CBI, Liliana Fratini Passi: "Noi l’hub per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’industria bancaria"

 
Intervista al DG di CBI, Liliana Fratini Passi

Nella presentazione ufficiale della sua attività, CBI afferma: “da oltre 20 anni, serviamo l’intera industria finanziaria italiana nella frontiera evolutiva del mercato dei pagamenti”. Dottoressa Fratini Passi, qual è la vostra peculiarità in questo settore?

"CBI è una Spa consortile che annovera oltre 400 banche e intermediari finanziari come soci e clienti. Con i suoi vent’anni di storia, CBI può essere definita come l’hub per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’industria bancaria e finanziaria nazionale e internazionale, al servizio di imprese, cittadini e Pubblica Amministrazione. Ciò anche grazie alla partecipazione di CBI a consessi di standardizzazione e normazione internazionale, che garantisce una risposta time to market dei servizi offerti coerente con le dinamiche evolutive del mercato, oltre che la piena interoperabilità e raggiungibilità di tutti gli attori dell’ecosistema finanziario. Personalmente ricopro la carica di Vice Presidente di UN/Cefact, il Centro delle Nazioni Unite per la facilitazione degli scambi commerciali e il business elettronico, nonché vari ruoli in ambito ISO, Berlin Group, EBA, ed altri organismi di rilevanza nazionale ed internazionale. Last but not least CBI è “green by design”, in quanto da sempre la digitalizzazione dei processi e dei sistemi di relazione fa parte del nostro DNA rendendoci eco-compliant per definizione da oltre 20 anni".

Tema centrale quest’anno quello dell’Open Banking: a che punto siamo in Italia?
"In tema open banking, l’Italia più di tutti in Europa ha saputo sviluppare una “visione di sistema”, anche attraverso lo sviluppo di piattaforme multioperatore - come quella di CBI Globe sviluppata da CBI - che hanno evitato la frammentazione tanto temuta dalle autorità europee e dalle stesse terze parti, oltre a portare benefici alle stesse banche. Tuttavia, nonostante le banche italiane abbiano raggiunto la piena compliance con la normativa PSD2, molte di esse sono ancora caute nell’assumere un ruolo da “fintech” nel nuovo scenario competitivo originato su impulso della PSD2. Osservando infatti i numeri delle chiamate API e della tipologia dei soggetti “chiamanti” anche sui servizi obbligatori della PSD2, si può affermare che l’open banking è in un early stage soprattutto perché le fintech con ruolo di PISP sono ancora assenti. Credo fortemente che il salto si potrà determinare con la scesa in campo delle banche nel ruolo di terze parti, considerando che in Italia da oltre venti anni, attraverso il servizio CBI - servizio di remote banking utilizzato da circa 3 milioni di imprese italiane e che può esser considerato un open banking ante litteram - le banche hanno già sperimentato strategie di successo come AISP (per la richiesta di informazioni) e PISP (per l’invio di disposizioni) nel mondo corporate. In questo scenario l’esperienza di CBI in ambito open banking è indubbiamente positiva e ad un anno e mezzo dal lancio di CBI Globe possiamo affermare che la parte di compliance è stata certamente un successo, aggregando l’80% dell’industria bancaria italiana che interagisce con oltre 150 PSP in qualità di terze parti, facendo registrare circa 130 Milioni di invocazioni API entro il 2020. Concluso positivamente lo sviluppo della parte di compliance e seguendo la propria vision strategica, CBI ha recentemente lanciato la funzionalità attiva CBI Globe mettendo a disposizione del mercato una soluzione in grado di trasformare rapidamente una azienda in una fintech. Con CBI Globe l’intermediario può infatti agire nel ruolo di “terza parte” raggiungendo il 100% dei conti correnti italiani online e le principali piattaforme europee, ampliandocosì la gamma di servizi esposti verso il Cliente, nonché sviluppare servizi a valore aggiunto ampliando il concetto di open banking a beyond banking".

Quali le prossime sfide ed evoluzioni?
"Nel suo ruolo di industry utility, confermato anche dal recente piano strategico 2020-2022, CBI può sviluppare soluzioni innovative che valorizzino gli asset attuali e futuri e che allineino i diversi attori dell’industria finanziaria agli standard di regolamentazione, e consolidare ulteriormente il proprio ruolo di organismo di standardizzazione in autoregolamentazione, in particolare nel contesto dell’Open Banking. In questi mesi CBI sta lavorando su varie direttrici di sviluppo per:
- ampliare il numero di intermediari di radicamento di conto aderenti alla piattaforma CBI Globe e di quelli che si possono attivare nel ruolo di terza parte;
- continuare a supportare lo sviluppo di API normative;
- arricchire l’offerta con servizi di open banking e servizi beyond banking.
Il nostro piano strategico prevede il rilascio in due anni di molteplici servizi a valore aggiunto, che rispondono a richieste di banche, PagoPA e altri stakeholder. Il cronoprogramma è molto sfidante e consente di proseguire nel processo di creazione e dialogo dell’ecosistema.Ogni servizi o vedrà l’adesione di diversi soggetti, bancari e non bancari, con una geometria variabile e quindi una diversa base di clientela. Certamente la numerosità dei soggetti aderenti ai servizi determinerà anche l’interoperabilità nell’ecosistema. Il volano sarà rappresentato anche dal processo di spinta digitale della Pubblica Amministrazione attraverso PagoPA Spa, che rappresenta certamente un acceleratore di innovazione per i servizi verso i cittadini attraverso le APP di banche o di altri intermediari lato sensu"
.

Anche a causa della pandemia i pagamenti digitali hanno subito una accelerazione, che ruolo ha avuto CBI in questo contesto?

"La crisi pandemica ha certamente accelerato un processo che si stava già affermando nel nuovo scenario dei pagamenti. In questi mesi i clienti hanno ridotto l’utilizzo dei contanti, imparando
a usare i pagamenti digitali, e hanno modificato i rapporti con le banche, rivolgendosi a nuovi player del mercato. In tale contesto è emersa indubbiamente l’importanza degli investimenti già effettuati dalle banche che hanno consentito alla clientela di utilizzare canali già esistenti di remote banking e smart device per l’operatività bancaria, nonché della presenza di infrastrutture digitali evolute, quale quella di CBI, che stanno garantendo la continuità operativa di alcune impresee Pubblich e Amministrazioni. Al riguardo CBI aveva già messo a disposizione il servizio CBILL, offerto da tutte le banche italiane e utilizzato già da oltre 4 milioni di italiani per pagare online utenze domestiche (luce, acqua, gas e altre), tasse e tributi, cartelle esattoriali, bollo auto e molti altri bollettini ed avvisi di pagamento pagoPA. CBILL da anni rappresenta quindi uno dei canali di pagamento che semplifica da una parte la riscossione dell’ente, dall’altra consente al cittadino di effettuare il pagamento con una user experience intuitiva e sicura, ovunque si trovi. In questi mesi il numero dei pagamenti CBILL ha visto una crescita del 100% rispetto al 2019, portando il totale dei pagamenti a circa 50 milioni. Ci attendiamo che questo trend aumenti anche in vista dell’obbligo di adesione delle Pubbliche Amministrazioni a pagoPA entro Febbraio 2021. Al riguardo, le imprese bancarie italiane, che lavorano da tempo a fianco del Governo e delle imprese per la creazione di strumenti di pagamento innovativi, continueranno ad investire nella digitalizzazione e offerta di servizi altamente evoluti, che probabilmente servirà al nostro Paese per contemperare questo shock economico ed anzi potrebbe essere l’opportunità per  recuperare il gap competitivo con gli altri paesi europei in ambito digitale"
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