NYT accusa Apple: "Troppo accondiscendente con Pechino su dati protetti"

- di: Brian Green
 
La prima bordata (cui ne sono seguite delle altre, soprattutto da parte di organizzazioni non governative di tutela dei diritti umani) è partita dalle colonne del New York Times che, in una inchiesta, ha accusato Apple, senza tanti giri di parole, di essere troppo conciliante con il governo di Pechino in materia di protezione di dati personali sensibili. L'accusa del quotidiano newyorchese è troppo circonstanziata per essere ritenuta solo una critica, sostenendo che il produttore dell' iPhone mette in pericolo la riservatezza dei dati personali dei suoi clienti conservandoli sul territorio cinese e, quindi, di conseguenza, aiutando ''la censura del governo nella versione cinese del suo store di applicazioni App Store".

La risposta dell'azienda non si è fatta attendere e, in una presa di posizione ufficiale, Apple ha sostenuto, in riferimento all'inchiesta del NYT, che "la maggior parte delle informazioni in questo articolo si basa su informazioni incomplete, errate o obsolete". Ma le Ong di difesa dei diritti umani hanno replicato accusando l'azienda di tenere un doppio profilo su una questione molto delicata.
Tra le Ong in prima fila nella delicata querelle c'è Human Rights Watch che, con Yaqiu Wang, ha detto che "queste rivelazioni ridicolizzano l'immagine del 'cavaliere bianco' della privacy di Apple". Da parte sua Nicholas Bequelin, di Amnesty International, sostenuto che a suo giudizio è oltraggioso per Apple "drappeggiarsi nei valori dei diritti umani come segno di distinzione, data la posizione in cui l'azienda sceglie di rimanere nei confronti della Cina", citando la "partecipazione alla censura e il fatto che i dati degli utenti cinesi siano così vulnerabili all'intervento dello Stato".

Apple applica una legge del 2016, quella sulla "sicurezza informatica della Repubblica di Cina", il cui testo impone alle aziende di archiviare i dati degli utenti del Paese sul territorio cinese. Quindi email, messaggi, agende o foto che i clienti cinesi di Apple - come fano gli utenti in ogni altro Paese- salvano sul servizio iCloud. Questi, secondo quanto ha sostenuto il New York Times, sono ospitati su server controllati da una società statale cinese, Guizhou-Cloud Big Data (GCBD).
Apple ci ha comunque tenuto a ribadire di rispettare la legge e quindi di non ''scendere a compromessi sulla sicurezza degli utenti: manteniamo il controllo sulle chiavi di crittografia dei dati dei nostri utenti". In ogni caso, si sottolinea da parte di Apple, non ci sono prove che lo Stato cinese abbia accesso diretto ai dati crittografati. Ma, il "controllo fisico" dei server da parte del governo cinese è una "minaccia fondamentale", secondo Yaqiu Wang.
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