Istat: "Nel primo trimestre 2021 segnali di ripresa dell'attività contrattuale"

- di: Jean Aroche
 
La rilevazione dell'Istat fatta per i primi tre mesi del 2021 mostra come in questo periodo si siano registrati segnali di ripresa importante per quanto riguarda l'attività contrattuale in Italia, con "otto contratti ratificati dall'inizio dell'anno".

Da gennaio è ricominciata a diminuire la quota dei dipendenti con contratto scaduto, seppur con velocità molto bassa: "La dinamica salariale" - spiega l'Istat - "continua a rimanere contenuta per via dell'alto numero di contratti che continuano a essere in attesa di rinnovo, oltre al fatto che molti degli incrementi negli accordi già presi sono previsti solo a partire dal 2022".

Il report mostra che alla fine di marzo, i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano 2,7 milioni di dipendenti (più o meno il 21,5% del totale e un monte retributivo pari al 22,3% dell'ammontare complessivo). Gli otto contratti recepiti in questo periodo sono quelli di ceramiche, conciarie, editoria giornali, grafiche editoriali, lavanderia industriale, servizi portuali, telecomunicazioni e trasporti marini.

Capitolo contratti in attesa di rinnovo: a fine marzo sono 43 e interessano circa 9,7 milioni di dipendenti (78,5% del totale e monte retributivo che copre il 77,7%), calo di 300.000 lavoratori rispetto alla fine di dicembre 2020.

Per quanto riguarda la retribuzione oraria media, si sale dello 0,7% rispetto al primo trimestre dello scorso anno: l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto invariato rispetto al mese scorso mentre è salito dello 0,6% su base annua. L'aumento tendenziale è stato dello 0,9% per i lavoratori del settore industriale, dello 0,6% per i dipendenti dei servizi privati mentre praticamente inesistente per chi opera nella Pubblica Amministrazione.
I settori con aumenti tendenziali più ampi sono credito e assicurazioni (salita del 2%), legno, carta e stampa (crescita dell'1,8%) ed edilizia (aumento dell'1,6%). Incremento nullo invece per settori come industrie chimiche, telecomunicazioni, Pubblica Amministrazione, commercio e farmacie private.

Il report è consultabile qui.

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