In scena nei maggiori teatri italiani fino ad aprile 2021, “Morte di un commesso viaggiatore” (Death of a Salesman, 1949), è l’opera drammaturgica più importante e nota di Arthur Miller, tradotta e rappresentata in tutto il mondo. È la visione del sogno americano che fallisce, un modo nuovo per la società americana di autorappresentarsi. Il merito di Miller è l’aver scorto il lato oscuro del sogno americano, fino a quel momento immune all’idea del fallimento. E’ senza alcun dubbio la Grande Commedia Americana, quella che negli Stati Uniti sentono come più autenticamente “Loro”. Grande successo a Broadway da sempre, l’ultima che ricordiamo è quella con la regia del grande Mike Nichols, interpretata da un indimenticabile Philip Seymour Hoffman. La storia racconta le vicende della vita di Willy Loman, dei suoi sogni di gloria illusori, dei suoi rapporti familiari conflittuali. È un uomo ossessionato dal successo, come impone la cultura della società americana oggi come ieri, improntata alla ricerca di esso attraverso i beni materiali. E così il protagonista punta tutto sul raggiungimento di un’idea di felicità completamente effimera e superficiale. Valori che trasmette ai suoi figli e dai quali verranno travolti. Il tema è l’impossibilità del protagonista di realizzarsi, perché come il paese giovane e impaziente in cui è nato, così anche lui pretende di avere il successo facile e veloce, senza alcun particolare talento se non quello di una spigliata parlantina. Purtroppo, trasmette questa tara anche ai figli, che, allevati al culto dell’apparenza, dell’essere sempre dei campioni, alla fine sono destinati al fallimento, soprattutto il maggiore Biff che deluso dal padre che ha scoperto essere accompagnato ad un’altra donna, rinuncia a seguire i corsi che gli avrebbero consentito l’accesso all’università. La particolarità di questa opera drammaturgica è anche nella forma: le scene brevi si aprono in più luoghi e anche il presente e il passato si alternano (la novità della narrazione teatrale fu tale che registi come Elia Kazan e Luchino Visconti per primi ne furono colpiti e si adoperarono a trovare soluzioni per una narrazione di tipo cinematografico). Con numerose prove di regia alle spalle, tra opera e prosa, questa volta è Leo Muscato ad affrontare la grande commedia americana, avvalendosi della traduzione di Masolino D’Amico e mettendo in scena un interprete d’eccezione come Alessandro Haber: già cimentatosi in “Morte di un commesso viaggiatore”, ma con il ruolo di Biff, ora per la prima volta sarà Willy Loman, e fornirà sicuramente al protagonista quella connotazione tra il grottesco e il drammatico propria della sua poetica d’attore.
Dopo il matrimonio
Misteri intriganti nel film diretto da Bart Freundlich “Dopo il matrimonio”(remake del film di Susan Bier del 2007) con due attrici eccezionali come Michelle Williams, interprete di Isabel che gestisce un orfanotrofio in India e trova in Julianne Moore, Theresa, una ricca benefattrice disposta a finanziarlo. Per assicurarsi il suo appoggio, Isabel accetta il suo invito a partecipare al matrimonio della figlia, nel quale però avrà una sgradevole sorpresa: il marito di Theresa è il suo amore del passato, questo incontro è stato un caso?
Gli anni più belli
Segna il ritorno alla regia di Gabriele Muccino con i suoi attori feticcio Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino e ancora Micaela Ramazzotti e Kim Rossi Stuart. “Gli anni più belli” è la storia di 4 amici e delle loro vite, sogni infranti e speranze un po’ tradite in un arco di tempo di 40 anni. A far da sfondo alle loro storie, una Italia degli anni ottanta in continuo cambiamento fino ai giorni attuali, con dinamiche che spesso si ripetono come nel cerchio della vita. La musica è firmata dal maestro Nicola Piovani, e immancabili i brani di Baglioni, tra cui un suo inedito. Promettente!