Immobiliare, Nomisma: "Fino al 2024 vendite giù e prezzi in su"

- di: Barbara Leone
 
Vendite e mutui in calo, prezzi delle case in aumento. È quanto emerge dalle ultime stime targate Nomisma, che fino al 2024 prefigura uno scenario del mercato immobiliare non proprio incoraggiante. Una previsione che s’interseca col complesso momento storico che stiamo vivendo, anche se le conseguenze derivanti dalla guerra, dall’inflazione e dal rischio di una recessione al momento sono meno gravi del previsto. O comunque sotto controllo.

Nuove stime Nomisma per il mercato immobiliare fino al 2024

Merito, secondo il Centro studi, della domanda abitativa che è ai massimi storici, con il 3,7% dei nuclei familiari attualmente in cerca di una casa da acquistare ed un altro 9,6% che si dichiara intenzionato ad avviare la ricerca entro l’anno. Proprio la grande domanda di immobili, nonché l’inflazione, avranno effetti sui prezzi delle case, che soprattutto nelle grandi città tenderanno a lievitare. Rispetto a luglio dello scorso anno, Milano ha registrato una salita delle quotazioni del 6,3%, mentre Roma del 4,2. Stando alle stime nel triennio 2022-24 il capoluogo lombardo registrerà un aumento cumulato dei valori di oltre il 12%, mentre la Capitale si fermerà a quota 9%.

Anche gli immobili di impresa (ad esempio uffici, magazzini o laboratori) costeranno di più anche se in misura ridotta rispetto al residenziale. A tal proposito occorre sottolineare che nel primo semestre del 2022 il mercato italiano degli investimenti da parte di soggetti istituzionali ha fatto segnare il massimo storico riferito al periodo: 6,2 miliardi di euro, contro i 3,4 del 2021. Tutte le tipologie hanno registrato forti incrementi, ma in particolare si segnala l’aumento degli investimenti in uffici, che hanno toccato i 2,2 miliardi di euro. Solo a Milano sono stati affittati 130mila metri quadrati di superficie terziaria, dopo due anni in cui il ricorso allo smart working aveva penalizzato questo business. Sul fronte mutui Nomisma prevede che le erogazioni complessive per l’anno in corso saranno pari a 47 miliardi, contro i 53,4 del 2021. Un calo, dunque, del 12% cui ne seguirà uno di analoga portata nel 2023.

Dei cali maggiori porterebbero conseguenze importanti, dal momento che l’80% di chi vorrebbe comprare casa pone come condizione irrinunciabile l’accesso al mutuo. Anche se rispetto a qualche mese fa i tassi sono sensibilmente cresciuti. Sicuramente, sostiene infine Nomisma, se oltre ad aumentare il costo della rata le banche rendessero più stringenti i parametri per la concessione dei finanziamenti gli effetti sul mercato della casa potrebbero diventare dirompenti rendendo così veramente difficile una ripresa del settore immobiliare.
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