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Governo: quanto durerà ancora la pazienza di Giorgia Meloni?

- di: Diego Minuti
 
Governo: quanto durerà ancora la pazienza di Giorgia Meloni?
Solo in Italia poteva accadere. Solo in Italia una coalizione che ha letteralmente sbancato le elezioni, che ha incassato un numero di parlamentari tale da garantire che ogni singola legge e provvedimenti saranno approvati senza il minimo intoppo, che ha tagliato fuori le opposizioni dalle massime cariche delle Camere, si possa ritrovare in una palude da cui, per uscire, Giorgia Meloni dovrà fare uno sforzo immane.
A cominciare dall'imporsi il silenzio davanti alle surreali posizioni di un irrefrenabile Silvio Berlusconi e alle fughe in avanti di Matteo Salvini, che forse dimentica chi ha veramente vinto le elezioni.

Governo: quanto durerà ancora la pazienza di Giorgia Meloni?

Non appaia come una distorsione della realtà accomunare in questa fase Berlusconi e Salvini perché se il primo sta dicendo e facendo cose che non sembrano appartenere all'uomo che ha governato l'Italia per tanto tempo, divenendone un protagonista della vita politica, il secondo cerca di condizionare fortemente, con le proprie iniziative, un governo che deve ancora nascere. Perché annunciare, come ha fatto Salvini, che ''domani (oggi, ndr) mi confronterò con gli esperti economici della Lega per le nostre proposte sul superamento della legge Fornero, caro bollette e flat tax'' è, checché se ne possa dire, un modo abbastanza palese di scavalcare l'azione del futuro governo, di cui la Lega farà parte, ma di cui certo non è l'azionista di riferimento.

Parlare oggi di alcuni argomenti è possibile, anzi è utile se le analisi sono fondate e, magari, non preconcette. Ma da anni Salvini parla di legge Fornero e flat tax, senza che le sue ricette siano condivise in toto da Fratelli d'Italia, che magari ha individuato modi diversi e meno estremi per attuare delle correzioni, che soprattutto evitino un bagno di sangue alle casse dello Stato.
Ma se Salvini fa il proprio gioco (mostrarsi nuovamente iperattivo, per recuperare le posizioni perdute in termini di visibilità e immagine), Silvio Berlusconi sembra essere ormai partito per la tangente, non limitandosi a mostrare scontento per le decisioni di Giorgia Meloni, quanto tentando di condizionarne le scelte, mettendola davanti al cosiddetto fatto compiuto. L'annuncio del sì della presidente di Fratelli d'Italia a Maria Elisabetta Casellati come futuro ministro della Giustizia, ad esempio, ha irritato Meloni, e non solo perché quel posto l'ha da tempo ''promesso'' a Carlo Nordio, quanto perché la mossa dei berlusconiani è stata irrispettosa delle gerarchie che l'esito delle elezioni dovrebbe avere cristallizzato.

Ormai Berlusconi è una scheggia impazzita nel centrodestra, mettendo sull'orlo del baratro la coalizione - e questo ci può anche stare - e con essa il destino della legislatura, che rischia di nascere male o addirittura abortire. Perché, davanti alla prospettiva di andare avanti con chi disfa quel che si è fatto appena prima, Giorgia Meloni, pur nella consapevolezza della delicatezza della fase che attraversa il Paese, potrebbe trovarsi quasi obbligata a guardare a nuove elezioni come l'extrema ratio.
Una decisione cui sarebbe obbligata, ma che, nella probabile disintegrazione di Forza Italia - lacerata da una guerra tra le sue componenti -, potrebbe segnare un nuovo successo elettorale, con Fratelli d'Italia sopra il 30 per cento.

Il guaio delle frasi in libertà di Silvio Berlusconi è che, toccando anche il delicatissimo argomento dei rapporti con la Russia, mette in dubbio la politica filo-atlantica di Giorgia Meloni, che ora si sta seriamente chiedendo se il futuro ministro degli Esteri - dovrebbe essere Antonio Tajani, secondo gli accordi - possa essere espressione di un partito il cui presidente dice di scambiare con Vladimir Putin, oltre a bottiglie di vodka contro quelle di lambrusco, lettere ''dolci''. Al punto di essere gratificato dal presidente russo del titolo di primo tra i cinque migliori amici.
Cosa per la quale Berlusconi sembra essersi pavoneggiato.
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