Iren, il Presidente Dal Fabbro: "La sfida da vincere: valorizzare e rigenerare la nostra economia guardando al futuro"

- di: Redazione
 
La partecipazione convinta al progetto formativo della Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, i caratteri del contributo a questo prestigioso ed unico progetto formativo, il libro “La misurazione della sostenibilità”, la questione sostenibilità-profittabilità, i settori sui quali l’economia circolare impatta di più, l’obiettivo di rendere IREN S.p.A. (Gruppo tra le più importanti multiutility del panorama italiano) il Gruppo leader nell’economia circolare e nella transizione energetica il PNRR e la rivoluzione green. A colloquio con l’Ing. Luca Dal Fabbro, Presidente di IREN S.p.A. e membro del Board esecutivo Scuola di politica “Vivere nella Comunità”.

Iren, il Presidente Dal Fabbro: "La sfida da vincere: valorizzare e rigenerare la nostra economia guardando al futuro"

Ingegner Dal Fabbro, lei è Presidente di IREN S.p.A., multiutility leader nel Nord Ovest e tra le più importanti del panorama italiano e membro del Board esecutivo della Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’. Si tratta della prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia che rappresenta un prestigioso ed unico progetto formativo che ha l’obiettivo di far crescere un ceto dirigente più preparato, consapevole e caratterizzato da una spinta all’impegno civile in tutte le sue sfaccettature. Cosa l’ha spinta a far parte di questo progetto e cosa rappresenta per lei questo impegno?
La profonda convinzione dell’importanza della sostenibilità per la nostra società: prestare attenzione a potare i rami secchi senza piantare semi per far crescere nuovi alberi significa non guardare al futuro, e dunque non essere sostenibili. Ecco perché educare e formare la generazione a cui domani dovremo passare il testimone per governare il mondo che ci ospita, è il più grande servizio che possiamo fare alla società.

Nella Scuola Politica sono presenti alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a molti altri. Cosa rappresentano queste straordinarie personalità per lei e per gli studenti che frequentano la Scuola?
Sono profondamente onorato di condividere questa esperienza con personalità di questo calibro, che hanno portato e portano tuttora contributi professionali di altissimo livello per il nostro Paese: è uno stimolo nella mia attività quotidiana di manager e di cittadino.
Allo stesso modo, per i giovani è un’opportunità impagabile potersi misurare con uomini e donne di un tale spessore umano e professionale. Nel processo di formazione è una grande occasione poter individuare maestri, figure in cui identificarsi e a cui guardare come esempio e ispirazione per immaginare il proprio futuro e il proprio percorso professionale. Sono certo che questi ragazzi custodiranno gelosamente questa esperienza.

La Scuola Politica è composta da un corpo docenti di altissimo livello: professori universitari, amministratori delegati, presidenti di società, dirigenti della pubblica amministrazione, manager ed esperti professionisti, tutti muniti di un’elevata capacità didattica e di una profonda esperienza. Perché a suo parere tale aspetto è così importante per la formazione di un ceto dirigente qualificato?

La nuova sfida da affrontare risiede nel gestire la complessità della società del futuro. La storia non è finita, come si ipotizzava trent’anni fa, al contrario è ripartita accelerando. Negli ultimi anni ci siamo confrontati con sfide che pensavamo relegate al passato, come una pandemia, o limitate a regioni del mondo lontane dalla nostra quotidianità, come la guerra. Non solo, abbiamo scoperto nuove minacce, come il terrorismo, le guerre ibride, le minacce legate alla dimensione cyber. Insomma, il mondo che ci circonda richiede uno sguardo onnicomprensivo, capace di cogliere e comprendere tutte le sfaccettature della realtà: un approccio parziale, settoriale, che escluda alcuni elementi, è semplicemente inadeguato ad affrontare questa complessità. Per questo un dirigente qualificato deve saper affiancare alla competenza necessaria nel suo campo, la capacità di avere uno sguardo ampio, a 360 gradi.

