti, spesso presenti anche a riposo, e le riacutizzazioni richiedono ricoveri frequenti. È una fase in cui l’autonomia del paziente si riduce drasticamente e aumenta il carico assistenziale sulle famiglie.
Cure palliative: un approccio ancora poco integrato
Le linee guida europee e americane raccomandano l’integrazione delle cure palliative già in questa fase avanzata. Il loro obiettivo non è sostituire le terapie cardiologiche, ma affiancarle con un sostegno globale: gestione del dolore e della dispnea, supporto psicologico, accompagnamento nella pianificazione delle cure. Tuttavia, nella pratica quotidiana, questo passaggio è spesso tardivo. Mancano protocolli univoci, tempi definiti e criteri di attivazione chiari, fattori che portano a coinvolgere i palliativisti solo in condizioni ormai critiche.
Prince-Whf: identificare prima il bisogno
Il registro Prince-Whf si propone di colmare questa lacuna, individuando indicatori clinici precisi che segnalano il momento in cui il paziente sta entrando in una fase di peggioramento clinico importante. Grazie a questi parametri, è possibile avviare tempestivamente un percorso condiviso tra cardiologi, palliativisti e altri specialisti. La tempestività è fondamentale per migliorare la qualità di vita, ridurre le ospedalizzazioni non programmate e offrire un supporto continuativo al nucleo familiare.
Il valore dell’approccio integrato
Secondo i cardiologi dell’Asst Papa Giovanni XXIII, la gestione precoce con un approccio palliativo integrato consente di affrontare non solo la componente fisica della malattia, ma anche l’impatto emotivo e sociale. “Non significa rinunciare a curare – sottolineano – ma curare meglio, mettendo al centro la persona e non solo il cuore malato”. Questo approccio può tradursi in minori accessi al pronto soccorso, maggiore stabilità clinica e un miglior rapporto con il proprio percorso di malattia.
Prospettive future e replicabilità
I risultati preliminari dimostrano che un’integrazione precoce porta benefici tangibili. L’obiettivo ora è validare il modello su scala più ampia e favorirne l’adozione in altre realtà italiane ed europee. La creazione di registri simili potrebbe consentire un monitoraggio più omogeneo, migliorare la programmazione sanitaria e dare risposte più rapide e personalizzate ai pazienti con scompenso cardiaco avanzato.