Jaguar Land Rover, Daniele Maver: "Il nostro successo? Elevati standard di tecnologia e design"

- di: Redazione
 
L’iconico Gruppo britannico spinge a tutta forza sull’elettrificazione. Il 2021 anno di grandi novità, di prodotto e tecnologiche. Ne parliamo con Daniele Maver, Presidente e Ad di Jaguar Land Rover Italia.

L’elettrificazione è ormai una bandiera per il Gruppo Jaguar Land Rover. All’inizio del 2021 avete annunciato che entro la fine dell’anno tutte le vetture del Gruppo saranno ibride, mild o plug-in. Presidente Maver, conferma questo obiettivo e come si sta sviluppando la vostra strategia?
L’obiettivo non solo è realistico, ma in buona parte è già stato concretizzato: tutti i nostri modelli, eccezion fatta per la Jaguar F-Type che arriverà in un secondo momento, hanno motori mild hybrid, ovvero ibrido leggero e senza la possibilità di ricaricare a corrente. Sono motori sia diesel che benzina ibridi e riguardano tutta la nostra gamma. Inoltre abbiamo già presente un modello plug-in nel nostro listino su tutti i modelli Suv, sia Jaguar che Land Rover. Ovviamente si tratta di una formula alla quale noi teniamo e su cui crediamo moltissimo in quanto, in questa fase di elettrificazione del mercato automotive, si può contare di fatto sia su un motore elettrico che su un motore a combustione. Un motore elettrico può coprire circa 50 km al giorno, garantendo interamente la percorrenza quotidiana di una persona all’interno di una grande città e viaggiare, di conseguenza, totalmente in elettrico senza generare CO2 ed inquinamento. Per i viaggi più lunghi, invece, il motore a combustione evita la necessità di dover programmare le ricariche, come invece accade per una macchina elettrica. Tutti i nostri Suv Jaguar e Land Rover hanno una versione plug-in già dalla fine di marzo.

E per quanto riguarda l’elettrica pura? È vero che il primo modello Land Rover completamente elettrico arriverà nel 2024?
Sì. Abbiamo iniziato questo percorso verso l’elettrico puro già nel 2018, lanciando la Jaguar I-Pace, la prima vettura completamente elettrica nel settore premium Suv, che vinse anche il titolo di ‘Auto dell’anno’. Per quanto riguarda il marchio Land Rover, invece, presenteremo nel 2024 il primo di una serie di modelli che, entro il 2026, diventeranno sei vetture elettriche al 100%.  Queste tappe fanno parte del piano di elettrificazione che la nostra azienda ha annunciato recentemente a livello globale.

Più in generale, lei ha parlato del 2021 come di un anno “di grandi novità, di prodotto e tecnologiche”. Quali le principali novità in arrivo?

Una di queste novità è già stata citata: avere tutti motori ibridi e mild hybrid e una versione plug-in su ogni modello di Suv. Tutte le case automobilistiche stanno andando in questa direzione, ma noi ci contraddistinguiamo per essere particolarmente rapidi e completi. Stiamo lanciando in questo momento il Defender 90, la versione più corta del Defender classico. Questo modello appassiona sempre di più i nostri clienti, come conferma la grande mole di domande e di consegne già effettuate. Il Defender 90 riprende le caratteristiche del Defender 110 avendo però una versione più compatta: è lungo, infatti, 4 metri e 30 centimetri, se escludiamo le ruote. È una vettura iconica che riprende tutto il Dna della gamma Defender, ma con una piattaforma e tecnologica profondamente rinnovate. Per completare il quadro, abbiamo in corso un importante restyling della Jaguar E-Pace: la vettura cambia, infatti, dal punto di vista estetico in quanto abbiamo riscontrato un importante risveglio dell’interesse di vari clienti per questi dettagli. Verso la fine del 2021, o a inizio 2022, avremmo anche il nuovo Range Rover.

‘Reimagine’ è la nuova strategia globale del marchio britannico presentata sotto la guida di Thierry Bolloré, Ceo di Jaguar Land Rover. Ce la può presentare nei suoi aspetti essenziali?
Il piano è piuttosto articolato, ma gli aspetti essenziali sono principalmente due: il primo riguarda una grossa spinta verso l’elettrificazione ed il secondo rappresenta uno sguardo rivolto alla parte del mercato di lusso moderno. Sul secondo punto abbiamo riscontrato la necessità di dirigersi verso la parte più alta e di lusso del mercato moderno, attraverso un’attenzione molto forte che abbiamo sempre avuto e che continueremo ad avere per il design. Oggi la tecnologia è ovviamente un elemento essenziale, condiviso di fatto da tutte le case automobilistiche, ma ciò che caratterizza maggiormente un marchio è proprio il design. Noi questo lo sappiamo bene, anche perché i nostri modelli hanno sempre avuto il design come motivazione numero uno dei nostri clienti. Come per esempio il modello Evoque o il modello Velar, due esempi di un look moderno, esclusivo e straordinario.

