Tra spread positivo e reticenze interne, la coalizione di governo si confronta sulle banche, le pensioni e le tasse in vista della manovra.
L’ultimo atto della politica italiana si è consumato a Rimini, nell’affollato scenario del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha lanciato un segnale implicito ma pungente: “Devono ora restituire benefici concreti alle famiglie”, un richiamo definito “piccolo pizzicotto”, ha detto Giorgetti.
Taiani spegne l’entusiasmo: niente blitz né “pizzicotti” accusatori
Il giorno successivo, Antonio Tajani ha risposto con piglio deciso: “Nessun blitz. Non servono pizzicotti: le banche sono imprese e vanno affrontate con il dialogo”, ha detto dal palco del Meeting. Proseguendo, ha aggiunto: “Attaccare le banche equivalrebbe a minare il sistema industriale e imprenditoriale italiano”, ha aggiunto Tajani.
Il contesto politico e le tensioni interne
L’apertura di Giorgetti riflette la crescente pressione per una politica economica che produca risultati tangibili: lo spread in calo e il miglioramento del rating, benché “ufficiale” e “percepito” siano ancora disallineati, avrebbero prodotto benefici economici da riversare su imprese e famiglie.
Ma il messaggio di Tajani — edotto dalle esperienze passate, come la controversia sugli “extraprofitti” — è chiaro: “Le banche devono pagare le tasse, ma senza operazioni strane o coercitive”, ha ribadito Tajani.
Dall’altra parte, la Lega pensa alle pensioni e al fisco
Contemporaneamente, sul fronte previdenziale, spunta l’ipotesi di sterilizzare l’aumento automatico dell’età pensionabile nel 2027, grazie a un accordo tra il sottosegretario Claudio Durigon (Lega) e Giorgetti.
La Lega sembra inoltre preparata a lasciare da parte la quota 103, considerata “non ottimale”, preferendo invece spingere sul secondo pilastro, rafforzando la previdenza complementare e il Tfr, anche nella sua versione “fermo all’Inps”, per garantire pensioni più robuste.
Sul fronte fiscale, Durigon “rilancia la rottamazione delle cartelle”, stimando un costo tra 2 e 3 miliardi, “ma i conti si faranno”, ha precisato Durigon.
Si affianca poi l’idea di Forza Italia (supportata anche da FdI) di tagliare l’aliquota Irpef dal 36% al 33% fino a 60.000 €. Marco Osnato (FdI) l’ha definita “un obiettivo realizzabile”, con l’avvertimento che “gli obiettivi sono condivisibili, ma vanno inseriti nel quadrante temporale della legislatura”, ha detto Osnato.
Un quadro frastagliato: dialogo, veti e tattiche in vista della manovra
Insomma, la manovra finanziaria — ancora non ufficialmente aperta — è già un terreno di scontro e mediazione. Giorgetti vuole segnali visibili, le altre anime della coalizione — soprattutto FI — difendono il sistema bancario da attacchi troppo bruschi. I dossier aperti — dai “pizzicotti” bancari alle pensioni, verso la rottamazione e le imposte — rivelano una manovra che si annuncia vivace, ma attorno alla quale si muovono una molteplicità di sensibilità e veti interni.
In pillole
- Giorgetti ha evocato un “pizzicotto” alle banche per far confluire risparmi verso famiglie e imprese.
- Tajani ha stoppato il messaggio: niente blitz, serve dialogo con il sistema bancario.
- La Lega procede sul fronte pensioni e fisco, proponendo soluzioni alternative alla quota 103.
- Il quadro è ancora fluido: molte idee sembrano condivisibili “nella legislatura”, ma l’equilibrio è fragile.