Gran Bretagna: il leader laburista promette il paradiso se vincerà le elezioni
- di: David Lewis
Cosa c'è di meglio che, svegliarsi al mattino e, facendo colazione prima di andare al lavoro, leggere che viviamo nel Paese più bello del mondo e in una economia che diventerà la più forte del G7?
Quella che per molti sembra essere un'utopia (vista la drammaticità della situazione economica che stiamo vivendo e che è sotto gli occhi di tutti) per il leader laburista Keir Starmer è una cosa a portata di mano. Al punto che si sente talmente sicuro di sé da assicurare che si impegnerà a rendere il Regno Unito l'economia a più alta crescita nel G7.
Anche se siamo abituati a sentirne molte, quando ci si avvicina alle elezioni e tutti i partecipanti al grande gioco della politica fanno a gara a riempirsi di promesse spacciate per certezze, questa ad essere sinceri è veramente bella grossa. Non perché sia pura utopia, ma perché farla oggi, con quel che stiamo passando, sembra veramente troppo.
Gran Bretagna: il leader laburista promette il paradiso se vincerà le elezioni
Ma Starmer è talmente in fiducia da fare, di questa promessa, uno dei cardini della prossima campagna elettorale che, secondo i sondaggi (anche se basta andare in giro per sentire come i britannici non ne possano più dei conservatori), dovrebbe spianargli la strada verso il n.10 di Downing Street.
Il leader del Labour è talmente sicuro di sé che viene quasi da credergli, come puro atto di fede, perché le sue parole sono piovute quando il Paese si sta interrogando sulle scellerate scelte politiche di chi ci ha governato negli ultimi anni. Non sulla base di analisi macroeconomiche, percentuali, proiezioni e slide, ma solo andando al supermercato per fare la spesa, accorgendosi che molti scaffali sono vuoti di quella frutta che prima arrivava dalla ''odiata'' Europa e che ora scarseggia, a causa dei molti passaggi di frontiera che prima le merci non dovevano affrontare. Sentire le promesse di Starmer e leggere, sui banconi della frutta di Tesco (il supermercato sotto casa mia), che non si possono prendere più di due confezioni di insalata è un passaggio dal mondo delle favole alla realtà. Ma, non potendo essere sempre pessimisti, dobbiamo dare credito a quello che dovrebbe essere il nostro prossimo primo ministro, anche se qualche piccolissima perplessità ci resta.
Nel pacchetto di cose che il Regno Unito, a guida laburista, otterrà Stramer ci ha messo anche la trasformazione della Gran Bretagna in una "superpotenza energetica pulita" e la riduzione delle disuguaglianze sanitarie. Anche qui le promesse sembrano essere leggermente esagerate, ma dobbiamo prenderle per quelle che sono. Pure se appaiono esagerate, utopiche, quasi irrealizzabili, bisogna pure dare credito a chi si candida a guidarci. Certo, parlare di energia pulita in un Paese che un tempo si nutriva di ''carbone'' è forse esagerato, così come sembra essere la promessa di ridurre le diseguaglianze sanitarie. Un argomento che, mai come in questi mesi, brucia sulla nostra pelle vedendo quello che accade davanti agli ospedali, assistendo alle proteste di medici e infermieri che denunciano, oltre a stipendi non al passo con l'inflazione, condizioni di lavoro assolutamente improponibili per un Paese come il nostro, che si faceva vanto del suo servizio sanitario.
Starmer e i laburisti sembrano, comunque, avere le idee chiare e hanno messo nel mirino, nella corsa alla "più alta crescita sostenuta", gli altri Paesi del G7 (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone). Poi c'è anche l'obiettivo di generare tutta l'elettricità della Gran Bretagna senza combustibili fossili entro il 2030. Del pacchetto da ''libro dei sogni'' fanno parte, con il miglioramento del servizio sanitario nazionale, anche la riforma del sistema giudiziario e l'innalzamento degli standard educativi. Ora quindi bisogna aspettare che alle semplici promesse vengano affiancate vere e proprie strategie, come quella che renda fattibile che l'economia non sia sotto il controllo statale, ma nemmeno un libero mercato.
Quello degli obiettivi come strumento di lotta elettorale è un argomento caro ai nostri politici e a questo rito non si è sottratto Rishi Sunak che, nel discorso di fine hanno, ha sciorinato i suoi cinque punti, come il dimezzamento dell'inflazione entro il 2023, la diminuzione del debito pubblico, il taglio delle liste di attese del Servizio sanitario e il contrasto all'immigrazione clandestina. Ad oggi di queste promesse non s'è visto quasi nulla, se non un lieve rallentamento dell'inflazione. Insomma, poca cosa.