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Sicilia, Schifani fa fuori la Dc: giunta verso un reset

- di: Marta Giannoni
 
Sicilia, Schifani fa fuori la Dc: giunta verso un reset
Sicilia, Schifani fa fuori la Dc: giunta verso un reset
Il presidente revoca le deleghe ai due assessori dello scudocrociato. Maggioranza in fibrillazione, richieste di azzeramento e settimana calda sul fronte giudiziario: si avvicinano gli interrogatori. Il governatore parla di “responsabilità” e si tiene ad interim Famiglia e Funzione pubblica.

La Democrazia cristiana esce dall’esecutivo regionale: Renato Schifani ha tolto le deleghe agli assessori Nuccia Albano e Andrea Messina, chiudendo una fase segnata da tensioni politiche e da un’inchiesta che ha scosso l’isola. Il governatore si è preso ad interim le competenze su Famiglia e Funzione pubblica, aprendo un cantiere politico che investe numeri, equilibri e prospettive della coalizione.

Cosa è successo

La decisione arriva dopo giorni di pressione sul governo regionale, con il dibattito concentrato sulle ricadute del caso giudiziario e su alcune scelte ritenute politicamente inopportune. Il nodo non riguarda profili penali degli assessori estromessi, ma la credibilità dell’istituzione e la necessità di un segnale rapido. Schifani lo definisce un passaggio obbligato: “Un atto di responsabilità politica e morale, per tutelare la credibilità delle istituzioni e il rispetto dei siciliani”, sottolinea il presidente.

La partita politica

Il terremoto coinvolge l’intera maggioranza. Nel centrodestra, le ultime ore hanno visto crescere la richiesta di rimettere mano alla squadra, fino alla proposta di azzeramento della giunta e di ripartenza su basi nuove. La mossa del presidente anticipa un rimpasto che potrebbe ridefinire pesi e deleghe e riportare l’architettura del governo regionale più vicina all’assetto nazionale della coalizione.

Le ombre sulle consulenze

Tra i fattori che hanno alimentato lo scontro politico figurano anche incarichi consulenziali finiti al centro del dibattito, assegnati a dirigenti di partito mentre ricoprivano ruoli interni. Il caso ha contribuito a scaldare gli animi in Aula e nei partiti, accelerando la richiesta di una discontinuità netta.

Le prossime mosse della giustizia

La settimana che si apre è decisiva sul fronte giudiziario: sono calendarizzati gli interrogatori davanti al gip relativi alle posizioni più esposte dell’indagine. La politica, intanto, corre ai ripari. “In momenti come questo, chi rappresenta i cittadini deve saper anteporre il bene collettivo a ogni altra considerazione”, ribadisce Schifani, rivendicando la scelta come segnale di trasparenza.

Le reazioni e il rischio numeri

Nel perimetro della coalizione non mancano le reazioni forti. C’è chi spinge per profili tecnici di alto livello e un patto di legislatura rinnovato su poche priorità: sanità, fondi europei e grandi opere. Sullo sfondo il tema dei numeri in Assemblea: l’uscita della Dc dalla squadra di governo obbliga a verificare la tenuta della maggioranza nelle prossime votazioni.

La contro-narrazione degli indagati

Dall’altro lato, arrivano smentite e controrepliche da esponenti coinvolti nell’inchiesta, che parlano di accuse infondate e rivendicano la volontà di chiarire ogni aspetto. C’è chi definisce la vicenda un “errore giudiziario” e chiede di evitare processi mediatici, affidandosi alle sedi competenti.

Cosa cambia da domani

Nell’immediato, la priorità è garantire continuità amministrativa sulle deleghe scoperte e rassicurare partner istituzionali e categorie economiche. Nel medio periodo, la vera partita si gioca su rimpasto, programma e metodo: selezione delle competenze, controllo dei conflitti di interesse e una nuova grammatica della trasparenza nei gangli decisionali della Regione. L’uscita della Dc dalla giunta non è solo una scelta emergenziale: è il primo capitolo di una ricomposizione politica che investirà l’ultimo tratto della legislatura.

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