Bellucci (FdI): "Lo Stato si è arreso davanti al dilagare dell'uso di droghe"

- di: Redazione
 
L'on.Maria Teresa Bellucci, deputata e psicologa, è responsabile nazionale di Fratelli d'Italia per il dipartimento Dipendenze. A lei, sia per il ruolo politico-istituzionale che professionale, Italia Informa ha rivolto delle domande sulle tematiche delle dipendenze.

On.Bellucci, la prima domanda è secca: il proibizionismo relativo alle droghe leggere ha ancora senso, visti i risultati che esso ha avuto?

In Italia non vige affatto il proibizionismo relativamente alle droghe. Ciò che noi viviamo in Italia è una normalizzazione dell’utilizzo di droghe ed in particolare dell’assunzione di cannabis. Non a caso, l'Italia è al primo posto in Europa per uso di cannabis tra i 15enni; dal 2016 i morti per droga sono aumentati del 36%; siamo al primo posto in Europa per persone in trattamento per eroina e terzi per uso di cocaina; l'età media della prima dose è scesa a 12 anni. Questi dati devono farci riflettere sui danni fatti in termini di diseducazione rispetto alle presunte conseguenze non dannose dell’utilizzo di Cannabis. La Cannabis, in quanto droga, fa male senza se e senza ma: la comunità scientifica ha dimostrato e divulgato più volte i gravi problemi provocati dall'uso di cannabis, in particolare se assunta in età evolutiva, in quanto compromette e altera le strutture cerebrali, procura un calo dell’attenzione, una diminuzioni della memoria, aumenta la possibilità di sviluppare psicopatologie e determina una sindrome amotivazionale. Per non parlare poi delle conseguenze indirette estremamente gravi: l’assunzione di cannabis mettendosi alla guida di un automezzo aumenta in maniera significativa la possibilità di causare un incidente, mettendo a rischio la propria vita e anche quella degli altri. Nonostante questi dati siano scientificamente avvalorati, abbiamo ancora chi in Italia promuove la liberalizzazione e la commercializzazione della cannabis ad uso ricreativo e sostiene che i cannabinoidi non siano pericolosi per la salute. Per questi motivi rigetto con convinzione la questione dell’esistenza di fatto di un proibizionismo in Italia: noi ci troviamo, al contrario, in un reale permissivismo caratterizzato da continui messaggi di normalizzazione dell’utilizzo delle droghe e della conseguente diffusione della “cultura” dello sballo, di una mentalità di vivere la vita in modo non sano, che non insegna ed educa ad affrontare le proprie difficoltà trovando in se stessi e nella relazione con gli altri le risposte per vivere la propria esistenza, promuovendo la cultura, l’arte, lo sport e la solidarietà.

