Europee: in Italia, Giorgia Meloni ed Elly Schlein conquistano la ribalta
- di: Redazione
Se c'è un vincitore del ''versante'' italiano delle elezioni europee è Giorgia Meloni che, raccogliendo milioni di consensi personali (che si sono poi riverberati su Fratelli d'Italia) ha vinto la scommessa: fare del voto per Bruxelles un referendum sulla sua persona, prima ancora che sul governo, uscito comunque rafforzato.
Una scommessa vinta e che, però, oltre ai ragguardevoli risultati per il suo partito, lascia aperti degli interrogativi, non sul futuro del governo, quanto sugli equilibri che la trattativa per la formazione della Commissione europee potrebbe andare a intaccare, ponendo il presidente del consiglio davanti a scelte delicatissime per evitare che il suo peso politico vada disperso per convenzione o posizioni preconcette.
Con il 28,81 % dei voti, Fratelli d'Italia non solo ha recuperato quei pochi punti percentuali che, a detta dei sondaggi, aveva perso nelle scorse settimane, quanto, come partito, è andato ad un passo dalla soglia del 30%, che sarebbe stata la ''santificazione'' politica di Giorgia Meloni. Che, ne siamo certi, a differenza di qualche compagno di coalizione che su questo argomento ha rischiato, uscendone con le ossa rotte, ben difficilmente cadrà nella tentazione di pensare di capitalizzare il consenso di oggi con elezioni generali.
Europee: in Italia, Giorgia Meloni ed Elly Schlein conquistano la ribalta
Meloni non ha bisogno di reclamare quei pieni poteri cui, nel momento di maggiore fulgore, ambiva Matteo Salvini perché sostanzialmente ce li ha già. Come dimostra la ''mappa'' del potere che ormai vede Fratelli d'Italia asso pigliatutto di cariche e incarichi. Perché, se Meloni ha raccolto tanto consenso, al di là degli inciampi che gli causano improvvidi compagni di partiti, significa solo che il suo prestigio è essenzialmente personale. Cosa che, se ipotizzata già da prima, ora è di tutta evidenza.
Parafrasando Massimo d'Azeglio, Giorgia Meloni, dopo avere reso Fratelli d'Italia un partito quasi egemone, ora deve adoperarsi per circondarsi di persone che capiscono ruoli e obiettivi, non limitandosi a tessere elogi sperticati per tutto quello che fa ''lider maxima'', ma lavorare nel rispetto del principio di continenza. Quello che dice, più o meno, che meno si parla, meno si rischia di dire fesserie.
Sull'altro lato del fiume, anche Elly Schlein canta vittoria. Una vittoria non in termini assoluti, ma che, con un abbondante + 1,3%, corrobora la linea della segretaria, anche se dentro il partito i mugugni per alcune candidature di esterni restano evidenti. Il Partito democratico, quindi, non solo non vede bocciata la linea della segretaria, ma aumenta in percentuale di consenso, di fatto spianando la strada ad un bipolarismo, seppure formale, che si sostanzia nel semplice assunto: ci sono Fratelli d'Italia, il Partito democratico e anche altri. Concetto che non vuole essere di dileggio verso chi, nella maggioranza e nell'opposizione, ha peso elettorale diverso, ma solo la presa d'atto che, con questi numeri, Meloni e Schlein reclamano per sé il ruolo di punto di riferimento delle rispettive coalizioni. Che poi questo sia accettato da alleati o da compagni di viaggio è tutto da vedere. Perché ben difficilmente Matteo Salvini, prendendo atto dell'esito del voto, fermerà la sua strategia di logoramento nei confronti Giorgia Meloni, così come lo stesso farà Giuseppe Conte che, pur prendendo atto del risultato negativo, sembra coltivare ancora il sogno di primazia nell'opposizione.
Lo si comprende bene leggendo le prime dichiarazioni a caldo di Conte: ''Come è giusto che sia, avvieremo una riflessione interna per cercare di approfondire le ragioni di questo risultato, che non era quello che ci aspettavamo. Posso garantire a tutti gli elettori che ci hanno votato che i nostri europarlamentari, nove o dieci, saranno coerenti rispetto agli impegni annunciati in campagna elettorale. Quindi saranno costruttori di pace, si batteranno ad ogni livello contro l'austerity, porteranno avanti le nostre battaglie contro la corruzione, per un'Europa più verde, sociale e inclusiva. Il nostro impegno politico non marca alcuna battuta d'arresto, anzi lavoreremo più di prima sul piano interno per l'alternativa a questo governo".
Parole che, in stretto politichese, sembrano non volere dire nulla, a cominciare dallo svelare quale sarà la famiglia europea cui i Cinque Stelle chiederanno ospitalità.