Newlat acquista Princes per 700 milioni di sterline: quando l’Antitrust diventa una benedizione

- di: Barbara Bizzarri
 

Se le regole antitrust troppo restrittive possono diventare per certi imprenditori una croce (vedi Ferragni), oppure rappresentare un ostacolo alla creazione di “campioni europei”, per un imprenditore come Angelo Mastrolia, invece, l’Antitrust è stata una benedizione: “Grazie al fatto che nel 2008 l’autorità impose alla Parmalat di cedere la controllata Newlat ho potuto creare un polo alimentare tutto italiano”. Mastrolia infatti è il presidente di Newlat Food, gruppo quotato in Borsa noto per i marchi Giglio, Del Verde, Polenghi Lombardo, che ha appena comprato per 700 milioni di sterline il 100% di Princes Limited, azienda fondata a Liverpool nel 1880.

Newlat acquista Princes: quando l’Antitrust diventa una benedizione

L’operazione dovrebbe arrivare al closing entro la fine di luglio ed è stata finanziata da un pool di banche con 300 milioni, il resto invece è stato coperto con disponibilità di cassa e, per 50 milioni, con la cessione di azioni a Mitsubishi Corporation, precedente proprietario di Princes, che diventerà azionista della società con una quota del 21 per cento.

“Non capita spesso che a fare queste operazioni siano italiani e oggi sono molto orgoglioso di questo, anche se abbiamo deciso di dare il nome inglese alla nuova realtà: lo dobbiamo alla loro storia e alla speciale relazione che la Princes ha da sempre con gli Stati Uniti, mercato di sbocco per noi rilevante”, dice Mastrolia. Dall’aggregazione è sorta la New Princes Group, multinazionale a trazione tricolore con 2,8 miliardi di fatturato e l’obiettivo di raggiungere 5 miliardi entro il 2030. 

Non male per chi è partito da un inizio tutto in salita: nel 2008, Parmalat usciva dal grande crac generato dalla gestione di Calisto Tanzi e cercava di recuperare sotto la guida del commissario straordinario Enrico Bondi, ma aveva un perimetro troppo ampio secondo i parametri antitrust. Bondi fu chiamato dall’Autorità del settore per sentirsi notificare la richiesta di vendita “urgente” della Newlat, pena una multa di 20 milioni di euro. In precedenza Tanzi, nel tentativo di mettersi in regola con le quote di mercato del latte, aveva simulato la cessione della Newlat a terzi ma, scoperto l’inganno, l’Antitrust, nonostante quella della cessione di alcuni asset non fosse esattamente la priorità della Parmalat che aveva altri grattacapi da gestire, tornava da Bondi intimandogli di procedere con la cessione a patto che l’acquirente fosse un imprenditore del settore.

Quindi, la Newlat fu ceduta per un 1 euro a Mastrolia che ricevette anche un ‘tesoretto’ di 8 milioni per rilanciare il polo del latte nato a Reggio Emilia: “Questa storia è documentata nei minimi dettagli nei bollettini dell’Antitrust che tutti possono consultare - dice l’imprenditore -. Mi sono rimboccato le maniche e in tredici o quattordici anni ho fatto crescere la società soprattutto attraverso acquisizioni di brand rinomati come lo storico stabilimento Buitoni di San Sepolcro. Oggi guardo al futuro, anche se rimpiango che la proprietà di un’azienda come la Parmalat sia poi finita in mani estere. Io e diversi altri imprenditori, eravamo una decina in tutto, a un certo punto fummo chiamati da Bondi e da alcune banche per cercare di mettere in piedi una cordata. Ma non fu possibile e la Parmalat fu venduta ai francesi, aveva in cassa 1,9 miliardi di liquidità, i proventi delle revocatorie con le banche d’affari americane che Bondi era riuscito a portare avanti. Ecco, quello è stato uno di quei momenti in cui il sistema Paese non ha proprio funzionato”. 

Però una parte di Parmalat che non rientrò in quella vendita, la Newlat appunto, si è sviluppata a livello internazionale mantenendo le radici in Italia.  L’operazione Princes, tra l’altro, è piaciuta al mercato e ieri il titolo Newlat ha guadagnato oltre il 10 per cento, mentre gli analisti di Intesa Sanpaolo hanno sottolineato come il nuovo Gruppo raddoppierà la sua offerta di prodotti “diventando una delle principali aziende multimarca nel settore alimentare in Europa” e come potrà diventare “un attore chiave” nell’industria alimentare negli Stati Uniti. Anche questa volta le Autorità Antitrust dovranno pronunciarsi, ma in Italia e in Europa si respira un'altra aria in tema di aggregazioni. Nel frattempo, la presidenza del Consiglio ha già fatto sapere che l’operazione Newlat-Princes non rientra nell’ambito di applicazione del golden power. 

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