Calcio: Mancini, se ci sei batti un colpo

- di: Redazione
 
Uno legge ''A quel tempo...'' e pensa a profeti e santi, a stiliti e leoni, a miracoli e piaghe, ad epoche lontane e di cui si ha una conoscenza per cronache che potrebbero non essere nemmeno vicine alla realtà.
''A quel tempo..." possiamo dirlo anche noi, perché l'11 luglio del 2021, quando l'Italia vinse gli europei di calcio, sembra un'epoca lontana, quasi mitologica, quasi una distorsione benevola della realtà a tutto vantaggio del tifo e della passione nazionali.
Eppure, lo possiamo giurare, in effetti l'Italia quel titolo lo ha portato a casa, facendoci sperare che il Paese del pallone era pronto a ripartire, a fare dell'Europeo il gradino per il Mondiale. E tutti sappiamo com'è finita.
Ma il football, come tutti i giochi di squadra, vive di variabili: dall'attaccante che, dopo decine di gol, non ne infila uno manco a peso d'oro, al portiere dalle mani d'acciaio che si fa scappare la palla, manco fosse una saponetta cosparsa di olio; al terzino che, dopo avere fermato le armate avversarie, si fa gabbare dall'ultimo ragazzino, appena svezzato.

Calcio: Mancini, se ci sei batti un colpo

Variabili che, in Italia come altrove, spesso coinvolgono anche il comandante della nave, anzi l'ammiraglio che può concedersi anche di sbagliare un modulo o un cambio, ma non di mostrarsi rassegnato, senza idee, sgonfio come l'omino della Michelin prima d'essere pompato d'aria.
La sconfitta con la Spagna (mai come ieri battibile), nella semifinale di Nations League, è stata soprattutto la sconfitta di Mancini, che non ha accampato scuse, cosa che, se è segnale di responsabilità, è anche un allarme per la mancanza di motivazioni, di voglia di scommettere e rischiare, limitandosi a fare il compitino del perfetto c.t.
Solo che all'italico popolo del calcio non piace perdere, anzi è cosa che ci manda in bestia, perché se siamo tutti allenatori, allo stesso modo siamo soprattutto appassionati. E un appassionato vero vuole vedere il c.t. della Nazionale, quando la squadra è sotto nel punteggi o gioca male, arrabbiarsi, anzi proprio incazzarsi.

Ieri, invece, Roberto Mancini sembrava essere uno spettatore che, avendo fruito di un biglietto omaggio, non aveva quasi voglia di guardare.
Viene ora da chiedersi se sia stata una nuvoletta che ha oscurato il sole o sia il segnale di un distacco, di un progressivo inaridirsi della voglia di impegnarsi con la Nazionale. Certo, vedendo le scelte della formazione iniziale (nello sport non ci può essere riconoscenza: se sei vecchio, fuori forma e hai giocato pochissimo, stare fuori ci può stare..), il modulo, l'approccio e i cambi in corsa, il risultato non è affatto bugiardo.
Poi qualcuno (parliamo sempre di Mancini) dovrà anche spiegare il perché ha fatto giocare qualcuno in un ruolo non suo, lasciando sulla panca chi, magari, fa l'attaccante di mestiere e non come ripiego per la serata.
Ma sicuramente abbiamo frainteso tutto, sicuramente Mancini c'è e vuole restare, ma ieri sera ha dato un'immagine di eccessiva rassegnazione.

Stanchezza? Prospettive? Delusioni? Sia quel che sia, da c.t. ora aspettiamo che si decida, a fare quel che vuole, ma che si decida. Che butti la giacca all'aria (leggi: Allegri), che gridi tanto da restare senza voce (leggi Simone Inzaghi), che se la prenda con il mondo intero (leggi: Mourinho), che dica che la colpa è sempre di qualcun altro (leggi: Sarri), che dia spiegazioni esoteriche anche ad un passaggio sbagliato (leggi: Spalletti).
Ma loro, almeno, partecipano, forse sbagliando, ma partecipano.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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