Dalla fiducia al Senato agli stralci last minute: cosa c’è davvero nella legge di Bilancio.
(Foto: Aula del senato della Repubblica).
È arrivato dopo giorni e notti di trattative serrate, riscritture e retromarce il primo sì parlamentare alla
legge di Bilancio da 22 miliardi di euro. Il Senato ha approvato il testo con la fiducia al governo,
segnando un passaggio politicamente delicato e tecnicamente complesso, che ora apre la strada a un
esame blindato alla Camera.
A rivendicare il risultato è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che parla apertamente di
interventi su dossier considerati fino a poco tempo fa “quasi impossibili”. Un successo, rivendica il governo,
ottenuto però al prezzo di una manovra corretta in corsa per evitare rischi di incostituzionalità.
Norme saltate e retromarce dell’ultima ora
Il percorso non è stato lineare. A confermarlo è lo stesso vertice del Mef: alcune disposizioni sono state
stralciate a ridosso del voto per evitare rilievi formali. Tra queste, lo spoil system per le Authority
indipendenti e una norma contro il lavoro sottopagato, giudicate potenzialmente vulnerabili sul piano costituzionale.
La Commissione Bilancio del Senato ha certificato cinque esclusioni dal testo finale: dallo scudo per gli
imprenditori a specifiche norme sulle cosiddette sliding doors nella pubblica amministrazione,
passando per i magistrati fuori ruolo e alcune disposizioni sul personale Covip.
Clima politico rovente in Aula
Il voto di fiducia è stato accompagnato da un confronto politico durissimo. Le opposizioni hanno
rivendicato la battaglia condotta in Aula e fuori, arrivando a esporre cartelli contro il governo e la
presidente del Consiglio, accusata di incoerenza rispetto agli impegni presi.
Dai banchi della maggioranza, invece, il messaggio è stato compatto: la manovra viene definita
“seria, responsabile e affidabile”, in linea con l’impostazione complessiva della politica economica
dell’esecutivo.
Le tensioni nella maggioranza e il nodo pensioni
Non sono mancate frizioni interne, in particolare sul fronte delle pensioni. Le tensioni tra il ministro
dell’Economia e la Lega sono state al centro del dibattito politico, anche se i vertici del partito hanno
minimizzato parlando di normali dialettiche di governo.
In Aula, però, è arrivato un messaggio chiaro: “Serve più attenzione ai dettagli”. Un avvertimento
che fotografa un clima in cui le sorprese dell’ultima ora restano un rischio concreto, soprattutto in
provvedimenti complessi come la legge di Bilancio.
Opposizioni all’attacco: “Manovra senza visione”
Dal fronte delle minoranze il giudizio è netto. La manovra viene definita insufficiente,
priva di una strategia di lungo periodo e sbilanciata a danno delle fasce più deboli. C’è chi la descrive
come “senz’anima”, chi come “classista”, chi ancora come un’occasione mancata per imprimere una svolta
alla crescita.
Accuse respinte dalla maggioranza, che ribalta il quadro rivendicando la solidità dei conti pubblici e
la capacità di mantenere gli impegni europei.
Conti pubblici e deficit: le rassicurazioni del Mef
Sullo sfondo resta il nodo dei saldi. Il Ministero dell’Economia assicura che la
finanza pubblica è sotto controllo e che il deficit tornerà intorno alla soglia del
3% del Pil già nel 2025, secondo quanto indicato nel programma di emissioni.
Un messaggio rivolto ai mercati e alle istituzioni europee, mentre il Parlamento si prepara all’ultimo
passaggio di una manovra che, al di là delle cifre, ha già lasciato un segno profondo nel confronto politico.