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L'ultimo romanzo di Le Carré racconta il crepuscolo delle vecchie spie

- di: Diego Minuti
 
L'ultimo romanzo di Le Carré racconta il crepuscolo delle vecchie spie
''Silverview'' (edito in Gran Bretagna da Viking), romanzo postumo di John le Carré, morto lo scorso dicembre all'età di 89 anni, è stato accolto in Gran Bretagna con critiche che non sempre sono state concordi pur riconoscendogli profondità di analisi e geniali soluzioni per la definizione del profilo dei protagonisti.

"Silverview" è l'ultimo romanzo di John le Carré

Perché, se per taluni, è ''superbo'', per altri non raggiunge i picchi di tensione e suspense dei precedenti libri dello scrittore britannico. Questa mancanza di unanime consenso per il romanzo in un certo senso sorprende, perché le Carré è, per così, dire un brand per descrivere trame complesse eppure coinvolgenti, personaggi credibili, nonostante le circostanze in cui agiscono sono, per così dire, estreme.

John le Carré era il nome de plume di David Cornwell
, ex ufficiale dell'intelligence britannica, il cui campo d'azione nell'ambito delle operazioni dell'MI6, era la Germania della Guerra Fredda, quando Berlino divenne teatro di spericolate strategie spionistiche lungo il Muro che divideva in due la città.
Da agente dello spionaggio britannico a Bonn, nei primi anni '60, muoveva agenti come fossero pedine di una scacchiera, ma soprattutto era un maestro nello spiare, nel controllare, nell'intercettare, magari nel perquisire stanze e abitazioni senza che i proprietari se ne avvedessero.

Attività che lo hanno poi aiutato nel suo ''lavoro'' da romanziere (ha scritto 26 libri), dando credibilità alle sue storie. ''Silverview'' - l'unico romanzo completo rimasto inedito - è ambientato in una cittadina di mare nell'East Anglia ed ha come protagonista Julian Lawndsley, 33 anni, che, lasciatosi alle spalle un lavoro ben remunerato da agente di borsa nella City, ha scelto una vita più tranquilla come libraio nel Norfolk, cercando di allontanare da sé il peso della figura del padre, pastore anglicano, cacciato dal suo vicariato per uno scandalo sessuale. L'altro personaggio forte del romanzo è un emigrato polacco, Edward Arvon, dall'oscuro passato, che frequenta la libreria di Lawndsley, che si chiama ''Silverview'', il nome dato al romanzo.

Il dipanarsi del libro fa scoprire legami ormai dimenticati e inquietanti verità che costringono Lawndsley a fare i conti con l'ingombrante eredità morale del padre. Man mano che il romanzo si sviluppa, l'attenzione passa da Lawndsley a Arvon, il cui passato è un crogiuolo di ambiguità, doppiogiochismo, tradimenti, ma anche passioni.
Secondo alcuni critici britannici ''Silverview'' fa parte - e chiude - una sorta di trilogia con gli ultimi due romanzi di Le Carré, ''A Legacy of Spies'' (2017 - Un passato da spia, nell'edizione italiana) e ''Agent Running in the Field'' (2019 - La spia corre sul campo), che descrivono la "pura follia sanguinaria della Brexit".
Rispetto ai romanzi precedenti di Le Carré, ''Silverview'' è relativamente breve e riflette il cammino della Gran Bretagna post-imperiale e sulle sue ambizioni di restare al centro dello scacchiere politico mondiale nonostante un declino che è evidente a tutti, fuorché agli inglesi. Tra i personaggi-cardine del romanzo c'è anche anziano investigatore, Stewart Proctor, che indaga su Arvon e nel quale si intravedono i tratti caratteriali, disincantati e stanchi, di George Smiley, che lo scrittore ha eletto a emblema delle spie che cominciano ad interrogarsi sulle loro azioni. A Proctor le Carrè fa pronunciare una frase che traduce il pensiero dello scrittore sul declino del suo Paese e che sembra uscita dalla bocca di Smiley: "la povera Gran Bretagna sdentata e senza leader'' che ''sogna ancora la grandezza".
''Silverview'' conferma il tratto che ha fatto di Le Carré un simbolo delle spy stories: individuare il momento di crisi in cui un personaggio, solidamente ancorato ai suoi convincimenti ed alle sue certezze, perde la fede, politica o meno, accorgendosi del grigiore della sua vita.
L'ultimo romanzo di John le Carrè è forse quello in cui l'autore si spinge nelle riflessioni sulla morte e sul morire, da parte di chi, dopo una vita intesa e forse entusiasmante, comincia a guardarsi indietro ponendosi molti interrogativi.
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