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Lucchini vendono ancora a Mediobanca: tensione e strategie incrociate

- di: Jole Rosati
 
Lucchini vendono ancora a Mediobanca: tensione e strategie incrociate
Mediobanca: i Lucchini vendono ancora, tensione e strategie
Una mossa brillante o un passo falso? Tra vendite del patto e l’assalto di MPS, il risiko finanziario incrocia le famiglie storiche.

Vendite Lucchini, il patto scricchiola

Oggi 27 agosto 2025 è stata registrata un’altra cessione significativa di azioni Mediobanca da parte del patto storico, guidato dalle finanziarie della famiglia Lucchini. In particolare, Sinpar ha venduto 142.884 titoli e Gilpar 154.116, per un totale di circa 297.000 azioni. Il prezzo unitario di ciascuna transazione ha superato i 21,13 €, sopra la chiusura a 21,03 €.

Questa operazione conferma una tendenza già avviata: proprio all’avvio dell’Ops di MPS, il patto aveva ceduto 54.058 (Sinpar) e 69.379 (Gilpar) titoli, a prezzi intorno a 18,25 €. Anche il gruppo Gavio aveva alleggerito le proprie quote, evidenziando crescenti tensioni all’interno del patto di consultazione.

Il contesto più ampio: l’Ops di Mps e il fallimento della difesa interna

Queste vendite arrivano in un frangente critico: Mediobanca è al centro di un’offensiva di Monte dei Paschi di Siena (MPS) tramite una Offerta Pubblica di Scambio, aperta fino all’8 settembre 2025.

Intanto, il tentativo del Ceo Alberto Nagel di rafforzare Mediobanca attraverso l’acquisizione di Banca Generali — operazione pensata come scudo strategico all’offerta di MPS — è naufragato: azionisti chiave come le famiglie Del Vecchio (Delfin) e Caltagirone hanno votato contro o si sono astenuti, con un esito che ha visto circa il 35% a favore, il 10% contrario e un 32% di astensioni. Ciò ha eliminato un ostacolo rilevante all’avanzata di MPS.

Strategia a rischio efficienza

Nagel puntava a quella mossa per innalzare il valore del gruppo e disinnescare l’assalto di Siena, ma la sconfitta del voto ha spianato la strada a MPS per consolidare la propria offensiva. In aggiunta, le adesioni all’Ops rimangono contenute: circa il 19,43% al 27 agosto — ancora lontane dalla soglia minima necessaria per rendere l’offerta valida, benché il gap si stia progressivamente riducendo.

Tra realismo finanziario e logiche di potere

Le vendite di Lucchini e Gavio indicano un evidente scollamento interno: il patto di consultazione mostra segni di cedimento. Una discesa progressiva delle quote suggerisce che, per alcuni investitori, la logica finanziaria prevale ormai sulle alleanze storiche.

L’Ops di MPS, pur criticata da Mediobanca come “ostile e distruttiva di valore”, potrebbe trasformarsi in una realtà concreta qualora vengano rilanciati contanti, spingendo ulteriormente le adesioni in avanti, come ipotizza il mercato. La strategia di Nagel, una volta difensiva, pare ora intrappolata tra dinamiche politiche e intrighi di potere, con famiglie radicate nell’establishment italiano. 

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