Il problema droghe continua a essere irrisolto e, davanti al dilagare dello spaccio anche in luoghi che dovrebbero essere deputati alle famiglie, le forze dell'ordine poco o nulla possono fare se non arrestare ben sapendo che i pusher trascorreranno solo poco tempo in carcere. Qual è la ricetta di Fratelli d'Italia per contrastare questo cancro della società?
Per affrontare la problematica delle dipendenze patologiche e comportamentali è necessario proporre un imponente piano di lotta alle droghe, per colmare soprattutto tutto ciò che non è stato fatto in questi anni. Negli ultimi dieci anni, abbiamo visto azzerare il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, abbiamo visto non realizzare la Conferenza Nazionale sulle droghe e le dipendenze che per legge, in funzione del DPR 309/90, dovrebbe essere organizzata ogni tre anni, ma assente dal 2009. Tale conferenza era molto importante in quanto rappresentava un punto di incontro e di confronto fra i vari esperti del settore, il servizio pubblico per le dipendenze, le comunità terapeutiche ed il mondo del volontariato, nonché iniziativa strategica volta alla definizione di azioni concrete per la prevenzione, la cura, il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con problemi di dipendenza e il contrasto al traffico e spaccio di vecchie e nuove droghe. Tutto questo è stato completamente azzerato, fino alla mancata assegnazione della delega alle politiche antidroga con l’attuale governo, una delega che non veniva assegnata dal 2011, salvo una breve parentesi con il governo giallo-verde, ma che non portò a risultati significativi, data la breve durata del governo stesso. Dal 2011 ad oggi, quindi, non c’è stata una delega costante e sistematica con una conseguente forte azione di contrasto alla diffusione delle droghe. Senza fondi, senza una sensibilità politica, senza luoghi di confronto, come si può proporre un’azione seria di contrasto, prevenzione, presa in carico e di cura delle persone con dipendenze patologiche? Il miglior modo possibile, ad oggi, per contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti è senza dubbio diminuirne la richiesta, realizzando imponenti interventi di prevenzione e promozione di stili di vita sani, prendendoci cura delle persone con dipendenze, aiutando tutti ad avere una vita libera dalle droghe e dalle dipendenze patologiche. In realtà lo Stato, e i diversi Governi di Centrosinistra, in questi anni si sono arresi o, per meglio dire, hanno deciso di non occuparsi della lotta alle droghe e delle dipendenze: è stata, oserei dire, una scelta scientifica che ha lasciato completamente soli gli operatori del servizio pubblico e del settore privato (come le comunità terapeutiche) che hanno fatto miracoli veri e propri, nonostante la totale assenza di adeguate risorse economiche ed umane. Queste realtà sono state completamente abbandonate, con un numero di operatori assolutamente insufficiente in base alle richieste di aiuto che giungono: nel 50% dei casi, infatti, le comunità accolgono persone senza alcun tipo di supporto economico dallo Stato o dalle autorità preposte, quali Regioni ed Enti locali. Le richieste di aiuto, purtroppo, sono molte ed aumentano di anno in anno. I dati sono davvero drammatici: in Italia, ogni settimana, muoiono sette persone per problemi legati alla droga; nelle nostre piazze, fisiche e virtuali, girano circa 300 tipi di sostanze sintetiche diverse. I luoghi di diffusione, infatti, non sono solamente le piazze delle nostre città, ma anche il deep web, con chat istantanee dedicate e che promuovono, oltre a materiale pedopornografico, anche l’utilizzo di droghe legali ed illegali. In questo scenario, i servizi pubblici e del privati sociale, per far fronte alla drammatica mancanza di intervento delle istituzioni, si immolano nel tentativo di offrire risposte adeguate, con uno spirito di volontariato davvero ammirevole. La prima cosa che vorremmo fare noi di Fratelli d’Italia è di dare priorità assoluta alla prevenzione, alla cura e al contrasto delle dipendenze patologiche attraverso una revisione del Testo unico sulle droghe, il DPR 309/90, ormai vecchio di oltre trent’anni. Abbiamo già depositato una proposta di legge in tal senso, raccogliendo le istanze delle realtà del servizio pubblico e del privato sociale impegnato nella lotta alla droga.

Fratelli d'Italia, e lei in particolare, ha accolto con sorpresa la delega delle politiche antidroga attribuita al ministro Dadone, che in passato si è schierata con il fronte di chi propone una liberalizzazione delle droghe leggere. Ritiene che, dopo questa nomina, ci sia ancora la possibilità di una azione comune tra governo e l'opposizione di Fratelli d'Italia?
Noi siamo al servizio degli italiani e collaboreremo sempre per la realizzazione di politiche reali di prevenzione, cura e contrasto alla diffusione delle droghe e delle dipendenze patologiche. Dovremmo chiedere al ministro Dadone se intende portare avanti delle reali politiche di lotta alla droga e di presa in carico e di cura delle persone con problemi di dipendenza.
Noi ci siamo sempre espressi in maniera propositiva verso il governo e spero che il ministro vorrà attuare questo tipo di iniziative in maniera puntuale e capillare, prendendo spunto anche dalle proposte che abbiamo presentato. Ci auguriamo che il ministro voglia accogliere le nostre richieste che, tra l’altro, coincidono con quelle degli operatori del servizio pubblico, privato e delle famiglie. Se non saranno prese in carico le nostre istanze, continueremo ad attuare la nostra azione incisiva rispetto alla promozione di politiche di lotta alla droga e alle dipendenze patologiche, in modo tale che le persone possano essere libere dalle droghe e da ogni forma di dipendenza e cessare, di conseguenza, la condizione di schiavitù che a volte si trovano ad affrontare.
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