Ha scritto il libro “ESG: La misurazione della sostenibilità” (Rubbettino Editore, 2022), il primo testo che prova a definire criteri di misurazione attendibili per parametrare gli effetti e i risultati delle politiche di sostenibilità realizzate dalle aziende. Gli investimenti sostenibili sono davvero profittevoli? Quali sono i settori su cui questi possono impattare in modo particolare?
Gli investimenti sostenibili non sono solo profittevoli, sono la chiave per aumentare la redditività di un’impresa. Lo testimonia il fatto che in qualsiasi settore i report di sostenibilità acquisiscono autorevolezza. Negli ultimi mesi, a causa delle difficili circostanze che ci siamo trovati ad affrontare, in qualche settore si è insinuata la visione della sostenibilità come costo. Lo ritengo un grave errore di prospettiva: la sostenibilità deve essere uno dei pilastri su cui fondare lo sviluppo italiano ed europeo.
Noi, come Gruppo IREN, ne siamo convinti e dunque siamo molto attivi su vari fronti della transizione ecologica e soprattutto dell’economia circolare, con l’obiettivo di divenire leader in Italia in quest’ambito, un modello industriale e progettuale riconosciuto.
Il punto centrale è il concetto di valorizzazione: è la rigenerazione la chiave futura e prospettica della nostra economia. IREN vuole essere protagonista di questo processo: certamente sarà necessario un lavoro di tutte le componenti, sia a livello nazionale che comunitario. E devo dire che negli ultimi anni è proprio l’accresciuta consapevolezza dell’Europa rispetto a queste tematiche ciò che è cambiato maggiormente.

Quando ha assunto la presidenza di IREN, nello scorso giugno, ha dichiarato che ‘IREN riveste e rivestirà un ruolo sempre più strategico per lo sviluppo economico dei suoi territori, per la tutela dell’ambiente e per la valorizzazione e l’uso sostenibile di risorse preziose come acqua ed energia’ e che l’obiettivo è rendere ‘il Gruppo leader nell’economia circolare e nella transizione energetica’. Quali le linee strategiche per raggiungere uno scopo così ambizioso?

Per raggiungere obiettivi di questa portata bisogna saper guardare avanti: per questo il Gruppo IREN è impegnato in un ambizioso progetto, delineato nel Piano Industriale decennale, che mira a realizzare un futuro sostenibile per i territori e le comunità in cui è inserito. Tre sono i nostri pilastri strategici: transizione ecologica, territorialità e qualità del servizio. Infatti, la nostra strategia industriale è fortemente integrata con quella di sostenibilità, e si articola in cinque focus areas: decarbonizzazione, economia circolare, risorse idriche, città resilienti e persone.

Intanto, guardando i dati di bilanci al 30 settembre 2022, continua la crescita sostenibile di IREN, con numerosi indicatori di performance in anticipo rispetto alle previsioni del Piano industriale: più che raddoppiata la produzione di biometano rispetto allo scorso anno, ampliato il numero di abitanti serviti dall’attività di raccolta rifiuti, forte incremento delle attività di efficientamento energetico e della qualità del servizio offerto con un calo del -4% dei prelievi idrici per abitante al giorno. Quale sono le sfide di sostenibilità per il 2023?

