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Starmer, William e Lula: il triangolo verde di Belem

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Starmer, William e Lula: il triangolo verde di Belem

Un principe, un premier e un presidente nel cuore dell’Amazzonia.
A Belem, alla Cop30, si è consumata una delle immagini più curiose — e forse più politiche — del vertice sul clima: Keir Starmer, premier britannico, e il principe William insieme al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, per un incontro a tre che ha voluto incarnare l’idea di un “nuovo multilateralismo climatico”.

Starmer, William e Lula: il triangolo verde di Belem

Downing Street ha parlato di “colloquio cordiale e ambizioso”, in cui i tre leader hanno espresso “comune soddisfazione per l’esito del vertice, evento storico nel cuore dell’Amazzonia”, ribadendo la necessità di restare ambiziosi “nella lotta contro il cambiamento climatico”.
Dietro la diplomazia delle formule, però, si muove qualcosa di più profondo: la ricostruzione del dialogo fra Nord e Sud del mondo, un tema su cui il governo laburista britannico punta per ridisegnare la propria immagine internazionale.

La strana coppia verde: il principe e il premier

Non capita spesso di vedere insieme un premier socialista e l’erede al trono, eppure Starmer e William, in questo caso, parlavano la stessa lingua: quella dell’impegno ambientale come politica globale.
William, a Belem, ha rappresentato suo padre Carlo III, da sempre attivista e pioniero dell’ambientalismo reale, e nel suo intervento ha chiesto ai leader mondiali di “guardare al futuro con coraggio e responsabilità”.
Starmer, più cauto nei toni, ha scelto di insistere sulla cooperazione multilaterale, spiegando che la sfida climatica “non può essere vinta in isolamento, ma solo costruendo ponti”.

La doppia presenza — il volto istituzionale e quello simbolico della monarchia britannica — ha dato alla delegazione del Regno Unito una doppia forza: la concretezza della politica e il fascino della tradizione.

Lula, il presidente dell’Amazzonia
Lula, padrone di casa e voce del Sud globale, ha accolto i due britannici con la sua solita miscela di calore e pragmatismo.
La Cop30, ospitata in Amazzonia, è stata per lui una vetrina planetaria: il tentativo di presentare il Brasile non solo come custode del “polmone verde” del pianeta, ma come leader del dialogo climatico fra le economie emergenti e quelle industrializzate.

Il presidente brasiliano ha rilanciato la visione di una “transizione verde giusta e inclusiva”, dove la tutela ambientale non diventi ostacolo allo sviluppo, ma motore di una nuova crescita sostenibile.
E con Starmer ha condiviso la convinzione che la cooperazione internazionale sia oggi la sola via possibile: “nessun Paese può salvarsi da solo”, hanno convenuto.

Il peso delle assenze
Il vertice di Belem, celebrato come “storico”, ha tuttavia mostrato crepe nella partecipazione globale.
Assenze pesanti — a cominciare da quella del presidente americano Donald Trump, tornato a Washington con la sua agenda anti-regolatoria — hanno reso evidente quanto il fronte climatico sia oggi più fragile che mai.
In questo vuoto di leadership, l’immagine del principe William e di Lula che si stringono la mano è apparsa come un gesto simbolico: la continuità della causa climatica oltre le ideologie, oltre le stagioni politiche.

Starmer, nel suo intervento, non ha cercato applausi facili: ha parlato di “pragmatismo verde”, della necessità di un’economia che non sacrifichi il lavoro ma nemmeno la Terra.
Un discorso realistico, forse meno ispirato del tono accorato di William, ma più adatto a un premier che vuole ridare al Regno Unito un ruolo di equilibrio fra Europa e mondo anglosassone.

Dialoghi separati, visione comune
Dopo l’incontro a tre, Starmer ha avuto un faccia a faccia privato con Lula, definito da Downing Street “positivo e costruttivo”.
Sul tavolo, oltre ai temi ambientali, anche i rapporti bilaterali e le tensioni globali.
Il premier britannico ha chiesto l’aiuto di Lula per “far cessare la guerra illegale della Russia in Ucraina”, mentre il leader brasiliano ha insistito sulla necessità di un “nuovo equilibrio mondiale” e di un G20 più rappresentativo.

Starmer ha poi incontrato la premier di Barbados, Mia Mottley, alla quale ha promesso aiuti per affrontare i danni causati dall’uragano Melissa: un gesto che riafferma la volontà di Londra di essere attore credibile della solidarietà climatica verso i Paesi più vulnerabili.

La nuova frontiera del realismo verde
La giornata di Belem, nelle sue immagini e nei suoi simboli, ha riassunto la metamorfosi della politica ambientale: meno ideologica, più strategica.
Starmer cerca di coniugare ambizione ecologica e crescita economica, William rappresenta il volto etico del Regno Unito, Lula incarna la speranza di un Sud del mondo che vuole contare davvero.

Tre visioni diverse, unite dalla consapevolezza che la crisi climatica è ormai la vera geopolitica del XXI secolo.
E che, per quanto fragili, le alleanze verdi — come quella che a Belem ha riunito un principe, un premier e un ex operaio diventato presidente — restano l’unica bussola possibile nel caos globale.

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