L’intelligenza artificiale entra in azione come “facilitatore comportamentale”: scelte più informate, decisioni più giuste (ma occhio alla fiducia e all’etica).
L’IA che punta al cervello (e al portafoglio)
Sempre più consumatori oggi lasciano che sia l’IA a guidarli nello shopping: quasi il 60 % dichiara di usarla come alleata nelle scelte d’acquisto e quasi la metà le dà fiducia più di un amico – almeno secondo un’indagine della Darden School of Business dell’Università della Virginia, datata 17 giugno 2025.
Dietro questa tendenza si cela il potere dell’IA di raccogliere enormi quantità di dati, interpretare preferenze e comportamenti, e anticipare desideri: da spettatrice passiva a regista delle nostre decisioni quotidiane, l’IA sta ridefinendo i meccanismi cognitivi che orientano le scelte.
Decisioni più razionali? a volte sì, ma non sempre
La ricerca accademica conferma che strumenti di IA — soprattutto se abbinati a sistemi trasparenti di explainable AI (XAI) — possono contribuire a ridurre bias cognitivi come l’anchoring, cioè l’influenza eccessiva di un’informazione iniziale sulla decisione finale. Uno studio del maggio 2024 dimostra che l’IA (specialmente con XAI) può attenuare questo effetto distorcente.
Un altro studio del 2024 rivela invece come le IA conversazionali possano, con grande finesse, orientare i consumatori verso determinate opzioni senza che se ne accorgano, sollevando interrogativi su manipolazione nascosta e trasparenza.
Collaborazione uomo-IA: più fiducia, migliori risultati
Uno studio di giugno 2025 mostra come l’abbinamento tra IA e intervento umano nei consigli finanziari renda i consumatori più inclini a seguirli, rispetto a raccomandazioni generate solo da IA. La presenza del consulente umano, anche solo come “facilitazione affettiva”, fa aumentare l’efficacia e il benessere materiale dei clienti.
Nudging “pensante” vs “emozionale”: scelta contestuale
Un altro contributo interessante arriva da uno studio sull’acquisto di cibi salutari (2025), che distingue tra IA “thinking” (razionale) e “feeling” (empatica). In contesti pubblici il tipo “thinking AI” risulta più efficace; in contesti personali, è invece la “feeling AI” a far breccia nei consumatori grazie alla sua componente emotiva.
Ma il consumatore non si fida del tutto...
Nonostante il progresso, la diffidenza è forte: in un sondaggio USA, il 66 % dei consumatori rifiuta che un’IA faccia acquisti per loro, anche se ciò garantisse risparmi. Si teme la mancanza di controllo, l’utilizzo a fini commerciali e i problemi di privacy. Un altro sondaggio simile conferma ansie analoghe: la personalizzazione viene apprezzata, ma resta più importante migliorare il servizio che delegare interamente le decisioni.
Oltre l’individuo: verso un’economia dell’intenzione?
Università come Cambridge mettono in guardia: l’IA potrebbe evolvere fino a mappare e plasmare i nostri desideri prima ancora che ne siamo consapevoli — una dinamica definita economia dell’intenzione, con profonde implicazioni democratiche ed etiche.
Una danza complessa
L’economia comportamentale e l’intelligenza artificiale si incontrano in una danza complessa: l’IA promette scelte più razionali, riduzione delle asimmetrie informazionali, modelli predittivi personalizzati… ma porta anche con sé sfide cruciali: etica, fiducia, manipolazione invisibile. Il futuro richiede equilibrio: IA sofisticate, sì, ma sempre con una supervisione umana trasparente, etica e intelligente.