Giornata Mondiale della Salute Mentale: crescono i disagi soprattutto tra i più giovani, ma gli investimenti diminuiscono

- di: Barbara Bizzarri
 

Oggi è la Giornata dedicata alla Salute Mentale: le patologie sono in aumento, e non c’è da stupirsi, soprattutto da tre anni a questa parte. Anni tragici, in Italia più che altrove, in cui continuano a susseguirsi eventi drammatici (pandemìa, guerre, crisi economica, mutazioni del tessuto familiare e sociale) senza soluzione di continuità in una “permacrisi”, per usare un termine caro all’Unione Europea, che non lascia scampo: le diagnosi di disturbi psichici sono aumentate del 30%, e i sintomi depressivi hanno riguardato una persona su tre. I più colpiti in particolare sono, come prevedibile, bambini e giovani, i più esposti a ogni tipo di sollecitazione del mondo esterno, e anche i più indifesi.

Giornata Mondiale della Salute Mentale 2023

L’Unicef rileva che un adolescente su 7 ha un problema di salute mentale diagnosticato. A lanciare l’allarme, e proseguire dal 1992 l’iniziativa, è la Federazione Mondiale della Salute Mentale, supportata a sua volta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il tema della campagna 2023 è “Mental health is a universal human right”, a ribadire quanto una buona salute mentale sia un diritto universale. Eppure, nonostante la situazione, i numeri dicono il contrario e le istituzioni italiane non hanno aumentato gli investimenti in merito, anzi, i fondi diminuiscono ogni anno: “Siamo di fronte a un depauperamento continuo dei servizi pubblici”, è la protesta di Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria. “L’obiettivo del 10% della spesa del Fondo Sanitario dedicata alla salute mentale, indicato dall’Europa, è lontanissimo, ma lo è anche lo standard minimo del 5% di spesa”. L’Italia, infatti, secondo le ultime rilevazioni disponibili, è passata dal 3,8% del 2018 al 2,75% del 2020. “Una carenza che rischia di compromettere gravemente tutto il sistema”.

Inoltre, gli specialisti della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia) hanno segnalato, negli ultimi anni, l’aumento delle visite neuropsichiatriche infantili urgenti, che è stato “esponenziale”, sollecitando la necessità di prevenzione, diagnosi precoce e cure tempestive. “Bisogna intervenire in età evolutiva”, avvertono gli esperti.

La situazione, tuttavia, evidenzia una notevole carenza a livello strutturale: “Anche i Dipartimenti di Salute Mentale sono diminuiti, dai 183 del 2015 ai 141 del 2020. Si stima che entro il 2025 mancheranno all’appello altri mille psichiatri”.

A fronte delle parole di Bernardo Carpiniello, presidente del Consiglio delle Società Europee di Psichiatria, che ha dichiarato: “l’Italia ha un plus incredibile: è l’unico Paese al mondo che ha abolito i manicomi e gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ha un sistema assistenziale senza pari in Europa: 2,8 servizi territoriali per 100mila abitanti (media europea di 0,8), uno dei più bassi tassi di posti letto ospedalieri (circa 10 ogni 100mila abitanti), sette volte inferiore alla media dei paesi Ocse, la minor durata dei ricoveri (circa 10 giorni) e, soprattutto, il più basso tasso di ricoveri obbligatori con meno del 14% sul totale”, i lavoratori del settore sono molto allarmati per la scarsità di investimenti, e perfino il Pnrr non prevede alcun sostegno al riguardo.

Intanto, la Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo) ricorda che è necessario “sostenere economicamente” il settore e “garantire agli psichiatri la sicurezza sul lavoro”.

Una preoccupazione condivisa anche dalle associazioni: in base alla ricerca di Inc Non Profit Lab “soltanto il 43% degli enti” ha avuto fondi pubblici e “appena il 3% li ha ritenuti adeguati alle proprie esigenze”: ‘L’era del disagio’, realizzata in collaborazione con Astraricerche e con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità rileva che sei persone su dieci, in Italia, dicono di convivere con un disagio psicologico. Di questo 60%, la maggior parte sono donne (65%), e il 75% giovani della generazione Z, di cui l’81% ragazze. Lo studio ha anche analizzato i disagi più ricorrenti: il primo è il disturbo del sonno (32%), cui seguono varie forme d’ansia (31,9%); stati di apatia (15%); attacchi di panico (12,3%); depressione (11,5%) e i disturbi dell’alimentazione (8,2%).

La ricerca sottolinea anche il preoccupante ricorso al “fai da te”. Il 29,4%, “ha cercato le risorse per farcela dentro sé stesso”, cui segue il 27,6% di chi ha assunto prodotti e farmaci senza prescrizione.  Si è rivolto “al medico generico” il 22,9% degli italiani, mentre il 22,1% ha ricevuto l’aiuto di uno specialista.

È la generazione Z, però, a preoccupare di più gli esperti: in Italia, specifica lo studio, il 10,8% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni “assume psicofarmaci senza prescrizione medica” per le cause più svariate: “dormire, dimagrire, essere più performanti negli studi”. Proprio tra gli studenti, infatti, la percentuale di chi usa psicofarmaci sale al 18%. In generale, a minacciare maggiormente il benessere psicologico risulta essere “il forte stress da lavoro o da disoccupazione”, seguito da “bullismo e violenza fisica e verbale”.

La presidente della Società Italiana di Psichiatria ha lanciato un appello: “Ai personaggi famosi chiedo di fare outing in presenza di problemi di salute mentale. Questo può infatti aiutare a vincere i pregiudizi e può fare da traino rispetto a tante persone che ancora hanno vergogna e reticenza a parlare dei propri disturbi. È assurdo che le persone oggi abbiano ancora paura di parlare di salute mentale ed ancora più grave è che ciò porti in vari casi a ritardare le cure”.

Spezzare la catena di omertà e spingere a prendere coscienza dei propri disagi sarebbe in effetti il giusto percorso da seguire, e chi è celebre, o ha un ruolo di visibilità, se soffre di questo tipo di patologie, può fare la differenza: “Se riuscissero a parlarne apertamente, sarebbe un modo per dare coraggio a tante altre persone”. L’ultimo caso riguarda Fedez che, nei giorni scorsi, quando è uscito dall’ospedale ha parlato dei propri problemi psicologici e ha invitato alle donazioni di sangue. Un effetto che, ha concluso la presidente della SIP, “sarebbe importante si replicasse anche rispetto al campo della salute mentale”.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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