Gran Bretagna: se a Natale si fermano anche i treni...

- di: David Lewis
 
Confessiamo di non avere, a portata di mano, delle statistiche o delle previsioni su come i sudditi di Sua Maestà Carlo III si sposteranno per i tradizionali viaggi di fine anno.
Dalle nostre parti, ogni previsione è condizionata da molti fattori (a cominciare da quelli atmosferici) per cui è meglio non avventurarvisi. Ma, tradizionalmente, i britannici che viaggiano per Natale e fine anno sono tantissimi e non tutti usano le automobili o gli aerei, per i loro spostamenti interni, privilegiando il caso vecchio, amatissimo treno.
Che, per noi, non è soltanto un mezzo per raggiungere una meta, ma anche un luogo che, per chi lo usa quotidianamente per motivi di lavoro, diventa un prolungamento della propria casa, dove leggere, rilassarsi, incontrare persone diventate amiche perché, sedute accanto a noi, non sono più semplici compagni di viaggio.

Gran Bretagna: se a Natale si fermano anche i treni...

Se poi, all'immagine del treno ci accosti la magia del Natale, ecco che l'insieme muove a pensieri che riportano al passato, quando, passando davanti alle stazioni o correndo in parallelo lungo i villaggi, il luccichio degli addobbi aveva un effetto rassicurante creando un'atmosfera magica.
Ma quest'anno tutto sembra essere messo in pericolo da una minaccia, che lo sciopero che i macchinisti stanno portando avanti, per ottenere quel che chiedono, vada avanti fino a Natale.

Il leader del sindacato dei macchinisti, Mick Whelan, l'ha buttata lì, durante una intervista alla BBC, dicendo di non non credere che il governo o le aziende vogliano veramente una soluzione della vertenza e che quindi è possibile che le proteste vadano avanti per settimane e mesi.
Ed è per questo che da oggi il sindacato Aslef ha dato il via ad una nuova ondata di azioni, dagli scioperi alla sospensione degli straordinari, con la situazione che peggiorerà domani, con il blocco di una dozzina di compagnie ferroviarie (un'altra astensione totale dal lavoro è prevista per mercoledì prossimo).

Le compagne, rappresentate dal Rail Delivery Group, però non ci stanno a passare per le cattive della situazione, dicendo che loro una proposta l'hanno fatta, ma che è stata lasciata cadere nel silenzio dal sindacato.
E chi paga le conseguenze di questa situazione? I soliti, noi, i passeggeri, per i quali non è prevista alcuna tutela e garanzia e che, dalle compagnie, sono stati semplicemente invitati a informarsi prima di mettersi in viaggio. La situazione è comunque molto grave per il trasporto ferroviario, con migliaia di conducenti che, alla fine dell'orario, non faranno gli straordinari, che di fatto sono diventati un modo che coprire i vuoti degli organici.

Quindi, tutti calmi e tranquilli, perché, se devi metterti in viaggio in treno, almeno cerca di non rimetterci in salute (mentale). Soprattutto perché, come ammoniscono quelli che ne capiscono di treni e soprattutto di vertenze sindacali, è probabile che nei giorni di astensione dagli straordinari le cancellazioni arrivino all'ultimo istante, e poco importa se magari sei già seduto al tuo posto. Nel silenzio ufficiale del governo, qualcuno comincia a fare dei conti. E non sono ferrovieri o utenti, ma i titolari di pub, ristoranti e caffè, secondo i quali le agitazioni sono già costate 3,5 miliardi di sterline in mancate vendite. Dei timori degli esercenti si è fatta portavoce Kate Nicholls, amministratore delegato dell'ente commerciale UK Hospitality: ''Esiste una notevole preoccupazione in tutto il settore dell'ospitalità per la prospettiva di scioperi che interrompono il periodo festivo cruciale, che genera una parte sostanziale delle entrate annuali del settore". Nicholls ha invitato tutti alla ragionevolezza e esortando le le parti a tornare subito al tavolo delle trattative con urgenza, ma il clima non sembra giustificare anche solo un briciolo di ottimismo..

Ad aprile Aslef ha respinto le proposte che prevedevano aumenti salariali del 4% (non molto, ad essere sinceri) per due anni consecutivi, in cambio di modifiche alle modalità di lavoro. Offerta rimandata al mittente perché, dice il sindacato, ai conducenti dei treni vengono chiesti sacrifici per le loro condizioni di lavoro in cambio di un aumento salariale inferiore all’inflazione.
Ma il Rail Delivery Group ha descritto l’offerta come ragionevole, sostenendo che porterebbe gli stipendi medi degli conducenti da 60.000 a 65.000 sterline.
Mentre la situazione sembra non segnare alcun progresso, i britannici stanno con il fiato sospeso, nella sola certezza che in questi mesi stanno accadendo cose che mai s'erano viste, se non ai tempi di Margaret Tatcher.
E chi ha memoria di quegli anni ricorda come finì: un Paese spaccato.
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