Matica Fintec - il Presidente e Ad, Sandro Camilleri: "I nostri punti di forza? Innovazione tecnologica e qualità dei clienti"
Matica Fintec, Pmi innovativa quotata sul mercato Aim Italia di Borsa Italiana, è diventata tra i leader in Europa progettando, sviluppando e vendendo soluzioni tecnologiche per Istituzioni bancarie e governative con i massimi standard di sicurezza. I punti di forza, le potenzialità e le prospettive in questa intervista al Presidente, Ad e socio di riferimento della Società, Sandro Camilleri.
Dott. Camilleri, avete spinto e spingete molto su ricerca e sviluppo e già vantate nove brevetti. Quanta parte del fatturato spendete in R&S per riuscire a garantire soluzioni così all’avanguardia?
"Spendiamo circa un milione, un milione e mezzo di euro l’anno, che sulla base del fatturato significa il 10%, una quota importante per un’azienda della nostra dimensione. Più che i brevetti, ciò che è fondamentale è che ci sia ricerca e sviluppo di qualità. Quindi in alcuni casi brevettiamo, in altri no perché riteniamo non sia opportuno".
Quali i punti di forza e le caratteristiche peculiari di Matica Fintec?
"L’innovazione tecnologica, perché cresciamo grazie alla qualità dei nostri prodotti; la qualità dei nostri clienti, perché tra di loro abbiamo le ‘blue chip’, come le chiamano gli americani; la forte caratterizzazione internazionale. La somma di queste tre cose poi si trasforma in numeri. E noi contiamo su numeri molto buoni e molto solidi".
Operate in un mercato in rapida crescita, nel 2021 solo nei pagamenti elettronici è previsto un business di 125 miliardi di euro. Quali segmenti dell’attività di Matica Fintec stanno tirando di più e quali sono quelli su cui intendete maggiormente puntare nel medio periodo?
"La sorprenderà, ma il settore che tira di più è quello dell’identità digitale, nel senso dei documenti tipo passaporto, carte d’identità, permessi di soggiorno. Quello che purtroppo è capitato recentemente in Austria evidenzia come l’esigenza impellente di identificare le persone sia sempre più forte. E poi si tratta di un settore che presenta numeri spaziali, perché si tratta di fare documenti di identità digitale a centinaia e centinaia di milioni di persone. Questo è il settore che crescerà di più da qui a 5 anni. Il secondo settore, quello dei pagamenti digitali, è anch’esso gigantesco, però attenzione perché - come ho detto in più di un’occasione - ci sono delle fasce di mercato dove è difficile accedere. Per esempio la Cina, che ha dei numeri grandissimi ma il cui mercato si auto alimenta con le proprie imprese. È cioè difficilissimo penetrare per un’azienda non cinese. In sintesi, certamente il mercato dei pagamenti digitali crescerà a doppia cifra, ma se mi chiede quale sarà il primo mercato di riferimento le dico certamente quello dell’identità digitale, della sicurezza dell’identità digitale".
Voi siete leader assoluti nel mercato delle applicazioni speciali. Di cosa si tratta e quali le prospettive di questo mercato?
"Torniamo al discorso dell’identità digitale. Il settore delle applicazioni speciali riguarda l’applicazione di tecnologia innovativa, ad esempio i laser, che riescono a riprodurre in modo sicuro perché non è che scrivano sulla carta, ma penetrano la carta plastica, in quel caso la carta di policarbonato, e riproducono l’immagine in modo che non possa essere alterata. Ciò si traduce in un sistema molto elevato in termini sicurezza e non solo. Nella tecnologia laser, per restare all’esempio, Matica Fintec è leader nel mondo e debbo dire che proprio quest’anno abbiamo sviluppato due ‘chicche’, due tecnologie innovative che verranno presentate tra marzo e giugno e che, a mio parere, faranno i nostri prossimi dieci anni. Entrambe sono dei sistemi tecnologicamente avanzati, una per il mondo dell’identità digitale e l’altra per il mondo dei pagamenti digitali. Per dare un’idea, parliamo di sistemi che costano, il più piccolo costa 250 mila euro, praticamente una Ferrari. In sostanza, tecnologie allo stato puro che consentiranno ai nostri clienti di beneficiare di grandi volumi di emissione a costi più bassi".
Lei rileva Matica nel 2007 e, sotto la sua guida, l’azienda arriva a diventare una realtà di punta dell’high tech. Come ha fatto?
