La città "Smart"? Le strategie per il rilancio dopo il Coronavirus

- di: Francesco Alessandria
 
architettura applicata alle costruzioni, quindi alle componenti fisiche della città, da sempre ha utilizzato la tecnica per migliorare “il prodotto” e offrire innovazione. La più plastica applicazione ha trovato sperimentazione nei cosiddetti intelligent building degli anni 80 e poi, più recentemente, nelle smart cities che rappresentano la vera innovazione in termini di architettura e urbanistica applicate alla città contemporanea.

Si riteneva, inoltre, che l’11 settembre 2001, avesse creato una sorta di psicosi del grattacielo e che i nuovi interventi dovessero essere spalmati sul territorio. Invece assistiamo ad un boom edilizio su scala planetaria dalla Cina a Londra da Mosca a New York dal Kazakhstan agli Emirati Arabi senza precedenti. Questi grandi laboratori urbani, si noti bene, sono prevalentemente nei Paesi dove le limitazioni vincolistiche di tutela ambientale e paesaggistica non hanno ancora raggiunto un livello di consapevolezza tale da raccomandare più cautela.
Si constata sino alla fine del 2019 un gigantesco cantiere ai quattro angoli del pianeta frutto della globalizzazione.

L’evoluzione della smart city intesa, quindi quale non sommatoria di intelligent building, in urbanistica e architettura, viene generalmente definita come “un insieme di strategie di progettazione architettonica e pianificazione urbanistica, innovative, tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici” da mettere in relazione con le infrastrutture materiali delle città, con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita. Tutto ciò deve avvenire attraverso “l’utilizzo e l’applicazione delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica”. Oggi, nel momento in cui il coronavirus sta mettendo in ginocchio le economie mondiali, e di esse le prime ad essere messe in discussione sono proprio le città, in quanto produttori di ricchezza, cosa si profila?

Il governo sta tentando in questi momenti, di grande difficoltà, di incidere con una serie di provvedimenti emergenziali. Tra questi ancora il tema della città è affrontato ancora in modo marginale. Ma certamente a breve bisognerà porre attenzione alle necessarie ed urgenti misure di natura strategica.
Le politiche per lo sviluppo urbano richiedono, quindi oggi una rimodulazione della visione strategica di lungo termine della pianificazione, che deve ormai necessariamente sostanziarsi e articolarsi in obiettivi specifici ed operativi e che attraverso più programmi parziali e finalizzati nel rispetto delle varie declinazioni del tessuto socio- economico- urbano siano diretti progressivamente a realizzarla. Sarebbe, dunque, utile introdurre nelle previsioni dei prossimi provvedimenti di legge, alcune misure iniziali per l’attuazione del programma per le Città . In particolare, si ritiene necessario porre attenzione a ciò che persegua la finalità della sostenibilità socio economico ambientale.

I temi su cui porre attenzione possono essere sintetizzati in:
1) un approccio igienista (sanificazione e riduzione densità tessuto edilizio-urbano),
2) un approccio di branding territoriale (ri-ambientazione - inverdimento del tessuto socio-urbano e produttivo).
Potrebbe essere ipotizzato di includere i capoluoghi di provincia e le rimanenti città tra 50.000 e 200.000 abitanti, in cui far destinare una parte dei fondi residui e non ancora impegnati derivanti:
- dalla programmazione europea 2014/20;
- dalla legge n. 190/2014 (piano aree urbane e degradate - previa ricognizione di ciò che non potrà essere utilizzato in quanto non impegnato o non più necessario al beneficiario);
- legge n. 208/15 (programma periferie - previa ricognizione di ciò che non potrà essere utilizzato in quanto non impegnato o non più necessario al beneficiario);
- dalla programmazione europea 2021/27.

Ciò per finanziare specifici piani/progetti urbanistici che contemplino interventi puntuali e di carattere locale laddove maggiori sono le criticità che perseguano l’approccio igienista e di rinverdimento urbano. Per quanto attiene il tema di sviluppo di interventi urbani puntuali si delinea un approccio igienista che evoca alla memoria gli interventi della seconda metà dell’800 a Napoli. Allora, una epidemia di colera impose azioni finalizzate al risanamento della città ed il varo della legge per il risanamento della città di Napoli1.
Oggi si può mutuare un’azione analoga nell’enunciazione ma attuale nei contenuti , con progetti urbani. Gli interventi dovranno essere finalizzati alla riambientazione ed alla riduzione della densità.

La riambientazione dovrà riguardare il verde urbano mentre la riduzione della densità dovra contemplare nuovi modelli dell’abitare le città. In relazione al tema del branding territoriale si sottolinea che lo stesso è connesso alla capacità di attuare politiche ispirate al brand che abbiano un principio strategico da cui muovere e far riferimento. Decidere, quindi, cosa si vuole essere è un adempimento propedeutico al progetto di branding per una identità competitiva che le città hanno. In questo scenario di rilancio del progetto urbano il promotore del progetto di city branding è la politica che rappresenta gli interessi collettivi. E chi potrebbe essere se non essa?
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