Usa: la NFL rimuove causale razziale nella valutazione dei danni cerebrali

- di: Brian Green
 
Gli Stati Uniti, il Paese delle libertà, talvolta riservano delle sorprese sconcertanti. Come il fatto che la NFL(la potente lega che raggruppa le maggiori franchigie professionistiche di football americano, titolare di contratti televisivi ricchissimi) solo ieri si è impegnata a fermare l'uso della cosiddetta "regolazione razziale" - che presumeva che i giocatori di colore avessero un funzionamento cognitivo inferiore rispetto a quello di atleti di altra estrazione etnica - nella liquidazione delle richieste di riconoscimento di lesioni cerebrali (i contenziosi ammontano ad un valore complessivo di oltre un miliardo di dollari), provocate dalla pratica di questo sport di contatto.

E, quindi, di rivedere le valutazioni basate su un qualsiasi potenziale pregiudizio basato sulla razza. Questa ''regolazione razziale'' aveva, come primo effetto pratico, quello di rendere difficile, per gli atleti neri che chiedevano un risarcimento per lesioni di gioco, ottenere il relativo riconoscimento. La classificazione si rifà a standard elaborati negli anni '90, nella speranza di offrire un trattamento più appropriato agli ex giocatori affetti da demenza, ed è stata sin da subito oggetto di critiche da parte dei legali degli atleti neri.

La decisione dell'NFL è arrivata dopo che il giudice distrettuale superiore degli Stati Uniti, Anita B.Brody, cui si era rivolta una coppia di giocatori di colore, ha chiesto un rapporto sulla questione. Ma i giocatori neri in attività o già ritiratisi nutrono molti dubbi che alle parole la Lega faccia seguire dei fatti.
Di queste perplessità si è fatto portavoce Ken Jenkins, ex running back della NFL (ha giocato con quelli che erano al tempo i Washington Redskin, con i Philadelphia Eagles e i Detroit Lions), che non ha mai avuto problemi cognitivi legati allo sport praticato. "Le parole costano poco. Vediamo cosa fanno", ha detto Jenkins (che ora lavora nel campo delle assicurazioni), la cui moglie, Amy Lewis, ha avviato la petizione per conto di giocatori della NFL alle prese con problemi cognitivi.

La NFL ha osservato che le norme sono state sviluppate in medicina "per fermare i pregiudizi nei test, non per perpetrarli". Sia la Lega che i legali dei giocatori che hanno investito della vicenda il giudice distrettuale hanno affermato che la pratica non è mai stata obbligatoria, ma lasciata alla discrezione dei medici che prendono parte al programma di insediamento.

Più di 2.000 ex giocatori dell'NFL hanno presentato richieste di riconoscimento di demenza provocata dall'esercizio sportivo, ma finora meno di 600 hanno ricevuto premi assicurativi, secondo il rapporto più recente. Più della metà di tutti i pensionati della NFL sono neri, secondo gli avvocati coinvolti nel contenzioso. I premi finora sono stati in media 516.000 dollari per i 379 giocatori con accertata demenza in fase iniziale e 715.000 per i 207 giocatori con demenza moderata.
I pensionati possono anche chiedere risarcimenti per il morbo di Alzheimer e poche altre diagnosi.
L'accordo ha posto fine a migliaia di cause legali che accusavano la NFL di nascondere ciò che sapeva sul legame tra commozioni cerebrali e lesioni cerebrali traumatiche.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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