TIM: l'offerta di Kkr mette sul tavolo anche gli interessi nazionali

- di: Redazione
 
Kkr o, sentendolo pronunciare in tv da giornalisti che ne capiscono, Key Key Ar, non è una semplice sigla o un acronimo che ricorda le iniziali dei cognomi dei suoi fondatori (Kohlberg, Kravis e Roberts). È un gruppo d'investimento americano che - è questo l'importante - con una capacità di fuoco finanziaria spaventosa (vale, secondo stime concordanti, 400 miliardi di dollari). Di quelle che, per semplificare, se si pongono un obiettivo, non hanno limiti finanziari, ma solo quelli legati alla convenienza dell'affare. La premessa è necessaria per cercare di capire quel che sta covando sotto la cenere in TIM, nei confronti della quale Kkr ha lanciato un'Opa amichevole e poco più di 50 centesimi per azione. Il CdA di TIM, riunitosi ieri in fretta e furia, ha preso atto dell'offerta, limitandosi a questo perché, con la sua proposta, Kkr ha solo aperto le danze, quando la fine della festa è ancora lontana.

TIM: l'offerta di Kkr mette sul tavolo anche gli interessi nazionali

Certo è che l'offerta americana è giunta in una contingenza molto particolare per TIM, con il suo ad Luigi Gubitosi a godere di cattiva fama per il mancato raggiungimento di obiettivi che gli azionisti si aspettavano e che invece tardano a manifestarsi. Da qui il broncio perenne sul volto dei vertici di Vivendi che, da azionista di maggioranza, comincia a soffrire la coabitazione con un amministratore delegato, verso cui guarda più in un'ottica politica che finanziaria.

Per questo non sono pochi - ma quelli che ci sono appaiono abbastanza qualificati per esprimere i loro dubbi - a sospettare che l'opa lanciata da Kkr non abbia certo colto di sorpresa Gubitosi che, se si riflette per un istante, avrebbe i suoi buoni motivi per mettere pressione a Vivendi e, magari, sperare di restare a galla anche con il cambio dell'azionista di maggioranza.
Ma sono solo ipotesi e mai come in questo caso vale il proverbio che non bisogna mai fare i conti senza l'oste, che è risaputo avere come domicilio palazzo Chigi.

Il governo ha la possibilità di mettersi per traverso nella trattativa perché mai come nel caso di TIM l'azienda oggetto di un tentativo di scalata ha un'importanza strategica per il Paese, se si pensa al delicato settore della fibra, di cui, prima di passarne il controllo in mani solo straniere, non si può sottovalutare il ruolo nello sviluppo dell'Italia. La partita è, quindi, appena iniziata e Gubitosi, come da par suo, non sembra il tipo di sacrificarsi sull'altare dell'alta finanza, pur se di colpe se ne porta dietro tante. TIM sta dando di sé, ormai da molto tempo, l'immagine di una azienda che si limita a gestire l'esistente, posto che i progetti recentemente portati avanti si sono rivelati dei boomerang non tanto da un punto di vista economico - vedi Dazn, con Gubitosi che ha dovuto ammettere di non avere incluso il costo del calcio, cosa che ha contribuito al ridimensionamento delle previsioni -, quanto da quello dell'immagine che l'azienda si porta dietro, anche per non curare, come invece dovrebbe, il rapporto con la clientela, ormai ai minimi termini. Come raccontano lamentele e peggio da parte degli utenti, presi di mira anche nelle tasche con il bislacco tentativo di fatturare a quattro settimane e non più ogni mese.

Ma, tornando al ruolo del Governo, appare scontato che l'esecutivo - al di là della soddisfazione per il fatto che il 'prodotto Italia' sia al centro degli interessi del grande capitale - tenga come punti non trattabili il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e lo sviluppo della rete. In questa scacchiera, uno dei pezzi che il governo può muovere è quello di Cassa depositi e prestiti, che come azionista di TIM è dietro solo a Vivendi, ma, essendo una ''proiezione'' del potere politico, deve muoversi in un'ottica di salvaguardia dei patrimoni anche tecnologici del Paese, che non possono essere certo barattati nell'ambito di un'ottica di mercato. Il quale, non avendo per definizione cuore o passaporto, sta guardando all'operazione con interesse, tanto che, questa mattina, in apertura di contrattazioni, il titolo TIM è schizzato, guadagnando fino al 27%. Anche perché molti concordano sul fatto che il valore di TIM sia ben maggiore di quello che gli viene attribuito.
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