Christian Kaelin (Henley & Partners): "Politiche migratorie degli investitori per residenza e cittadinanza, sempre più fattore chiave per il benessere di un paese"

- di: Redazione
 
L’importanza e i numerosi vantaggi della migrazione per investimenti. I Paesi più attivi, in Europa e non solo, nell’incentivare gli investimenti esteri diretti, l’importanza degli investitori globali. Intervista a Christian Kaelin, Chairman della Henley & Partners, tra I massimi esperti mondiali sull’argomento e impegnato nella Scuola di Politica “Vivere nella Comunità”

Intervista al Chairman della Henley & Partners, Christian Kaelin

Lei è Chairman del più grande gruppo di consulenza specializzato nell’immigrazione degli investitori. Quali i vantaggi, non solo economici ma anche sociali, per i Paesi che attuano un’efficiente gestione programmata delle politiche migratorie degli investitori?
Nella migrazione degli investimenti è in gioco una dinamica gemella, in quanto gli investitori perseguono la diversificazione sovrana e allo stesso tempo gli Stati nazionali cercano di aumentare il loro capitale sovrano. In entrambi i casi, l’ottenimento della residenza e della cittadinanza attraverso gli investimenti rappresenta una soluzione ottimale, in quanto crea uno scenario ‘win win’ per tutti.
La continua volatilità e l’incertezza continuano a spingere le persone ad elevato patrimonio netto di tutto il mondo ad esplorare le soluzioni di residenza e cittadinanza più adatte per gestire i rischi che potrebbero minacciare il loro capitale e il loro stile di vita e per creare nuove opportunità di crescita.
Allo stesso tempo, i governi sono sempre più desiderosi di impegnarsi con questa comunità globale di investitori ad alto patrimonio e individui di talento, incoraggiandoli ad insediarsi nel loro territorio attraverso l’introduzione di nuovi percorsi di immigrazione, tra cui la residenza e la cittadinanza da programmi di investimento. Gli Stati nazionali possono utilizzare tali programmi come uno strumento di finanziamento innovativo, destinando questi flussi finanziari allo sviluppo di progetti sociali e infrastrutturali a beneficio dei propri cittadini. In questo modo essi promuovono anche le solidità della finanza pubblica, la crescita economica e creano opportunità di occupazione senza aumentare il debito dello Stato.
Henley & Partners ha sempre sostenuto l’idea che abbiamo bisogno di più, non di meno immigrazione di persone che contribuiscono positivamente alla società. Soprattutto in Europa è urgente introdurre politiche migratorie molto più proattive, in particolare per attirare investitori e talenti internazionali. Per raggiungere questo obiettivo i responsabili politici, le autorità sovranazionali, gli investitori e il grande pubblico hanno bisogno di lavorare in maniera coerente per incanalare i flussi migratori verso il bene comune. Applicando in modo appropriato il quadro dei programmi di migrazione degli investimenti, gli Stati possono costruire la propria equità sovrana, attrarre investimenti diretti esteri e ridurre i propri debiti pubblici.

Quali sono i Paesi più attivi su questo fronte in Europa e non solo? Perché l’Italia risulta meno attraente, rispetto ad altri Paesi europei, come Stato al quale richiedere la residenza?
Ci sono attualmente oltre cento programmi di migrazione di investimenti in tutto il mondo, fornendo un legittimo percorso di migrazione degli investitori in Nord America, Regno Unito, Europa, Medio Oriente, Asia e Africa. Diciannove degli Stati del G20 offrono una qualche forma di meccanismo per incoraggiare gli investimenti interni in cambio dei diritti di residenza. Circa due terzi degli Stati membri dell’Unione europea offrono attualmente la cittadinanza o la residenza attraverso la migrazione degli investimenti tramite programmi di investimento: Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Slovacchia offrono opportunità in tale direzione. Negli ultimi dieci anni questi programmi hanno attirato nell’UE oltre 25 miliardi di euro di investimenti esteri.
Per gli investitori l’Europa rimane un luogo estremamente attraente in cui risiedere e investire. L’UE è il più grande mercato unico del mondo, con norme e regolamenti trasparenti e oltre 440 milioni di consumatori alla ricerca di prodotti di qualità. Ha un quadro normativo di investimento sicuro e tra i più aperti al mondo, è relativamente stabile politicamente con accesso a un’istruzione e a un’assistenza sanitaria eccellenti e i cittadini degli Stati membri dell’UE godono di elevati standard di vita e del diritto di vivere, lavorare e studiare indifferentemente in tutti i 27 Paesi membri.
L’Italia sta diventando sempre più attraente per gli investitori globali. Vanta un patrimonio artistico e culturale d’eccellenza e la sua posizione strategica nel cuore del Mar Mediterraneo la rende un luogo ideale dove vivere. L’Italia è, inoltre, un membro fondatore dell’Unione europea e la terza più grande economia della zona euro.
Come destinazione turistica riconosciuta a livello mondiale e con città di grande rilevanza tra cui Milano, Roma e Venezia, l’Italia offre agli investitori l’accesso a un mercato UE forte e ben collegato. L’Italy Residence by Investment Program è pensato per gli investitori stranieri che si impegnano a dare un contributo significativo all’economia del paese, garantendo loro la residenza italiana e l’accesso senza visto all’area Schengen europea.

