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Londra celebra lo stile di Elisabetta II: una mostra sulla regina che ha vestito la storia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Londra celebra lo stile di Elisabetta II: una mostra sulla regina che ha vestito la storia

Elisabetta II non è stata soltanto una sovrana. È stata anche un’icona visiva, riconoscibile in tutto il mondo grazie a un linguaggio sartoriale unico. A Londra, una grande mostra ne ripercorre ora l’intera parabola, portando in scena decenni di abiti, cappelli, gioielli. Non semplici oggetti di moda, ma strumenti di comunicazione politica e culturale. Perché Elisabetta ha sempre usato lo stile come parte integrante del suo regno, trasformandolo in un codice universale che parlava a sudditi e capi di Stato.

Londra celebra lo stile di Elisabetta II: una mostra sulla regina che ha vestito la storia

Il percorso espositivo parte dal 1953, anno dell’incoronazione. L’abito realizzato da Norman Hartnell, con ricami che raffiguravano le nazioni del Commonwealth, fu il primo manifesto politico di una monarchia che voleva mostrarsi unita e moderna. Da lì in avanti ogni decennio ha segnato un cambiamento: gli anni Sessanta con colori più audaci, gli anni Settanta e Ottanta con linee più rigide e protocollari, fino agli ultimi anni di regno dominati da tailleur monocolore e cappelli coordinati. Scelte studiate nei minimi dettagli, pensate per permettere alla regina di essere sempre visibile anche tra folle oceaniche.

Moda come linguaggio politico
La mostra insiste su un concetto chiave: Elisabetta II ha trasformato il suo guardaroba in un linguaggio codificato. Il verde smeraldo diventava un messaggio di speranza, il giallo un richiamo alla vitalità, il blu un segnale di sobrietà istituzionale. Nulla era lasciato al caso. I suoi stilisti, spesso lontani dai riflettori, lavoravano per coniugare tradizione e messaggi diplomatici. Quando incontrava leader stranieri, i colori o i motivi degli abiti erano spesso un omaggio alla cultura ospitante. Una diplomazia silenziosa, ma efficace, che ha rafforzato l’immagine della monarchia come istituzione attenta e rispettosa.

Le collaborazioni con gli stilisti
Il racconto passa anche attraverso i grandi nomi che hanno cucito la storia insieme a lei. Norman Hartnell, Hardy Amies, Stewart Parvin: figure che hanno contribuito a dare continuità allo “stile Elisabetta”, pur adattandolo ai tempi. In mostra si trovano schizzi preparatori, campioni di tessuto, fotografie inedite delle prove. E una sezione speciale è dedicata ai gioielli: non ostentati, ma usati con sapienza, come simbolo della tradizione dinastica e della stabilità della Corona. Dalla tiara di diamanti ai fermagli a forma di fiore, ogni pezzo aveva un significato preciso.

Un patrimonio culturale
L’esposizione non è solo un omaggio nostalgico. È anche il riconoscimento di come lo stile di Elisabetta sia diventato patrimonio culturale collettivo. Gli abiti raccontano mutamenti sociali e politici: il passaggio dall’Impero al Commonwealth, l’emancipazione femminile, l’evoluzione della moda britannica. Per gli storici del costume, il guardaroba della regina è un archivio vivente che consente di leggere settant’anni di storia attraverso stoffe e cuciture.

Il pubblico e la memoria
A Londra i biglietti vanno esauriti in poche ore. I visitatori affollano le sale non solo per ammirare abiti unici, ma per rivivere momenti di vita collettiva: matrimoni reali, giubilei, visite di Stato. Ogni vestito diventa il tramite per un ricordo. C’è chi racconta di aver visto la regina durante un viaggio a Edimburgo, riconoscendola subito per il colore acceso del cappotto; chi rivede nell’abito rosa confetto indossato a Londra nel 2012 il simbolo di un Giubileo che unì il Paese. La mostra si trasforma così in un’esperienza emotiva, non solo visiva.

Una lezione per il presente
Il messaggio che esce dalle sale è chiaro: in un mondo dominato dall’immagine, Elisabetta II aveva intuito con largo anticipo che lo stile non è un dettaglio, ma sostanza del potere. Ogni scelta cromatica, ogni accessorio, ogni cucitura erano parte di una strategia di comunicazione. Oggi, mentre la politica e la diplomazia continuano a giocarsi anche sul terreno dell’estetica, la lezione della regina resta attuale. La moda può essere un linguaggio universale, capace di parlare più di mille discorsi. Londra, con questa mostra, lo ricorda al mondo intero.

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