Post-lockdown, ripartenza lenta per le attività commerciali. FIPE: "Dimezzati gli introiti"

 
Le riaperture arrivate per gli esercizi commerciali dopo la fine del lockdown in Italia hanno dato una boccata d'ossigeno a chiunque gestisca un'attività che di fatto è stata costretta alla chiusura per mesi dalle misure governative per contenere il contagio da Coronavirus.

Come prevedibile però, gli affari per i pubblici esercizi stanno faticando a tornare ai livelli pre-pandemia come dimostrato da un'indagine condotta dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi in queste settimane.

L'inchiesta riguarda 406 attività a cui è stato chiesto di fare un bilancio di questo periodo e se la valutazione degli imprenditori migliora di settimana in settimana, la mole degli affari risulta più che dimezzata con un calo degli introiti che si aggira attorno al 53%. Dato che inevitabilmente va a toccare anche il lato dell'occupazione, con solamente 3 imprese su 10 che sono tornate a lavorare con lo stesso numero di dipendenti rispetto al pre-Covid-19 e il 31,5% che ne utilizza meno della metà.

La situazione viene perfettamente fotografata dal Vicepresidente Vicario di FIPE, Aldo Cursano: "Se il fatturato cala di più della metà, nessuna impresa potrà andare avanti a lungo senza una solida capacità finanziaria o sostegno dal lato dei costi. È per questo che continuiamo a richiedere interventi che vadano a migliorare costi di locazione, IMU, del lavoro e le scadenze fiscali. Tutto in attesa che la domanda per i commercianti torni quasi ai livelli precedenti in modo da potersi finanziare autonomamente".

Questo calo va a toccare in particolare le aziende di ristorazione (il 94,9% dei bar e l'89,4% dei ristoranti hanno riaperto, con il 2% il 3,3% che invece hanno deciso di restare ancora chiusi a lungo e la restante percentuale che sta lavorando per tornare) e Coldiretti ha calcolato l'ammontare della perdita del settore nell'ultimo trimestre a un miliardo di euro per i mancati acquisti
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