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Parole da bar, incidente con Macron: FI corregge Salvini

- di: Jole Rosati
 
Parole da bar, incidente con Macron: FI corregge Salvini
Parole da bar: FI corregge Salvini dopo lo scontro con Macron
Bufera diplomatica dopo l’attacco del leader leghista al presidente francese. Da FI arriva un richiamo secco: “La politica estera spetta a Meloni e Tajani”. L’opposizione parla di pagina imbarazzante e chiede alla premier di dissociarsi.

(Foto: il vicepremier e ministro, Matteo Salvini).

Parole da bar, incidente con Macron: FI corregge Salvini

Un vicepremier che parla come al bancone di un bar, un presidente francese insultato, un Paese costretto a giustificarsi con un alleato. L’ennesima uscita di Matteo Salvini non è stata una gaffe, ma un vero e proprio incidente diplomatico che ha costretto l’Italia sulla difensiva. A Parigi non hanno gradito: l’ambasciatore italiano è stato convocato dall’Eliseo, una mossa che certifica la gravità della situazione.

La bordata di Salvini e lo scontro con Parigi

Salvini ha scelto il suo registro preferito: la polemica sguaiata. Le parole rivolte a Emmanuel Macron – che da mesi sostiene la necessità di discutere in Europa il tema della sicurezza comune e dell’Ucraina – sono suonate come un insulto personale e istituzionale. La Lega, invece di fare marcia indietro, ha cercato di scaricare la colpa sulla Francia. Ha dichiarato il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo: “Se Macron smentisce di aver invitato soldati europei a combattere in Ucraina, problema chiuso”, aggiungendo: “Non servono eserciti e bazooka europei, lasciamo lavorare Trump per la pace”. Un modo per tentare di chiudere la vicenda, ma con toni che hanno aggravato l’imbarazzo.

La risposta feroce dell’opposizione

Le reazioni politiche sono state immediate e durissime.

Enrico Borghi (Italia Viva) ha parlato di “pagina imbarazzante per l’Italia”, ricordando che Meloni a Bruxelles predica unità europea accanto a Macron, ma a Roma lascia campo libero agli insulti del suo vice.

Angelo Bonelli (AVS) ha definito le parole di Salvini “volgari” e “non adeguate al ruolo di vicepremier”: “Meloni dovrebbe censurare il suo vice, non può fingere di nulla”, ha affermato.

Sandro Gozi (Renew Europe) ha bollato il silenzio di Meloni come “grave e incomprensibile”, ricordando che solo due mesi fa, il 3 giugno 2025, Macron era stato a Roma per rilanciare il Trattato del Quirinale: “Tacere equivale ad avallare”, ha scritto.

Carlo Calenda (Azione) ha ironizzato: “Salvini parla come se fosse al bar dello sport. Non si può governare un Paese con questo linguaggio”, ha detto.

Benedetto Della Vedova (+Europa) è stato ancora più netto: “O Meloni sconfessa Salvini o fa suo l’attacco a Macron. Non ci sono vie di mezzo”, ha scandito.

Il boomerang leghista

Il tentativo di trasformare la vicenda in un braccio di ferro con Parigi ha avuto l’effetto opposto. Osvaldo Napoli (Azione) ha accusato Romeo di aver “aggravato la situazione” e parlato di “linea del delirio ampiamente superata”. Insomma, per l’opposizione la Lega non solo ha insultato la Francia, ma ha pure alzato il tiro.

Forza Italia prende le distanze

Nella maggioranza, la voce più netta è arrivata da Forza Italia. Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale e responsabile Esteri, ha chiarito: “La politica estera italiana spetta al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri. Restiamo alleati della Francia, lo saremo ancora di più in questa fase delicata”.

Non è la prima volta che gli azzurri devono correre ai ripari. Già il 22 marzo 2025 Antonio Tajani aveva gelato Salvini dopo una telefonata “non concordata” con il vicepresidente Usa JD Vance, ricordando che “la politica estera la fanno Meloni e il ministro degli Esteri, quelle sono le posizioni ufficiali del governo”.

Un problema strutturale

Il nodo è chiaro: Salvini, abituato alla propaganda permanente, non riesce a separare la sua voglia di comizio dal ruolo istituzionale che ricopre. Ma un vicepremier non può permettersi frasi “da bar dello sport”, perché il prezzo lo paga l’Italia intera.

La lezione che Meloni non dà

A questo punto la questione non riguarda più soltanto Salvini. Giorgia Meloni non ha ancora preso le distanze ufficialmente. Il suo silenzio viene letto da più parti come un implicito avallo. Ma l’Italia, già segnata da tensioni con l’America di Trump e alle prese con l’incertezza europea, non può permettersi di presentarsi come un partner instabile, inaffidabile e diviso.

Parole da bar, danni da Stato

Il caso Macron non è una semplice polemica interna: è un incidente che rischia di pesare sulle relazioni bilaterali e sulla credibilità internazionale dell’Italia. In diplomazia, le parole contano. E quelle di Salvini, stavolta, hanno fatto male.

L’impressione è che Forza Italia abbia dovuto rimettere ordine ricordando i ruoli istituzionali. Ma la domanda resta: quanto a lungo la premier potrà tollerare che un suo vice trasformi la politica estera italiana in una rissa da bar?

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