Nella consapevolezza che esistano molte tematiche importanti su cui agire, è certamente utile concentrarci sulle sfide su cui riteniamo possibile incidere, con un cambio di passo, già nell’anno in corso. Proviamo a raggrupparle in quattro dimensioni.
La prima è quella relativa al sistema di cui l’azienda fa parte, in transizione verso un’economia a emissioni zero. La sfida è mettere a terra efficacemente gli impegni assunti, accelerando lo sviluppo della cultura della responsabilità, costruendo un sistema che valorizzi il capitale naturale e intervenendo profondamento sul modello industriale attraverso innovazione tecnologica e dei processi, delle professioni e dei servizi.
La seconda riguarda il territorio che ci ospita. Dobbiamo generare sempre più impatto e valore condiviso, ragionando non solo sugli output prodotti, bensì anche sugli effetti negativi/positivi che generano. Questo tutelando sempre più l’intera filiera dal punto di vista delle tematiche sociali in senso lato, oltre che consentendo alle PMI che ne fanno parte di comprendere, prima ancora di ‘eseguire’, le richieste ESG provenienti dal committente.
La terza dimensione interessa gli stakeholder dell’azienda, controparte necessaria per misurare la materialità e l’impatto. Ma gli stakeholder non sono solo all’esterno: le persone IREN sono i primi ambasciatori del Gruppo. Questo apre il tema di come creare coinvolgimento e condividere obiettivi, risultati e cultura aziendale della sostenibilità, con l’attenzione a includere e valorizzare i giovani e i talenti nella loro diversità. Quarta e ultima dimensione, quella dell’innovazione.
Adottare KPI e modelli di scoring che supportino la propria materialità, favorire un nuovo rapporto tra istituti e aziendaper renderli alleati nell’upgrade ESG e promuovere nuovi sistemi di raccolta, ma anche nuove frontiere di certificazione (blockchain) del percorso delle informazioni”.

Nell’ultimo anno temi come quello dei costi dell’energia e degli approvvigionamenti energetici sono diventati prioritari e particolarmente urgenti: dal punto di vita di un’azienda come IREN, quali sono le direttrici strategiche su cui il sistema-Paese dovrebbe basare le proprie politiche energetiche?
La priorità, tanto per il sistema-Paese quanto in un’ottica europea, deve essere innanzitutto quello della sicurezza energetica: come è emerso in questi mesi, l’Italia resta un Paese con una fortissima dipendenza dall’estero, e questo richiede uno sforzo straordinario, sia per quanto riguarda l’azione del Governo, come abbiamo già visto sul fronte diplomatico, sia delle aziende come IREN. La seconda parola d’ordine deve essere sostenibilità della politica energetica, che si concretizza nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento ma anche attraverso forti investimenti sulle fonti rinnovabili: non solo quelle legate ai fattori naturali come sole e vento, ma anche quelle legate all’economia circolare, come il metano prodotto dalla valorizzazione della frazione organica dei rifiuti, che costituiscono oggi una miniera dalle forti potenzialità. I due fattori sopra-citati – sicurezza e sostenibilità – devono essere messi a servizio delle imprese, per assicurare loro competitività, ovvero la terza parola chiave: i costi energetici non devono diventare un ostacolo che limita gli impegni e gli investimenti delle imprese. La Politica energetica del Paese deve garantire fonti di approvvigionamento a costi che permettono di difendere e garantire la competitività della nostra industria.

La rivoluzione green assorbirà il 30% delle risorse del PNRR, declinazione italiana del Recovery Fund-Next Generation EU. Circa 70 miliardi di euro che contribuiranno a migliorare la gestione di filiere come l’ambiente, il ciclo idrico integrato, il teleriscaldamento, la mobilità sostenibile e l’economia circolare. Tutti settori dove IREN eccelle. Dal suo punto di vista, su questi temi l’impostazione del PNRR è corretta ed efficace ed eventualmente quali sono i punti critici? E sui tempi di attuazione come stiamo andando?

Il PNRR è fondamentale, è un pilastro su cui abbiamo fondato il nostro rilancio economico. Per questo è importante salvaguardare i miliardi che arrivano dall’Europa, che ci permettono di rilanciare l’economia in un momento così complesso. Come dimostrano i nostri piani, gli operatori sono pronti a cogliere questa occasione di sviluppo, mettendo a terra i progetti che permetteranno il raggiungimento degli obiettivi del PNRR. In questo senso, sarà fondamentale un’azione tempestiva della politica, soprattutto per quanto riguarda il tema degli iter autorizzativi che molto spesso bloccano il grande potenziale italiano di sviluppo green.

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