Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, il 15% dei ragazzi ne è vittima: l’importanza della prevenzione
- di: Barbara Leone
Tutti i bambini hanno diritto a un’educazione e tutti hanno diritto alla sicurezza. Così si legge nella Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata il 20 novembre del 1959 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989. Sembrerebbe scontato, e invece non lo è. Ancor meno scontato è che a minare la sicurezza, fisica ma anche psichica, di bambini e adolescenti siano soltanto gli adulti. Nei casi di bullismo e cyberbullismo, infatti, i carnefici sono quasi sempre coetanei o giù di lì. Molto spesso compagni di scuola o comunque facenti parte della stessa comunità. Un fenomeno, quello del bullismo e del cyberbullismo, che è andato allargandosi dopo la pandemia e che nel nostro Paese colpisce attualmente circa il 15% dei ragazzi, con una percentuale del 20% nei bambini di 11 anni (1 su 5), che scende al 10% nei ragazzi più grandi.
Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo
A stimarlo, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo che viene celebrata oggi, è la VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza Hbsc Italia a cura dell’Istituto superiore di sanità (Iss), delle Università di Torino, Padova e Siena e con il supporto dei Ministeri della Salute, dell’Istruzione e del Merito e di tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali. Dalla nuova indagine, che ha coinvolto un campione rappresentativo di ragazzi di 11,13 e 15 anni, è emerso che non ci sono differenze significative tra le Regioni: per il bullismo, la variabilità oscilla tra il 13%, in alcune regioni del sud come Calabria e Basilicata, e il 18% nelle province autonome di Trento e Bolzano; mentre per il cyberbullismo, tra l'11-12% nelle province autonome di Bolzano e Trento e il 16% in Campania, Puglia e Sicilia. Confrontando i dati con quelli risalenti al biennio 2017/18, inoltre, l'indagine ha mostrato che la frequenza di atti di bullismo sembrerebbe essere stabile. Discorso diverso, invece, per il cyberbullismo, che è aumentato in maniera esponenziale nei giovani di 11 e 13 anni. Complice l’uso, molto spesso improprio, dei social con YouTube, Instagram e Tik Tok in pole position.
Ciò che dovrebbe allarmare tutti, genitori ed educatori in primis, è l’overdose di navigazione online di una generazione perennemente connessa. Il 22% degli adolescenti, infatti, rimane collegato per più di 5 ore al giorno, principalmente per chattare (70%, contro il 60% del 2021). In aumento anche i minorenni che usano internet senza la supervisione degli adulti (ben il 63%). Ed è proprio in questo navigare ad oltranza che si sviluppa il cyberbullismo, anch’esso aggressivo come il bullismo esercitato fisicamente nei luoghi di aggregazione dei ragazzi ma più pervasivo e irrefrenabile perché coinvolge una platea ben più ampia di persone. I cosiddetti spettatori: quelli che sostengono il cyber-bullo, quelli che commentano e/o condividono a loro volta il materiale… Insomma, un vero e proprio inferno per le vittime, che si traduce in una serie di danni fisici e psicologici a volte irreparabili. Uno studio pubblicato su Jama Psychiatry dalla University College London è stato il primo a dimostrare e fornire prove evidenti del rapporto di causa-effetto tra bullismo e salute mentale. Dai risultati della ricerca, infatti, era emerso che il fenomeno causa direttamente alcuni disturbi, come ansia, depressione, iperattività, impulsività e disattenzione. Nei casi più estremi anche suicidio, e purtroppo le cronache degli ultimi tempi non hanno fatto che confermare la pericolosità di un fenomeno sempre più dilagante e subdolo.
Che fare, dunque? Innanzitutto prevenire: che vuol dire parlare coi nostri ragazzi, ascoltarli, guidarli e interessarsi ad ogni aspetto della loro vita scolastica e social. E poi prestare la massima attenzione ad una serie di indicatori. Come ad esempio lo scarso appetito, i libri strappati, il sonno agitato o le ripetute richieste di danaro extra, che potrebbe esser sinonimo di ricatto da parte del bullo di turno. In generale è fondamentale monitorare ogni cambiamento d’umore dei ragazzi tali da portarli ad essere più isolati, agitati, depressi o in calo di autostima. Nel caso del cyberbullismo, poi, occorre mettere in atto una serie di strategie volte a proteggerli il più possibile. Che vuol dire mettere il computer in uno spazio comune e non nella loro stanza, controllare periodicamente il contenuto dell'hard disk e verificare la cronologia dei siti web visitati dai ragazzi, stabilire i tempi di utilizzo del computer, utilizzare possibilmente un parental control e soprattutto chiedere, ascoltarli, interessarsi a chi e perché stanno comunicando sottolineando sempre che in rete non tutti sono sempre quello che dicono di essere. L’informazione, poi, è molto importante. Ed in tal senso è bene far sapere ai propri figli che esistono dei modi per chiedere aiuto. Parlarne in famiglia o a scuola è ovviamente una delle soluzioni migliori. Ma non sempre è una strada praticabile proprio per il particolare stato d’animo che vivono le vittime di bullismo e cyberlullismo. Quindi è indispensabile che i bambini e i ragazzi sappiano di potersi rivolgersi anche ad esterni, come per esempio al Telefono Azzurro, anche via chat, o tramite siti come Generazioni Connesse che è promosso dal Ministero dell'Istruzione e del Merito con il supporto dell'Unione Europea.