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Netanyahu: “Operazione intensiva a Gaza City”. L’esodo dei civili e le tensioni internazionali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Netanyahu: “Operazione intensiva a Gaza City”. L’esodo dei civili e le tensioni internazionali

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto stamane di essere esentato dalla sua testimonianza in tribunale, motivando l’assenza con la “situazione cruciale” in corso a Gaza. “Abbiamo iniziato l’operazione intensiva a Gaza City, questa è una fase decisiva”, ha dichiarato.

Netanyahu: “Operazione intensiva a Gaza City”

Secondo i dati diffusi, il 40% della popolazione è già fuggito: oltre 350mila residenti hanno lasciato la città, con un flusso che si è intensificato durante la notte. Una dinamica che conferma come il conflitto sia entrato in una nuova fase, dove la pressione militare si intreccia con l’emergenza umanitaria.

L’avanzata militare
Il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (Idf) ha confermato l’avvio delle operazioni contro “i siti di Hamas” all’interno della città. Ai residenti è stato rivolto un messaggio diretto: lasciare le proprie case “il più rapidamente possibile”, spostandosi verso le aree considerate sicure, anche a piedi. Il ministro della Difesa Yoav Katz ha usato toni durissimi: “Gaza sta bruciando”. Parole che rendono evidente l’intenzione israeliana di colpire duramente le infrastrutture del movimento islamista, ma che al tempo stesso accentuano la percezione di una guerra che rischia di trasformarsi in un conflitto urbano di lunga durata.

Le preoccupazioni italiane

Il governo italiano ha espresso contrarietà all’offensiva. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che l’operazione rischia di tradursi in una nuova strage di civili: “Abbiamo già visto una carneficina in questi mesi”, ha affermato, ribadendo l’urgenza di trovare soluzioni politiche che evitino ulteriori sofferenze alla popolazione palestinese. Roma si posiziona così tra le capitali europee più critiche nei confronti dell’attuale strategia di Tel Aviv, cercando di bilanciare il riconoscimento del diritto alla difesa di Israele con la tutela dei civili.

L’emergenza umanitaria
I numeri dell’esodo sono impressionanti: quasi quattrocentomila persone in fuga, interi quartieri deserti, infrastrutture civili al collasso. Le organizzazioni internazionali avvertono che l’evacuazione massiccia di Gaza City potrebbe generare una crisi senza precedenti, con difficoltà di accesso ad acqua, elettricità e assistenza sanitaria. L’Onu stima che la popolazione sfollata rischi di ritrovarsi in aree già sature, aggravando le condizioni igieniche e alimentari.

Le implicazioni politiche
La decisione di Netanyahu di privilegiare la gestione della crisi militare rispetto all’impegno processuale riflette il peso crescente del conflitto sul piano interno. L’immagine del premier come leader di guerra prevale su quella dell’imputato, e questo potrebbe avere ripercussioni sul consenso politico. Tuttavia, l’intensificazione delle operazioni comporta anche rischi diplomatici. Le pressioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che chiedono moderazione e aperture a negoziati, potrebbero diventare più insistenti man mano che cresce il numero delle vittime civili.

Un conflitto senza uscita visibile

La nuova fase dell’offensiva israeliana contro Gaza mostra come il conflitto non sia destinato a concludersi rapidamente. L’operazione intensiva su Gaza City mira a piegare la capacità militare di Hamas, ma la storia dei conflitti urbani suggerisce tempi lunghi e costi elevati in termini di vite umane e stabilità regionale. Il monito del governo italiano rappresenta solo una delle voci critiche che si stanno moltiplicando in Europa e nel mondo arabo, mentre l’area mediterranea vive un’escalation che rischia di minare la sicurezza dell’intera regione.

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