Il disagio psichico in Italia non è più un tema marginale. Sono 3 milioni le persone che ne soffrono, una cifra destinata a crescere secondo gli esperti. A preoccupare è soprattutto l’aumento del malessere tra i giovani, una fascia di popolazione sempre più esposta a disturbi d’ansia, depressione e isolamento sociale. Il dato emerge da un’indagine di Confcooperative Federsolidarietà, che lancia l’allarme sulle fragilità psicologiche in aumento e sulla necessità di potenziare i servizi di supporto.
In Italia 3 milioni di persone affette da disagio psichico: allarme sul malessere giovanile
Il Covid ha lasciato ferite profonde. Secondo gli psicologi, la pandemia ha innescato un’escalation di problemi legati alla salute mentale, aggravati poi dalle incertezze economiche e sociali. Giovani e adolescenti sono tra le categorie più colpite: tra i ragazzi tra i 14 e i 24 anni si registra un’impennata dei casi di depressione, autolesionismo e ritiro sociale.
I numeri raccontano una crisi profonda. Secondo Confcooperative, il 10% delle famiglie italiane ha almeno un membro che necessita di assistenza psichiatrica o psicologica, ma l’accesso alle cure è ancora limitato. Pochi servizi, liste d’attesa lunghe, costi proibitivi per chi non può permettersi uno specialista privato.
Il malessere giovanile: ansia, solitudine e disturbi del comportamento
La fotografia scattata dagli esperti è allarmante. Un giovane su quattro mostra segni di disagio psicologico, con un aumento dei casi di disturbi alimentari, dipendenze da social network e videogiochi, e difficoltà nelle relazioni sociali.
Le scuole sono in prima linea nell’affrontare il problema, ma il supporto è spesso insufficiente. Mancano psicologi scolastici, mancano programmi di prevenzione e soprattutto manca un piano nazionale per la salute mentale giovanile.
Secondo gli operatori del settore, uno dei problemi principali è la stigmatizzazione del disagio psichico: molti giovani evitano di chiedere aiuto per paura di essere giudicati. La solitudine diventa quindi una trappola, alimentando un circolo vizioso che porta a condizioni sempre più gravi.
Servizi in affanno, appello al governo
Di fronte a un disagio in crescita, il sistema sanitario fatica a rispondere. I servizi pubblici di salute mentale sono sottodimensionati, con una carenza cronica di personale e fondi insufficienti. Il rapporto tra domanda e offerta è squilibrato: secondo i dati, un cittadino su tre che avrebbe bisogno di supporto psicologico non riesce ad accedervi in tempi brevi.
Confcooperative Federsolidarietà chiede un intervento immediato: più investimenti nei servizi di salute mentale, maggiore integrazione tra scuola, sanità e servizi sociali, e soprattutto un cambio di paradigma culturale per abbattere il tabù del disagio psichico.
Perché il problema non riguarda solo chi ne soffre direttamente, ma l’intera società. Ignorarlo oggi significa pagarne le conseguenze domani.