"Non è che mi sia inventato molto. Nel senso che venivo da un’esperienza di distributore italiano di quello che oggi è uno dei più grossi, se non il più grosso player mondiale, la Entrust Datacard, di proprietà della famiglia Quandt, quella che controlla la Bmw. Non ho fatto altro che partire da quell’idea, e se vuole anche da quella visione imprenditoriale, innestandola in un’azienda italiana che era sì molto piccola, ma che aveva internazionalizzazione e know how tecnologico, anche se allora era dotata di pochi macchinari e di pochi sistemi. Ma si vedeva subito che c’era della gente di talento. Per cui, come dicevo, ho innestato un dna internazionale, che veniva dalla mia precedente esperienza, in un’azienda italiana. Con risultati eccezionali. Guardi che noi italiani abbiamo delle capacità tecniche fantastiche, i nostri ingegneri sono bravissimi. Il punto è che sarebbe davvero ora di capire che l’Italia, se vuole davvero fare innovazione e sviluppare occupazione qualificata, deve creare un sistema adeguato a questo obiettivo. Ad esempio, nel nord Italia di ingegneri da assumere non ce ne sono…"
Un problema di moltissime imprese, quello che segnala. Nei settori ‘high skill’, dove sono necessarie competenze elevate, in Italia la domanda supera di moltissimo l’offerta.
"Assolutamente. Se il nostro Paese vuol far sì che le piccole imprese crescano, diventando via via medie e poi grandi, se si vuole creare un consenso verso l’innovazione, bisogna creare un triangolo magico università o studi tecnici - imprese - sistema di incentivazione. Perché una volta gli studi tecnici esistevano, c’erano i famosi periti tecnici (figura che tra l’altro sarebbe opportuno reintrodurre) e perché serve incentivare la patrimonializzazione delle aziende e la fusione tra di esse. Noi abbiamo un tema di dimensione, benissimo. Cominciamo a defiscalizzare le fusioni tra le aziende, come viene fatto in altri Paesi europei, e far sì che le università e gli studi tecnici sfornino i talenti, a incentivare le aziende a investire ma anche a patrimonializzarsi. Insomma, in Italia abbiamo un talento enorme anche nell’innovazione, ma il problema è che molte imprese innovative se ne vanno o vengono via via acquisite dall’estero".
Quali sono le aree del mondo da cui vi arriva la domanda più forte? E a livello di singoli Paesi? In questo contesto, qual è la situazione italiana?
"Parto dall’Italia. Dove si sta creando - debbo dire finalmente perché eravamo un po’ stufi di vedere che tutti i player erano anglosassoni o asiatici - un campione internazionale. L’annunciata fusione di Nexi e Sia crea, infatti, un player italiano di carattere internazionale. Per quanto riguarda la questione da dove ci arriva la domanda, la risposta è dai Paesi che investono di più in innovazione, quindi quelli anglosassoni, soprattutto l’America e l’Asia. Ma, all’interno dell’Asia, come ho detto prima, bisogna stare attenti, perché certo in termini di numeri assoluti la Cina è un grandissimo mercato, però non c’è un player non cinese che possa realmente giocare una partita in quel Paese".
Il 2020, nonostante gli effetti della pandemia, è stato per Matica Fintec un anno ricco di contratti. Quali sono quelli più significativi che finora avete stipulato quest’anno?
"Due su tutti. Uno sul digital ID, quello della Croazia. Perché vincere in Croazia il sistema d’identità - in Italia è lo Spid -, arrivando primi davanti a due colossi come i concorrenti che avevamo, debbo dire che è stata una grandissima soddisfazione. Ma testimonia soprattutto il valore della nostra tecnologia, e questo per noi è ciò che resta fondamentale. Il secondo certamente il ‘tender’ in Bank of China. È una delle più grandi banche al mondo e dall’altra parte del pianeta non ci credeva nessuno. Siamo partiti buttando un po’ il cuore oltre l’ostacolo, e siamo arrivati primi. Questi che ho citato sono due capisaldi su cui, ne sono certo, costruiremo molto nei prossimi anni".
Effetti del Covid-19. Quanto si sono sentiti nel vostro settore?
"Gli effetti si sono sentiti, eccome. L’unico insegnamento - come dire - positivo è che forse ha riportato tutti con i piedi per terra a guardare a quelli che sono i veri valori economici e della qualità della vita. Tutti noi, ad esempio, abbiamo scoperto che avere un piccolo giardino a casa è un valore".
Dopo la pubblicazione dei dati della semestrale, Integrae Sim ha confermato il giudizio ‘buy’ su Matica Fintec, portando il ‘target price’ del valore dell’azione a 2,90 euro, dai precedenti, con il nuovo target che esprime un potenziale rialzo del titolo pari al 123% circa. Integrae Sim, inoltre, vede, per il 2022 un valore della produzione pari a 21,7 milioni, contro i 15 milioni del 2019. Un giudizio molto lusinghiero. Come lo ritiene, realistico?
"Le rispondo in modo aritmetico. Il nostro concorrente francese gira all’Euronext a un multiplo che è 2,5 volte quello nostro. La risposta alla sua domanda è che il giudizio di Integrae Sim, oltre ad essere un giudizio realistico, sarebbe anche opportuno che si verificasse. Torniamo al solito discorso, per cui non si capisce perché le aziende italiane debbano essere sempre sottovalutate rispetto alle altre. Spero, l’ho già detto in un’altra intervista, che l’Euronext, che ormai è prossimo ad acquistare Borsa Italiana con la possibilità di creare un circuito europeo, quantomeno consenta un adeguamento del valore delle aziende italiane al livello di quelle europee".