Metalli preziosi in corsa record, greggio e gas rallentano tra diplomazia e clima.
Fine 2025 da montagne russe per le materie prime. Da una parte l’oro e l’intero comparto dei metalli preziosi, trascinati da tensioni geopolitiche e ricerca di beni rifugio. Dall’altra il petrolio, frenato dai segnali di disgelo diplomatico e da una domanda meno tonica, mentre il gas naturale europeo scivola ai minimi dell’anno.
L’oro corre e riscrive i record
Il metallo giallo ha chiuso l’anno con un’accelerazione che ha sorpreso anche gli operatori più ottimisti. Dal primo gennaio le quotazioni sono salite di oltre il 70%, con una progressione costante fino all’autunno e un vero sprint negli ultimi tre mesi. A ridosso delle festività l’oro ha superato la soglia psicologica dei 4.500 dollari l’oncia, segnando nuovi massimi storici.
Secondo diversi strategist internazionali, il rally è alimentato da un mix esplosivo: instabilità geopolitica, timori inflattivi di medio periodo e acquisti delle banche centrali. «L’oro è tornato a essere l’assicurazione globale contro l’incertezza», osserva un analista di una primaria banca d’investimento europea in un report.
Argento, platino e palladio: non solo oro
Il movimento non riguarda solo l’oro. L’argento ha toccato livelli che non si vedevano dal 2011, con un rialzo annuo superiore al 150%. Dinamica simile per platino e palladio, sostenuti sia dalla domanda industriale sia dall’effetto trascinamento dei preziosi.
Anche i metalli industriali mostrano segnali di forza: stagno e rame guidano i rialzi, mentre l’alluminio cresce a ritmo più contenuto. Il filo conduttore resta la percezione di rischio globale e la volontà degli investitori di diversificare.
Petrolio sotto pressione tra diplomazia e domanda
Scenario opposto per il greggio. Il Wti e il Brent chiudono l’anno in calo a doppia cifra, riportandosi su livelli già visti nella primavera 2024 e, prima ancora, nel 2021. Le quotazioni hanno accelerato al ribasso dopo le notizie di contatti diplomatici legati al conflitto in Ucraina.
Gli analisti collegano il movimento alle aspettative di un possibile rientro graduale del petrolio russo sui mercati internazionali. «Ogni segnale di allentamento delle tensioni riduce il premio di rischio incorporato nei prezzi», spiegano da una società di trading energetico con sede a Londra (nota di mercato).
Gas europeo: prezzi in calo, ma l’inverno incombe
Sul fronte energetico europeo spicca il crollo del gas naturale sulla piazza di Amsterdam. Dall’inizio dell’anno i prezzi si sono ridotti di oltre il 40%, grazie a forniture regolari di Gnl, flussi stabili dalla Norvegia e a una domanda asiatica meno aggressiva.
Il freddo in arrivo sulle principali capitali europee potrebbe però cambiare le carte in tavola. Le temperature sotto zero aumentano il fabbisogno, anche se le chiusure festive limitano i consumi industriali. Gli operatori restano prudenti, pronti a reagire a eventuali colpi di scena climatici.
Geopolitica e mercati: un equilibrio fragile
Alla base di queste dinamiche c’è un equilibrio estremamente delicato. Le tensioni tra Stati Uniti e Venezuela, i colloqui legati alla guerra in Ucraina e la volatilità tipica di fine anno creano movimenti rapidi e spesso amplificati. I mercati, più che mai, reagiscono alle aspettative.
«Il 2026 si apre con uno scenario bifronte: rifugi in ascesa, energia sotto osservazione», sintetizza un commentatore finanziario italiano in un’analisI.