Lei detiene in Italia in record di permanenza al vertice di una stessa Casa automobilistica: 14 anni. Per stare ai dati pre-pandemia del 2019, è riuscito a vendere il doppio in un mercato che consegna 500 mila veicoli in meno rispetto al 2007, e soprattutto a fare dell’Italia il primo mercato in Europa per Jaguar Land Rover e soprattutto farlo diventare, nell’ambito delle vendite del Gruppo, tra i primi quattro del mondo. Come c’è riuscito?
L’Italia effettivamente si posiziona al quarto posto al mondo per numero di clienti di Jaguar e Land Rover, dietro ovviamente a due mercati enormi come quello degli Stati Uniti e della Cina e dietro al Regno Unito, che rappresenta la Casa madre. Siamo molto orgogliosi di questo risultato. Alle spalle c’è sicuramente anche un elemento di fortuna: l’azienda ha puntato, soprattutto negli ultimi anni, su un design molto forte e caratterizzante (i modelli Evoque, Velar, E-Pace ne sono esempi lampanti) che ha suscitato un interesse in tutto il mondo, ma ha avuto una presa particolare in Italia. Noi, come marketing, abbiamo cercato di enfatizzare questo aspetto proprio perché gli italiani tendenzialmente sono molto attenti al design e all’eleganza di una vettura. Come ho detto prima. la tecnologia è un elemento essenziale, ma ormai universale (basti pensare che i fornitori della parte elettronica sono spesso gli stessi), mentre la cura dei dettagli della parte design ha aiutato a far scattare quella scintilla e quell’amore nel mercato italiano verso le nostre vetture. Siamo stati molto bravi a puntare su queste caratteristiche e a sviluppare una rete di concessionari che hanno una passione sfrenata per i nostri prodotti, al di là del fare business in sé.

Oltre alla longevità al vertice di una stessa Casa automobilistica, lei ha un altro record: azzecca regolarmente le previsioni di vendita del mercato automotive. Ha la palla di vetro della maga?

Nel 2013, quando il mercato italiano era caratterizzato da un milione e 300mila vetture vendute, feci la previsione (di cui vado particolarmente orgoglioso) che saremmo arrivati in pochi anni a raggiungere i 2milioni di veicoli, suscitando reazioni abbastanza perplesse. Prima del Covid, siamo arrivati a raggiungere un milione e 900mila vetture, un risultato molto vicino alla previsione che avevo fatto. L’anno scorso abbiamo riscontrato inevitabilmente un calo del mercato, ma avevo previsto un rialzo delle vendite da luglio in poi e così è stato. Anche il 2020, nonostante tutto, si è allineato con l’anno precedente. La previsione è stata effettuata su elementi abbastanza ragionevoli grazie ad alcuni dati di cui eravamo già in possesso. Più difficile prevedere cosa accadrà nel 2021 perché, purtroppo, le varianti sono molte.

Questione parco automobilistico italiano, tra i più vecchi in Europa. Per svecchiarlo, lei ha sempre difeso l’esperienza degli incentivi alla rottamazione, ma indicando che ci sono anche provvedimenti a costo zero che possono contribuire a centrare l’obiettivo. Ora i vincoli di bilancio pubblico sono meno stretti e c’è la grande partita del Recovery Fund. Quali interventi vanno fatti per svecchiare il parco automobilistico italiano e rilanciare il settore dell’automotive, che ha un peso importante nel Pil italiano?
La formula degli incentivi attuali è valida. L’unico problema è rappresentato dalla mancanza di fondi a supporto, e questo problema lo abbiamo riscontrato nei mesi di settembre ed ottobre e lo stiamo vivendo anche ora. Rischiamo, di conseguenza, che ad aprile i fondi siano completamente esauriti. La formula adottata insomma andava più che bene e ha funzionato, piuttosto dovremmo cercare di finanziarla adeguatamente. Per quanto riguarda gli incentivi a costo zero, credo che sia importante incoraggiare le persone a comprare veicoli elettrici, ma sia altrettanto importante togliere dalla strada veicoli Euro 0, Euro 1 e oltre, che rappresentano ancora oggi il 40% del mercato. Si tratta di veicoli che hanno più di 15 anni, che inquinano molto e sono poco sicure. Immatricolare una vettura nuova, sia essa plug-in, elettrica, ma anche diesel o benzina di ultima generazione e quindi a impatto ambientale quasi zero, è assolutamente necessario. In questo contesto anche la politica locale assume un ruolo importante: se un sindaco di una città blocca il traffico una domenica, permettendo comunque a tutte le vetture di ultima generazione di circolare, stimola le persone a cambiare macchina. Oltretutto, si tratta di un incentivo completamente gratuito. Se invece, al contrario, esclude alcune vetture benzina o diesel, anche di ultima generazione e quindi come detto con un impatto ambientale vicino allo zero, le persone non sono più incentivate a cambiare l’auto.
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