Ofi Invest AM: Mentre gli USA volano, l'Europa fa ancora fatica

- di: Ombretta Signori, Macroeconomic Research and Strategy di Ofi Invest AM
 

L’economia globale in questo primo semestre ha tenuto meglio del previsto, grazie soprattutto alla straordinaria resilienza mostrata dagli Stati Uniti; il tutto nonostante un balzo post-pandemia cinese più contenuto di quanto ci si aspettasse.

Infatti, mentre i consumatori cinesi continuano a mostrare incertezza sul futuro, quelli americani hanno tenuto fede alla loro intenzione di spendere, soprattutto in ambito servizi. Questa robusta ripresa dei consumi negli USA è stata certamente guidata dai risparmi che si sono accumulati negli anni del Covid-19, ma oggi riteniamo che abbiano contribuito anche i solidi introiti da salari, le varie misure attuate per adattare i redditi delle famiglie al costo della vita e un mercato del lavoro ancora molto rigido.

Ofi Invest AM: Mentre gli USA volano, l'Europa fa ancora fatica

 

Stando alle ultime stime, la crescita degli Stati Uniti nel primo trimestre avrebbe perfino superato le precedenti aspettative (+2% su base annua), come diretta conseguenza di una maggiore domanda di servizi e di un maggiore contributo al commercio internazionale. Inoltre, gli ultimi dati sembrano confermare una crescita del 2% anche nella seconda metà dell’anno, scacciando così molte delle preoccupazioni circa una recessione nel breve periodo e suggerendo una crescita dell’economia americana tra l’1,5% e il 2% nel 2023.

 

Passando alla politica monetaria, gli effetti della contrazione di quest’ultima sono stati modesti fino a oggi. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che il tasso d’interesse Fed Funds era dell’1% a maggio 2022 e che la storia ci insegna che occorrono circa 18 mesi prima che la policy di una banca centrale venga completamente trasmessa e recepita. Ciò significa che gli effetti dei rialzi per 425 punti base complessivi saranno avvertiti appieno all’inizio del prossimo anno, soprattutto nei campi del credito e degli investimenti societari.

 

Anche l’inflazione generale ha iniziato a divenire più gestibile, soprattutto grazie al costo minore dell’energia e al rallentamento del segmento dei beni. Questo processo di disinflazione dovrebbe proseguire nel corso di quest’anno grazie anche ai prezzi dei generi alimentari e degli affitti (una componente che rappresenta circa un terzo della spesa dei consumatori americani. Tutto questo ci porta a sostenere che presto l’inflazione scenderà al di sotto del 4%, anche se la componente core si manterrà verosimilmente alta. Ciò è dovuto soprattutto ai servizi, che verosimilmente saranno gli ultimi a registrare una decrescita significativa dell’inflazione, in quanto sono il comparto in cui i salari hanno il peso maggiore, essendo molto legati all’andamento degli stipendi e, di conseguenza, al mercato del lavoro molto rigido degli USA.

 

Infine, considerando che la domanda interna risulta ancora robusta, la possibilità che la paventata interruzione della politica monetaria aggressiva della Fed abbia luogo nel prossimo autunno è quantomai alta. Su questo fronte, noi di Ofi Invest AM ci aspettiamo un ultimo rialzo di 25 punti base a luglio. Tuttavia, è bene chiarire che, nonostante quanto detto, riteniamo che non ci siano ancora le condizioni per un taglio dei tassi d’interesse.

 

Per quanto riguarda l’Area Euro, qui la crescita economica si è rivelata più debole rispetto a quella degli Stati Uniti, a causa della flessione dei consumi pubblici e privati che hanno generato la sostanziale stagnazione degli ultimi mesi. Le nostre previsioni dicono che lo scenario più ottimistico per l’Eurozona vedono una crescita stabile per il secondo semestre, ma quello più verosimile descrive una situazione incerta, a causa di forze che hanno effetti contrastanti sull’economia. Da un lato si trovano la normalizzazione dei prezzi dell’energia, una ripresa del lato dell’offerta e un processo ancora in corso di normalizzazione dei salari ai livelli dell’inflazione (anche questa in calo); dall’altro, si hanno gli effetti degli ultimi rialzi dei tassi d’interesse e la fine del tetto ai prezzi dell’energia.

 

I motivi per cui l’inflazione sta scendendo in Europa sono gli stessi visti per gli Stati Uniti e anche in questo caso prevediamo che nei prossimi mesi questa scenderà al di sotto del 4%, sostenuta dalla componente energetica già descritta e dai prezzi contenuti nel manifatturiero e dei generi alimentari. Ecco perché, esattamente come ha fatto la Fed, anche la Banca Centrale Europea ha rivolto la sua attenzione all’inflazione core e, soprattutto, alla componente servizi, spinta dall’aumento dei salari e dalla forza del mercato del lavoro. L’istituto di Francoforte ha già comunicato ai mercati la sua intenzione di portare i tassi d’interesse al 3,75% nel mese di luglio, senza escludere la possibilità di arrivare al 4% a settembre. Questa decisione è dovuta al fatto che l’inflazione dell’Area Euro si è dimostrata più resiliente di quella USA e, inoltre, non si hanno ancora segnali che indichino una flessione marcata della componente core.

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