"Brain rot": il declino mentale nell’era digitale, parola dell'anno per Oxford
- di: Barbara Leone
È “brain rot” la parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford Dictionary, un termine che ben rappresenta il nostro rapporto complesso con l’era digitale. Tradotto letteralmente come “marcescenza del cervello”, il termine descrive quel senso di degrado mentale o intellettuale provocato dall’assunzione eccessiva di contenuti spesso superficiali, tipici dei social media e delle piattaforme digitali. In un contesto dove l’intrattenimento rapido e frammentato domina le giornate di milioni di persone, “brain rot” incarna l’essenza di un fenomeno sociale sempre più diffuso, diventando simbolo dell’epoca contemporanea.
"Brain rot": il declino mentale nell’era digitale, parola dell'anno per Oxford
Pur essendo un’espressione con radici storiche (venne utilizzata per la prima volta nel 1854 da Henry David Thoreau nel suo celebre Walden), oggi “brain rot” ha trovato una nuova vita e una nuova rilevanza, questa volta nell’ambito digitale. Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages, ha sottolineato come il termine rifletta una crescente consapevolezza collettiva: “Brain rot cattura il dibattito culturale sul nostro rapporto con la tecnologia e il modo in cui influenza la nostra cognizione. Non è sorprendente che così tante persone abbiano votato per questa espressione”, ha sottolineato. Non si tratta soltanto di una critica all’uso smodato dei social media, ma di un campanello d’allarme sui rischi cognitivi connessi. L’incessante bombardamento di immagini, video e messaggi dal ritmo vorticoso può lasciare una sensazione di stordimento mentale e di vuoto intellettuale, minando la capacità di concentrazione e il pensiero critico. Il successo di “brain rot” è legato soprattutto alle Generazioni Z e Alpha, che hanno contribuito alla sua popolarità attraverso piattaforme come TikTok. Sulla piattaforma, il termine è associato a video surreali e meme ironici, come squali che nuotano nel cielo o personaggi umanizzati da situazioni grottesche. Per molti giovani, “brain rot” rappresenta quasi un momento di pausa mentale necessario per affrontare le pressioni quotidiane. Frasi come “Non riesco a superare la settimana senza almeno un giorno di brain rot” sono diventate una sorta di manifesto generazionale, che racconta sia la necessità di evasione che l’abitudine a cercare rifugio nel digitale.
Accanto a “brain rot”, l’Oxford Dictionary ha portato alla ribalta altri termini significativi che riflettono lo spirito del tempo: demure, sinonimo di riservatezza e atteggiamento discreto, popolarizzato dai trend sui social; dynamic pricing, che descrive il modello di prezzi variabili per eventi e servizi, come i concerti degli Oasis; lore, che celebra l’interesse per la costruzione di mondi narrativi complessi, tipico della narrativa fantasy; romantasy, una fusione di romanzi romantici e fantasy che sta conquistando il pubblico; e slop, termine critico per indicare contenuti digitali di scarsa qualità generati dall’intelligenza artificiale.
Tra questi termini, “slop” merita un approfondimento. Derivato dall’inglese “immondizia”, si riferisce ai contenuti creati automaticamente dall’intelligenza artificiale senza intervento umano, con l’unico scopo di generare profitti attraverso clic e visualizzazioni. A differenza di strumenti IA progettati per migliorare la vita degli utenti, come i chatbot o gli assistenti personali, lo “slop” include materiali privi di valore reale. Esempi riportati dal Guardian mostrano quanto il fenomeno sia diffuso: articoli che promuovono mense per i poveri come attrazioni turistiche, libri su Amazon con suggerimenti pericolosi e meme assurdi che saturano i social media. Questa produzione di massa di contenuti di bassa qualità è incentivata da un’economia digitale che privilegia la quantità rispetto alla qualità, creando una “discarica” culturale che rischia di sopraffare i lettori e gli spettatori.
Negli anni precedenti, le parole dell’anno scelte dall’Oxford Dictionary hanno raccontato altrettanti aspetti della nostra società in evoluzione. Nel 2023, il termine scelto era stato “rizz”, legato al fascino nel flirtare, mentre nel 2022 “goblin mode” aveva celebrato un atteggiamento anticonformista e rilassato. Con “brain rot”, il 2024 ci invita a riflettere non solo sul nostro rapporto con il digitale, ma anche sull’importanza di proteggere la salute mentale e la capacità di pensiero critico. In un mondo sempre più connesso, forse è arrivato il momento di disconnettersi, almeno un po’, per preservare quello spazio interiore che rende l’essere umano davvero libero.