Evasione giù di 26 miliardi in quattro anni, queste le ragioni del calo

- di: Alessio Capacci (Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica)
 

La Commissione di tecnici nominata dal Ministero dell’Economia e Finanze ha recentemente stimato che l’evasione fiscale e contributiva è scesa di 26 miliardi di euro in soli 4 anni, passando da 108,4 miliardi nel 2017 a 82,4 nel 2021 (gli ultimi dati disponibili), per effetto soprattutto del calo dell’evasione dell’IVA (ridottasi a causa dell’introduzione di varie misure, tra cui la fatturazione elettronica). Anche se in diminuzione, l’evasione resta alta, in particolare quella relativa all’imposta sul reddito da lavoro autonomo e impresa, per la quale nel 2021 solo un terzo dell’Irpef dovuta sarebbe stata versata.

LE RAGIONI DEL CALO DELL’EVASIONE FISCALE

Il calo dell’evasione negli ultimi anni è dovuto all’introduzione di politiche mirate sia a rendere più efficienti i sistemi di controllo sia a incentivare i contribuenti a far emergere i redditi non dichiarati.

Per l’IVA, tre sono le principali misure che hanno aiutato: l’introduzione dello “split payment”, diventato operativo nel 2015, cioè quel meccanismo che si applica nei rapporti tra la Pubblica amministrazione e i suoi fornitori e che prevede che l’ente pubblico acquirente versi direttamente l’IVA al posto del venditore (spostando così l’onere del versamento sul soggetto considerato “più affidabile”); la graduale estensione nel corso del tempo a settori quali l’edilizia e il commercio di prodotti petroliferi ed energetici del” reverse charge” per transazioni tra imprese, cioè del meccanismo per cui l’obbligo di versare l’imposta è trasferito dal venditore all’acquirente (eliminando così la possibilità di detrazione d’imposta da parte di quest’ultimo anche in caso di mancato versamento dell’IVA); l’introduzione nel 2018-2019 della fatturazione elettronica, che comporta la trasmissione immediata delle operazioni di fatturazione con il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate, consentendo una maggiore capacità di verifica delle transazioni e una riduzione degli oneri a carico delle parti coinvolte.

Secondo la relazione Mef, il calo dell’evasione per l’Irpef da lavoro autonomo  sarebbe stato determinato dall’innalzamento della soglia dei ricavi richiesta per accedere al regime forfettario (la cosiddetta “flat tax” per le partite IVA), che avrebbe incentivato i contribuenti a dichiarare il loro reddito effettivo, tassato a un’aliquota più bassa.

La Relazione peraltro non chiarisce se l’effetto netto della riduzione di questa parte dell’evasione sulle entrate sia stato positivo: la minore evasione potrebbe essere stata compensata dalla minore aliquota applicata sui nuovi entranti nel forfettario.

Per le locazioni, il calo dell’evasione sembra essere dovuto all’introduzione nel 2011 della “cedolare secca”, regime che consente di pagare un’unica aliquota del 21% (10% per il canone concordato) sul reddito generato dall’affitto di un immobile residenziale. La cedolare secca avrebbe infatti incentivato i proprietari a dichiarare i canoni non dichiarati per poter beneficiare della tassazione agevolata rispetto al regime ordinario (riferito alle aliquote Irpef). Secondo uno studio contenuto nella Relazione 2022 del Mef, la cedolare secca ha sì ridotto l’evasione sugli affitti, ma questo effetto non è bastato a compensare le minori entrate derivanti dalla riduzione dell’aliquota.

Altre misure che potrebbero aver contribuito al calo dell’evasione, come l’abbassamento della soglia del contante per incentivare i cittadini a usare maggiormente le transazioni elettroniche (più facili da tracciare) e l’inserimento nella bolletta elettrica del canone Rai.

Hanno certamente contribuito anche le più intense ed efficaci attività di riscossione (nel 2023 l’Agenzia delle Entrate ha fissato un nuovo record di recupero dell’evasione fiscale pari a 24,7 miliardi di euro, il 22% in più rispetto al 2022), così come la maggiore cooperazione fra diversi enti e agenzie pubbliche.

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