Mps (che scopre un tesoretto da 3 mld) e Mediobanca: partita di alta finanza che divide il mercato

- di: Matteo Borrelli
 

Borse in fermento: la sfida tra Mps e Mediobanca si infiamma
Piazza Affari ha i riflettori puntati sull’accesa contesa tra Monte dei Paschi di Siena (Mps) e Mediobanca. Dopo la bocciatura dell’Offerta pubblica di scambio (Ops) avanzata a sorpresa da Mps, il mercato attende con trepidazione le prossime mosse, con il consiglio di amministrazione di Mediobanca pronto a riunirsi martedì per delineare la strategia di difesa contro un’operazione considerata ostile sin dal primo momento.
L’Ops, annunciata venerdì scorso, ha già prodotto effetti significativi sui mercati. Le azioni Mps hanno registrato una perdita del 6,9%, scendendo a 6,49 euro, mentre Mediobanca ha guadagnato un robusto +7,7%, portandosi a 16,47 euro. Il premio del 5% inizialmente prospettato da Mps si è trasformato rapidamente in uno sconto del 9,3%, evidenziando il divario tra il valore offerto e quello percepito dagli investitori. “A questi livelli di prezzo, l’offerta non è appetibile”, ha commentato un analista di settore che ha preferito restare anonimo.

Le carte di Mps: il tesoretto fiscale delle Dta

Mps, guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio (nella foto), punta su un elemento chiave per rafforzare la propria posizione: le imposte differite attive (Dta). Questo strumento fiscale è stato descritto da Lovaglio come un “contributo tangibile” per l’operazione di business combination con Mediobanca. Secondo il banchiere, le Dta genereranno capitale organico pari a 500 milioni di euro all’anno per sei anni, per un totale di 3 miliardi di euro.
Questo valore unico rappresenta un vantaggio significativo per gli azionisti del Monte e di Mediobanca, con un impatto pari a circa 1,2 miliardi di euro, ovvero il 10% del valore di mercato di Mediobanca”, ha spiegato Lovaglio durante una conference call.

Un rapporto complesso tra Mps e il fisco
La relazione tra Mps e lo Stato italiano rimane complessa e, talvolta, controversa. Dal salvataggio del 2017, quando il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha investito 5,4 miliardi di euro per acquisire il 68% della banca senese, il peso sul bilancio pubblico è stato significativo. Successivamente, nel 2021, un ulteriore aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro ha richiesto un nuovo impegno del Mef per 1,6 miliardi.
Nonostante le recenti privatizzazioni che hanno ridotto la partecipazione statale all’11,7%, restano ancora 4 miliardi di euro non recuperati. Nel frattempo, Mps ha ripreso a distribuire dividendi dopo 13 anni: 89 milioni di euro sono stati destinati al Tesoro nel 2024, una cifra che, però, ha inciso solo marginalmente sul debito complessivo.

La difesa di Mediobanca e le incognite future

Mediobanca non è rimasta a guardare. Domani martedì 28 gennaio il consiglio di amministrazione della banca milanese si riunirà per valutare nuove strategie di difesa e, secondo indiscrezioni, potrebbe nominare ulteriori advisor per fronteggiare l’assalto di Mps.
Gli analisti di mercato non escludono che l’operazione possa svilupparsi in più fasi. Mps potrebbe inizialmente puntare a una quota compresa tra il 45% e il 50% di Mediobanca, per poi incrementare progressivamente la propria partecipazione. La possibilità di raggiungere il 66,6% necessario per il delisting rimane aperta, ma appare complessa senza una revisione dell’offerta attuale.

Le reazioni politiche e il ruolo del governo
La mossa di Mps ha sollevato diverse critiche, soprattutto da parte delle opposizioni, che contestano l’uso di risorse pubbliche per operazioni considerate troppo rischiose. Tuttavia, il governo sembra sostenere l’iniziativa, intravedendo una possibile opportunità di consolidamento nel settore bancario italiano.
Il consolidamento bancario è un passo necessario per garantire maggiore competitività e stabilità al sistema finanziario del Paese”, ha dichiarato il sottosegretario al Tesoro, Giovanni Bianchi, in un'intervista.

Un match finanziario aperto
La partita tra Mps e Mediobanca è ancora in pieno svolgimento e il mercato seguirà con attenzione gli sviluppi delle prossime settimane. La complessità dell’operazione, unita agli interessi contrapposti degli attori coinvolti, rende difficile prevedere l’esito finale. La giornata di martedì potrebbe offrire nuovi spunti, con il cda di Mediobanca pronto a svelare le sue carte.


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