Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in preda ad un vero e proprio delirio di onnipotenza ha incitato gli italiani alla “rivolta sociale”, contro chi e per che cosa non è dato sapere. Come nei cortei degli anni ‘70 si urlava “ribellarsi è ora, ribellarsi è giusto”, così il novello Che Guevara, fuori tempo massimo, sprona il popolo alla rivolta. Un popolo che non saprebbe neanche come raggiungere i luoghi della rivolta, visto che lo stesso Landini ha indetto, in contemporanea al suo grido di battaglia, lo sciopero generale dei trasporti.
Landini e la "rivolta sociale", il retroscena di un delirio
Dicono che l’obiettivo finale di Landini sia la segreteria del Partito Democratico e tutto fa brodo per conquistare visibilità da spendere in un partito che è alla canna del gas, in cerca di un leader capace di riaccendere l’antica fiamma rivoluzionaria. Elly Schlein è, ormai, all’ultimo giro di giostra, la tremenda scoppola elettorale in Liguria ha accentuato le lotte interne che lei non è più in grado di sedare. Ecco, dunque, che prende corpo la fantasia di Landini di ergersi a comandante in capo del Pd per farlo tornare agli antichi fasti berlingueriani.
Così, dopo aver trasformato il sindacato in una piattaforma social, dove la parola finale spetta sempre al segretario (qualcuno conosce per caso i nomi degli altri componenti la segreteria della Cgil?), Landini, che non si perde un’ospitata in Tv, dove fa sempre la parte dell’incazzato contro tutto e tutti, continua la sua lunga marcia verso la direzione del Pd. Accompagnato nei suoi sproloqui barricaderi dal segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che si accoda pedissequamente ad ogni sciopero che Landini proclama, non capendo che così facendo riduce il ruolo suo e del suo sindacato ad una comparsa sullo sfondo del tripudio di bandiere rosse a gloria di Landini.
La Uil, il sindacato riformista, il sindacato dei cittadini di Giorgio Benvenuto, trasformato in portatore d’acqua dei sogni palingenetici dello spropositato ego del capo della Cgil. Il bello è che potrebbe anche riuscire nel suo intento. Tra una settimana, infatti, si vota per le regionali in Emilia e in Umbria, tradizionali regioni “rosse”, e una debacle del Pd in una di queste due aprirebbe la caccia alla Schlein e, dato che al momento, non si vede nessuno all’orizzonte in grado di ricompattare un partito oltremodo diviso, chissà che a qualcuno non venga l’idea di provare anche Landini.
D’altronde ne hanno fatti fuori dodici negli ultimi dieci anni, uno in più uno in meno, cambierebbe poco. Come al monopoli si ricomincia dalla casella di partenza, si lanciano i dadi e chi vivrà vedrà. Inutile dire che il banco resterà in mano alla Meloni, la vera padrona del casinò Italia.