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Kafka, l’uomo dietro il mito. Un biopic (non convenzionale) firmato Agnieszka Holland

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Kafka, l’uomo dietro il mito. Un biopic (non convenzionale) firmato Agnieszka Holland

C’è un Kafka che sfugge alle letture scolastiche, alle definizioni da dizionario, ai titoli più noti. È questo Franz che la regista polacca Agnieszka Holland ha voluto portare sullo schermo. Una figura fragile e dissonante, meno spettro letterario e più presenza concreta. Il film si intitola semplicemente Franz e sarà presentato in anteprima mondiale al prossimo Toronto International Film Festival.

Kafka, l’uomo dietro il mito. Un biopic (non convenzionale) firmato Agnieszka Holland

A un secolo esatto dalla morte dello scrittore di Praga, la macchina da presa cerca l’uomo, prima dell’icona. E lo fa scegliendo i luoghi della sua esistenza – Praga, Berlino – e restituendogli una voce che parla ceco e tedesco, le lingue che Kafka realmente usava. Scelte stilistiche che non inseguono l’agiografia, ma la fedeltà storica.

Un autore moderno in un’epoca antica
Il volto del protagonista è quello di Idan Weiss, attore tedesco, chiamato a interpretare uno dei personaggi più enigmatici della letteratura del Novecento. Ma la chiave, suggerisce la regista, non sta nel mistero, bensì nella prossimità. Kafka non viene ritratto come un asceta del disagio o un profeta del paradosso, ma come un giovane inquieto, sensibile, spaccato tra doveri familiari, insicurezze intime e ambizioni mai del tutto risolte.

“Volevo raccontare una figura profondamente contemporanea”, ha spiegato Holland, che firma anche la sceneggiatura insieme a Marek Epstein. “Kafka non è solo uno scrittore, è una lente sul presente. La sua angoscia, la sua sensibilità, il suo senso di spaesamento parlano anche ai ragazzi del 2025.”

Una vita tra Praga e Berlino
Il film ripercorre l’intera parabola biografica dello scrittore, dalla nascita nel cuore dell’impero austro-ungarico fino alla morte precoce nella Berlino postbellica. Un percorso disseminato di crepe e tensioni: il rapporto con il padre Hermann, autoritario e distante; l’amicizia fraterna con Max Brod, che ne salverà i manoscritti contro la sua volontà; le relazioni con le donne, intense e irrisolte. Il Kafka del film non è un eremita del pensiero, ma un uomo combattuto tra intimità e fuga.

Un’eredità ancora viva
Il titolo scelto – Franz – è già di per sé una dichiarazione d’intenti. Non Kafka, ma il suo nome di battesimo. Il tentativo è quello di restituire carne e voce a chi per troppo tempo è stato imprigionato nel mito. Il cinema, del resto, ha più volte cercato di decifrare Kafka: da Il Processo firmato da Orson Welles nel 1962 a Delitti e segreti di Steven Soderbergh (1991). L’anno scorso, a suggellare il centenario dalla morte, era uscito anche L’amore secondo Kafka di Michael Kumpfmüller, centrato sul legame con Dora Diamant.

Ma Franz si distingue per un approccio più interno e meno letterario. La parola chiave è “vicinanza”. E lo conferma anche il produttore Šárka Cimbalová: “Non volevamo un’icona ma una presenza. Per questo abbiamo curato ogni dettaglio linguistico e ambientale. Si parla come si parlava allora, si vive come si viveva allora”.

Un Kafka per il pubblico di oggi

Il trailer – già disponibile – si apre con una citazione che Kafka avrebbe potuto scrivere ieri: “Ci sono due peccati cardinali dai quali scaturiscono tutti gli altri: impazienza e pigrizia”. L’inquietudine, l’ambivalenza, la solitudine sono fili conduttori che attraversano il tempo e lo avvicinano a un pubblico nuovo, forse più pronto a comprenderlo.

Franz uscirà nelle sale europee dal 25 settembre 2025, dopo il debutto a Toronto. Sarà un’opera in equilibrio sottile: tra rigore biografico e lirismo visivo, tra passato e presente, tra la letteratura e il corpo che l’ha generata.

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