Il 20 gennaio 2025, alla cerimonia di insediamento di Donald Trump, il gotha della Silicon Valley e dell’alta finanza era in prima fila, sorridente e raggiante. Un nuovo inizio, una nuova opportunità di intrecciare affari e politica. Poi, la realtà ha bussato alla porta: nelle settimane successive, questi stessi miliardari hanno visto evaporare dalle loro casseforti digitali la modica cifra di 209 miliardi di dollari. Ah, il capitalismo sfrenato, che a volte gioca brutti scherzi anche ai suoi sacerdoti.
Elon Musk: il più colpito (e più sorpreso?)
Elon Musk (nella foto insieme a Trump), sempre pronto a pontificare su libertà di parola e grandi visioni, ha visto la sua fortuna sgonfiarsi come un pallone bucato. A dicembre 2024, il patron di Tesla era a quota 486 miliardi di dollari, un piccolo impero personale. Ora, dopo un bagno di realtà da 148 miliardi di dollari, è un po’ meno imperiale.
Cos’è successo? Forse il fatto che Tesla stia perdendo terreno in Cina e in Europa, mentre Musk continua a licenziare senza pietà e a twittare cose discutibili? Il Dipartimento per l’Efficienza del Governo lo sta monitorando, ma per ora la sua strategia sembra essere quella di continuare a fare ciò che gli riesce meglio: ignorare i problemi e guardare Marte.
Jeff Bezos: il miliardario che voleva giocare su due tavoli
Jeff Bezos, l’uomo che possiede Amazon e un giornale (combinazione curiosa), ha perso 29 miliardi di dollari. Eppure aveva provato a rimanere in buoni rapporti con la nuova amministrazione, congratulandosi con Trump e facendo scrivere editoriali più concilianti sul Washington Post. Ma la strategia del "sorridi e spera" non ha funzionato: Amazon è finita nel mirino della Casa Bianca e gli investitori non sono stati teneri con il suo titolo in borsa. Chissà se la prossima mossa sarà una donazione ancora più generosa all’inaugurazione del 2029.
Sergey Brin: il miliardario che cenava con Trump (ma non è servito)
Sergey Brin, co-fondatore di Google e un tempo paladino dei diritti dei migranti, ha deciso che forse era meglio ingraziarsi Trump. A dicembre era a cena con il presidente a Mar-a-Lago, ma il suo conto in banca non ha beneficiato del nuovo idillio: ha perso 22 miliardi di dollari. Il Dipartimento di Giustizia è ancora sulle tracce di Alphabet per questioni antitrust e, sorpresa, nemmeno un’amichevole cena con il presidente ha fermato la macchina burocratica.
Mark Zuckerberg e Bernard Arnault: perdite (quasi) trascurabili
Mark Zuckerberg e Bernard Arnault hanno perso”solo” 5 miliardi di dollari ciascuno. Zuckerberg sta cercando di vendere il metaverso al mondo (senza troppo successo), mentre Arnault deve fare i conti con il calo della domanda di beni di lusso. Certo, perdere qualche miliardo può infastidire, ma quando hai ancora decine di miliardi a disposizione, il problema diventa più filosofico che finanziario.
Il mercato non ama le incertezze (nemmeno quelle create da Trump)
Il crollo delle fortune di questi oligarchi riflette un mercato in subbuglio. L’indice S&P 500 è sceso del 6,4% dall’insediamento di Trump, e gli investitori stanno cominciando a domandarsi se il secondo mandato del tycoon sarà così amico del business come promesso. Nel frattempo, i miliardari si leccano le ferite e, probabilmente, studiano nuovi modi per giocare la prossima mano con il potere. Certo capitalismo è un gioco d’azzardo, dopotutto.