Qual è oggi l’importanza degli investitori globali?
Si stima che i programmi di migrazione degli investimenti degli Stati membri dell’UE abbiano complessivamente portato almeno 25 miliardi di euro di investimenti esteri nella sola Unione europea nell’ultimo decennio, così come hanno portato molteplici investimenti correlati aggiuntivi grazie alla presenza di imprenditori e investitori attivi in Europa attratti attraverso questi programmi. Si genera così un immenso valore economico e sociale per l’Europa, soprattutto per le economie più piccole. L’Europa ha bisogno di tali investimenti, nonché di questo tipo di immigrazione positiva. All’indomani della crisi finanziaria globale e della crisi del debito sovrano europeo, questi programmi hanno fornito un mezzo di ripresa economica e di crescita per molti Stati e popolazioni europei.
La migrazione degli investimenti è ormai ampiamente riconosciuta come una forma consolidata di generazione di domanda di investimenti sovrani e un catalizzatore per la crescita economica e la diversificazione. Si tratta di un settore in rapida crescita, un’industria multimiliardaria che muove flussi di liquidità significativi e crea valore sociale reale.
La residenza tramite investimenti o i programmi di visti legati alla migrazione degli investimenti portano miliardi di euro di capitale, tanto necessario agli Stati sovrani che altrimenti dovrebbero aumentare la tassazione o i deficit di bilancio.
Insieme alle loro famiglie, gli HNWIs (le persone con un patrimonio netto elevato) portano nei Paesi che li ospitano la propria ricchezza, le reti di relazioni e le tasse che pagano. Perdere milionari può essere dannoso per le economie e i mercati immobiliari dei Paesi. In alcuni casi, gli individui benestanti delocalizzano le loro imprese - e l’occupazione che le imprese generano - così come le loro competenze, qualifiche e la loro capacità di influenza. Così, mentre i milionari possono rappresentare solo una frazione della popolazione di un Paese, la capacità di attrarli e trattenerli rappresenta una grossa occasione per uno Stato.

Come è cambiata in Europa, con la guerra in Ucraina, la migrazione della ricchezza privata e la migrazione per investimenti in Europa? Quale, in particolare, il prezzo che la Russia sta pagando su questo fronte, vista la fuoriuscita dal Paese di decine di migliaia di persone?
La guerra in Ucraina è un nuovo monito che ci ricorda quanto la vita sia fragile e piena di incertezza. Normalmente, le persone investono nell’assicurazione sanitaria o danno priorità alla sicurezza del lavoro come protezione contro l’imprevedibile, ma nel contesto di Covid-19 e ora, con la guerra in Europa, i rischi per la salute e la precarietà personale si sono presentati su una scala diversa e molto più ampia. Detenere più di una cittadinanza, con la gamma di diritti personali che ciascuna garantisce, è il bene ultimo in un momento di crisi e volatilità.
Il Paese in cui si nasce influisce notevolmente sulla qualità e sull’entità delle opportunità che una persona avrà nella vita e sulle sfide che potrà affrontare lungo il percorso. Sotto molti aspetti, il passaporto definisce il destino di una persona. Sia i cittadini russi che quelli ucraini subiscono in modo pesante questo momento ed entrambi i paesi hanno avuto, dallo scoppio della guerra nel febbraio dello scorso anno, significativi deflussi di individui benestanti.
Le cifre della migrazione di persone con un patrimonio netto elevato sono un ottimo barometro per la salute di un’economia. Gli individui benestanti sono estremamente mobili e i loro movimenti possono fornire un segnale di allarme precoce sulle tendenze future dei Paesi. Gli Stati che attirano individui e famiglie benestanti tendono ad essere robusti, con bassi tassi di criminalità, aliquote fiscali competitive e interessanti opportunità di business. Il crescente deflusso di individui benestanti indica spesso un calo della fiducia in un Paese, dal momento che le persone con un patrimonio netto elevato e ultraelevato hanno i mezzi per andarsene e sono quindi i primi ad uscire e ‘votare con i piedi’ quando l situazione si deteriora.

Lei è impegnato nella Scuola di Politica “Vivere nella Comunità”, la prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia, con l’obiettivo di formare un ceto dirigente più preparato e consapevole. Una Scuola di altro prestigio, che vanta alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a tanti altri. Che significato ha per lei il suo impegno in una Scuola così unica e su quali aspetti è particolarmente impegnato
?
Penso che la Scuola di Politica ‘Vivere nella Comunità’ sia molto innovativa e abbia il giusto mix di docenti, programmi e studenti. È molto importante trasmettere le competenze e l’esperienza acquisite da persone impegnate ai massimi livelli in posizioni chiave e, con il mio background di guida di una delle aziende professionali più innovative al mondo e di co-fondatore di Arnova Capital in Svizzera, una società di gestione degli investimenti altrettanto innovativa e di grande successo in Svizzera, posso certamente contribuire ad aiutare i giovani di talento a navigare in questo mondo sempre più complesso. Il mio particolare impegno è focalizzato sulla gestione del rischio, su cui sia in Henley & Partners che in Arnova Capital siamo molto focalizzati e su cui vantiamo una vasta esperienza. Parliamo di un ampio ventaglio di rischi, da quelli politici a quelli di investimento, a quelli aziendali e operativi.

La Scuola di Politica è caratterizzata da una forte interdisciplinarietà, che spesso manca negli Atenei italiani. A suo parere quanto è importante oggi, per i giovani, una formazione interdisciplinare?
Nel mondo attuale un approccio interdisciplinare è indispensabile, indipendentemente dall’attività che si svolge. Il focus della Scuola di Politica è quindi davvero ben centrato sulla forte interdisciplinarità che è così essenziale e che ancora manca in molti istituti di istruzione superiore in Italia, dove il talento è abbondante ed è nell’approccio interdisciplinare che può esprimersi e a pieno.

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