L’uragano Melissa ha travolto l’est dell’isola lasciando strade allagate, case distrutte e un’economia che barcolla. Tra Granma, Río Cauto e Cauto Embarcadero, la vita quotidiana scorre tra detriti e silenzi. E mentre il governo tenta di ricostruire, il turismo – linfa vitale per Cuba – crolla del 20%, aggravando la crisi.
Danni, blackout e fame di aiuti
Melissa è arrivata con venti a oltre 190 km/h, piogge torrenziali e fiumi esondati. Il Cauto ha travolto ponti e campi coltivati, rendendo inaccessibili interi villaggi. Oltre 75.000 persone risultano ancora sfollate, mentre 8.400 abitazioni sono state gravemente danneggiate. L’elettricità va e viene, le linee telefoniche restano instabili e i danni alle coltivazioni superano i 7.500 ettari.
Il presidente Miguel Díaz-Canel si è recato nei luoghi più colpiti, cercando di dare fiducia a una popolazione esausta. “Ho ascoltato le insoddisfazioni e le richieste d’aiuto. Dobbiamo metterci nei panni dell’altro”, ha dichiarato, promettendo che “Cuba si rialzerà”. Ma tra gli sfollati cresce la sfiducia: troppe promesse, pochi risultati visibili.
Turismo in caduta libera
Il crollo degli arrivi internazionali è l’altra grande ferita. Nei primi nove mesi del 2025 Cuba ha accolto 1.366.720 visitatori, in calo del 20,5% rispetto all’anno precedente. A settembre sono arrivati solo 106.748 turisti, contro i 135.985 di agosto. L’obiettivo governativo di 2,6 milioni di visitatori entro l’anno appare ormai irraggiungibile.
Dopo il record del 2018 con 4,6 milioni di presenze, l’isola non è più riuscita a riprendersi. Solo l’Argentina mostra un piccolo incremento (+7%), mentre Germania (-43,5%), Russia (-37,2%), Spagna (-27,1%), Francia (-23,8%) e Stati Uniti (-19,6%) segnano forti contrazioni.
Blackout, voli ridotti e sanzioni
Le cause del declino sono molteplici: blackout diffusi, carenza di carburante, difficoltà logistiche e la perdurante stretta economica statunitense. A questo si aggiungono i danni del ciclone, che hanno colpito zone turistiche e infrastrutture strategiche, rallentando la ripresa dei voli e la riapertura degli hotel.
Il turismo rappresenta la principale fonte di valuta estera per Cuba e il suo crollo rischia di trascinare con sé l’intero sistema economico, già messo in ginocchio da anni di crisi energetica e inflazione.
Granma, l’epicentro della rinascita
Nella provincia di Granma, dove il ciclone ha lasciato i segni più profondi, la popolazione si è organizzata per la ricostruzione. Le comunità rurali chiedono trasparenza nella gestione degli aiuti, accesso all’acqua potabile e il ripristino dei servizi sanitari. I contadini sperano in sementi e micro-crediti per non perdere l’intera stagione agricola.
Le autorità hanno promesso una mappatura capillare dei danni e la ripresa delle reti elettriche entro la fine dell’anno. Ma la sfida è enorme: senza materiali e carburante, anche le ruspe restano ferme.
Economia sotto pressione
Il governo ha attivato squadre di emergenza per reti, strade e ponti, ma mancano i fondi e i flussi di valuta estera si assottigliano. Il turismo in crisi colpisce anche il settore alimentare e i trasporti, riducendo le entrate e la disponibilità di prodotti di base. Gli esperti temono che, senza un’inversione di tendenza, la crisi possa diventare strutturale.
Gli economisti locali avvertono che la combinazione tra danni climatici e crollo turistico potrebbe generare un effetto domino sul lavoro e sui prezzi interni. “La ricostruzione non può reggersi solo sulla propaganda”, commenta un docente universitario all’Avana. “Servono riforme reali e investimenti esteri credibili”.
La promessa di Díaz-Canel
Nel suo discorso conclusivo a Granma, il presidente ha provato a rilanciare la fiducia. “Abbiamo il dovere di rialzarci e ricostruire ogni casa, ogni scuola, ogni sogno infranto”, ha detto davanti ai volontari. Ma il consenso politico, in un’isola provata da mesi di blackout e scarsità, si erode. La rinascita, per ora, resta una speranza.
Prossime sfide
- Ripristino delle infrastrutture e delle linee elettriche nelle aree rurali.
- Sostegno immediato al turismo e alle imprese locali in crisi.
- Programmi di credito agricolo per evitare il collasso produttivo.
- Rafforzamento dei trasporti interni e delle connessioni aeree.
- Piano nazionale di prevenzione per i futuri eventi climatici estremi.
L’isola è sospesa tra promesse e macerie. Dopo Melissa e con il turismo in caduta libera, Cuba affronta l’ennesima sfida della sua storia: resistere per sopravvivere.