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La nuova regina d’Europa: Giorgia Meloni, tra pragmatismo e potere

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La nuova regina d’Europa: Giorgia Meloni, tra pragmatismo e potere
Giorgia Meloni è stata incoronata da Politico come la persona più potente d’Europa per il 2025, un titolo che suona come un monito più che un encomio. In una fase storica in cui l’Europa attraversa la sua ennesima crisi esistenziale, la premier italiana si è affermata come figura centrale, capace di gestire equilibri delicati tra Bruxelles, Washington e Roma, mantenendo intatto il suo stile: pragmatico, ideologico quando serve, e decisamente personalista.

La nuova regina d’Europa: Giorgia Meloni, tra pragmatismo e potere

L’Europa di oggi non è quella che poteva vantare una Merkel a Berlino e un Macron ancora giovane e visionario a Parigi. Oggi ci troviamo con una Germania esitante, incastrata in una transizione energetica complicata, e una Francia che non riesce a conciliare il ruolo di potenza globale con la crescente instabilità interna. È in questo vuoto che si è inserita Giorgia Meloni, sfruttando il pragmatismo e l’abilità retorica di chi sa adattarsi a ogni contesto.

Meloni ha scelto il compromesso: abbandonata la retorica più accesa contro Bruxelles, ha optato per una strategia di collaborazione selettiva, stringendo accordi sulla crisi migratoria e sostenendo l’Ucraina con una fermezza che ha spiazzato i detrattori. Tuttavia, resta il dubbio: questo approccio rappresenta un nuovo corso o solo un calcolo politico?

Il sostegno di Musk e Trump: un’alleanza transatlantica?

La scelta di Politico non è solo un riconoscimento al potere della Meloni, ma anche un segnale della trasformazione geopolitica in corso. Elon Musk, l’uomo che non si limita a colonizzare lo spazio ma tenta di ridefinire anche le dinamiche politiche, vede in lei una figura chiave per dialogare con l’Europa. Il suo sostegno, unito a quello del presidente eletto Donald Trump, la colloca al centro di una nuova rete di alleanze transatlantiche.

Ma questa vicinanza agli Stati Uniti può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. La rielezione di Trump promette di riaccendere tensioni con l’Ue, e Meloni dovrà scegliere se continuare a giocare il ruolo di mediatrice o schierarsi apertamente con Washington, rischiando di alienarsi i partner europei.

Il modello Meloni: tra retorica e azione

L’abilità di Meloni sta nel suo doppio registro: da un lato la retorica sovranista, che continua a soddisfare una parte del suo elettorato; dall’altro, un pragmatismo che le ha permesso di ottenere risultati concreti, come gli accordi con Tunisia e Mauritania. Il cosiddetto "modello Albania" è diventato un riferimento non solo per i leader di destra, ma anche per figure più moderate come Olaf Scholz.

Tuttavia, dietro i successi diplomatici, rimangono irrisolte molte delle fragilità italiane. L’economia del Paese continua a mostrare segni di stagnazione, e il consenso interno della Meloni potrebbe erodersi se non arriveranno risultati tangibili per i cittadini. La vera prova del suo potere sarà la capacità di bilanciare il protagonismo internazionale con le esigenze domestiche.

Conclusione: un’egemonia fragile

Essere proclamata “la più potente d’Europa” non è solo un onore, ma una responsabilità gravosa. Meloni si trova oggi a un bivio: consolidare la sua leadership giocando la carta del pragmatismo o rischiare tutto tornando alle sue radici ideologiche. Nel frattempo, l’Europa la osserva, tra ammirazione e diffidenza, chiedendosi se questa nuova regina saprà mantenere il suo trono o se sarà ricordata come un’ennesima meteora in un continente sempre più frammentato.

Per ora, il vento soffia a suo favore. Ma il vento, si sa, può cambiare.
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