Giovani Imprenditori di Confindustria, Di Stefano: "Attraversare la pandemia sostenendo e alimentando la ripresa"
- di: Redazione
L’identikit e la mission dei Giovani Imprenditori di Confindustria,
il valore aggiunto del Movimento all’interno di Confindustria e il
suo grado di autonomia, le proposte per il rilancio del Paese alla
luce di obiettivi chiari e precisi e su come realizzarli nel breve e
nel medio periodo. Intervista senza rete a Riccardo Di Stefano,
Presidente nazionale Giovani Imprenditori di Confindustria.
Dott. Di Stefano, in sintesi, qual è la mission della vostro
Movimento? Quale il grado di autonomia all’interno di
Confindustria? In altre parole, quale il contributo originale
che portate? E soprattutto, ricordando il titolo del libro di
Alberto Orioli “Figli di papà a chi?”, con quali argomenti
rigettate l’etichetta, che qualcuno vi assegna, di essere appunto ‘figli di papà’?
Il Movimento dei Giovani Imprenditori è nato negli anni 70 e da
allora si è dato il compito di essere una delle voci della Confindustria. In particolare, siamo quelli che con le proprie attività aggiungono un portato di innovazione, attenzione alle tematiche
emergenti e rafforzano il senso comunità.
In particolare durante la pandemia, avere una business community a supporto delle nostre attività, ma anche colleghi e amici
su cui contare e con cui condividere esperienze e soluzioni, si è
rivelato fondamentale. Più che figli di papà, siamo genitori e figli
delle nostre imprese, che siano startup o imprese di famiglia da
generazioni.
Lei è stato eletto alla Presidenza nazionale dei Giovani di
Confindustria da meno di un anno, nel pieno di un momento storico di piena emergenza. Quali sono gli obiettivi essenziali – di breve e di medio periodo - che punta a cogliere
con la sua squadra?
Il nostro obiettivo principale è attraversare questa fase pandemica cercando di sostenere e alimentare la ripresa e contenendo gli
effetti negativi sulla società e sull’economia. Le imprese hanno
un compito essenziale, abbiamo la responsabilità di svolgerlo al
meglio. Crediamo sia importante mettersi a disposizione del Governo, ora che sta riscrivendo il PNRR, per fare sì che diventi un
vero volano di sviluppo per il paese, con un focus speciale per il
rilancio dell’occupazione e dell’imprenditorialità sia giovanile che
femminile.
Lei ha affermato, nel suo discorso al 35° Convegno dei Giovani Imprenditori, tenuto lo scorso ottobre: “Dobbiamo
invertire il processo di globalizzazione? Dobbiamo tornare
indietro? No, dobbiamo ridisegnarlo con nuove logiche e
più equità. A partire da un rafforzamento di quelle stesse
catene europee del valore”. Può entrare nel dettaglio di
questa affermazione? Cosa fare in concreto?
In concreto, le catene globali del valore hanno dimostrato di essere un potentissimo veicolo: sia di diffusione degli effetti negativi,
ahinoi, sia della ripartenza. Prenderne atto significa rafforzare le
relazioni commerciali tra paesi, rafforzare i trattati commerciali
internazionali, rafforzare la richiesta di avere regole condivise, sia
in termini di competitività che di diritti. Le catene si stanno regionalizzando e per l’Europa è una buona notizia, significa rafforzare le nostre già solide reti.
Collegandoci alla domanda precedente, nel 2021, per la
prima volta, l’Italia sarà alla guida del G20 e Confindustria
al timone del B20, con Emma Marcegaglia. Avete, come
Giovani Imprenditori, un appuntamento con la storia.
Come vi state preparando ad affrontarlo? È d’accordo, ad
esempio, sulla proposta del B20 di lanciare il passaporto
per le catene globali del valore, ovvero consentire ad una
impresa di ottenere un’impronta digitale finanziaria per
fare business, con procedure chiare, ma semplificate, con
tutti i Paesi all’interno delle filiere?
Non solo siamo d’accordo con la proposta del B20 sul passaporto per le catene, ma l’abbiamo condiviso anche nella relazione del
nostro ultimo convegno. Noi Giovani Imprenditori avremo il nostro B20 degli under40 e stiamo lavorando con i colleghi di questi
paesi per la redazione di proposte politiche che faremo ai governi. Punteremo su sostenibilità, equità sociale e generazionale,
innovazione, women empowerment.
Nel suo discorso al 35° Convegno dei Giovani Imprenditori
lei ha indicato quattro priorità: giovani e donne, transizione energetica ed ecologica, connessioni, inclusione territoriale. Cosa le lega insieme?
Sono tenute insieme dall’idea che non possiamo vivere in un mondo diseguale: non è accettabile che il benessere non sia redistribuito equamente, che la competitività sia incrinata dalla negazione
dei diritto ad un ambiente pulito o dalla mancanza di garanzie
minime.
Vogliamo che il campo da gioco sia uguale per tutti e abbia regole
chiare e condivise. Solo così emerge il merito e si crea sviluppo
durevole.
Il problema del Recovery plan italiano, sulla scia del Recovery Fund – Next generation Ue, non sembra essere la
dotazione finanziaria né, a ben guardare, cosa fare. Il problema sta nel ‘come farlo’. Avete proposte al riguardo? È
d’accordo con la scelta annunciata di Mario Draghi di una
cabina di regia concentrata sul Ministero dell’Economia?
Crediamo che la governance sia fondamentale: senza un chiaro
sistema di implementazione, c’è un alto rischio di veder sfumare i
benefici del recovery plan.
Auspichiamo un team di competenze miste e trasversali, capaci
di affrontare con successo le moltissime complessità e le vecchie
ruggini della nostra PA.
In conclusione, Presidente Di Stefano, a suo parere il Paese
ce la farà a riprendere un percorso di crescita, superando
ritardi vecchi e nuovi? E qual è il contributo che dà e può
dare il Movimento dei Giovani di Confindustria?
Non voglio parlare di se, ma di quando.
Come i miei colleghi imprenditori, ho fiducia del fatto che l’Italia
tirerà fuori le sue energie migliori e la tenacia necessarie a superare questa fase.
L’accelerazione del piano vaccinale e quella sul PNRR ci fanno
avvicinare alla fase post-covid. Il contributo dei Giovani Imprenditori, in questa fase, è quello di difendere il sistema imprenditoriale della seconda manifattura europea e al contempo costruire
il mondo che verrà, spingendo su innovazione, solidarietà intergenerazionale e formazione.