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La tassa da 250 $ sul visto: un ostacolo per il turismo Usa

- di: Matteo Borrelli
 
La tassa da 250 $ sul visto: un ostacolo per il turismo Usa
Usa, tassa sul visto da 250$: impatto sul turismo internazionale
Un balzello che rischia di frenare la ripresa dei visitatori internazionali, proprio mentre eventi globali inseguono l’America.

L’aggiunta che fa discutere (e innalzare i conti)

A partire dal 1° ottobre 2025, entra in vigore una nuova “visa integrity fee” da 250 $ applicata ai richiedenti visti non-immigranti. Il supplemento porta il costo complessivo fino a 442 $, fra i più alti al mondo, e nasce con l’obiettivo dichiarato di finanziare controlli e scoraggiare gli over-stay.

La logica è semplice: più controlli e più oneri a carico del visitatore, con la promessa di un rimborso condizionato in caso di pieno rispetto delle regole del visto. Ma proprio la condizionalità rende la misura uno scoraggiatore, soprattutto per le fasce di reddito medio-basse e per chi viaggia per studio o affari con budget compressi.

Quando i numeri raccontano la verità

Nell’estate 2025 gli arrivi internazionali negli Stati Uniti hanno segnato un −3,1% su base annua a luglio, a quota 19,2 milioni, quinto mese consecutivo in calo. Un dato che smentisce le previsioni formulate a fine 2024 su una crescita a doppia cifra. In parallelo, la spesa dei visitatori stranieri si prepara a scendere sotto 169 miliardi di dollari, dopo i 181 miliardi dell’anno precedente.

Si è dunque incrinata la narrazione della “ripartenza inevitabile”: l’introduzione di costi e adempimenti aggiuntivi aumenta l’attrito in un momento in cui il settore avrebbe bisogno dell’esatto opposto.

A chi pesa di più? i “campioni” diventano vittime

Il paradosso è evidente. Nel 2025 alcuni mercati erano tornati a spingere: Messico (fino a +14% a maggio), Argentina (+20%), Brasile (+4,6%), mentre l’America Centrale segnava un lieve progresso e l’Europa Occidentale faticava. La nuova tassa rischia di erodere proprio questi punti di forza, colpendo i Paesi non esenti da visto che avevano alimentato la resilienza dei flussi.

Più fragile il quadro in Cina, con arrivi ancora ben sotto i livelli pre-pandemia, e in India, dove il calo degli studenti ha pesato sulle cifre complessive: segmenti che risentono maggiormente di oneri e tempi d’attesa.

Frasi da dietro le quinte (commenti che pesano)

“Any friction we add to the traveler experience is going to cut travel volumes by some amount… As the summer ends this will become a more pressing issue”, ha dichiarato Gabe Rizzi, presidente di Altour.

“The U.S. has always been selective about its visitors. If your financial standing isn’t up to par, getting a visa is tough anyway”, osserva Su Shu, fondatore della cinese Moment Travel.

“Travelers have expressed concern around reciprocal fees that may be imposed in the coming months”, avverte James Kitchen, agente di viaggi e proprietario di Seas 2 Day & Travel.

Il contesto cui si aggiunge questa tassa

La “visa integrity fee” non vive nel vuoto. È accompagnata da un programma pilota di cauzioni fino a 15.000 $ per alcune categorie di visti turistici e di lavoro e da proposte per limitare la durata dei visti per studenti, scambi culturali e media. È un pacchetto che alza barriere economiche e burocratiche, con l’effetto di raffreddare la domanda potenziale.

Prospettiva critica: timing e conseguenze

Tutto ciò accade mentre gli Stati Uniti si preparano a ospitare la Coppa del Mondo FIFA 2026 e le Olimpiadi di Los Angeles 2028. Il timing è quantomeno discutibile: il messaggio che filtra non è quello di un Paese che si apre, ma di un sistema che si irrigidisce proprio quando avrebbe più da guadagnare dall’accoglienza e dalla semplicità d’accesso.

Come ha sintetizzato un analista del settore, si tratta di un “passo indietro duraturo” destinato a dispiegarsi nel tempo, perché le decisioni di viaggio si formano su percezioni e passaparola almeno quanto su prezzi e disponibilità.

I punti salienti

Il visto non-immigrante può costare fino a 442 $ dal 1° ottobre. Secondo: il comparto mostra segnali di indebolimento su arrivi e spesa. Terzo: i mercati che avevano sorretto la ripresa sono anche i più esposti. Quarto: l’inasprimento del quadro regolatorio alimenta l’idea di barriera. Quinto: il calendario dei grandi eventi avrebbe richiesto l’esatto contrario.

Un Paese che vuole riaprire le sue porte rischia di socchiuderle, con una tassa che suona più come un campanello d’allarme che come un invito.

 

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