Giappone: sulle Olimpiadi di Tokyo l'ombra dell'errore "del Concorde"

- di: Brian Green
 
Forse l'espressione "errore del Concorde" dice poco a chi non è avvezzo ad analisi economiche, ma - dopo un normale oblio determinato dall'uscita di scena dell'aereo commerciale supersonico - sta tornando di moda in Giappone dove si va ampliando il numero di coloro che spingono per la cancellazione delle ormai vicine olimpiadi di Tokyo.
Il paragone potrebbe anche calzare tra i Giochi e l'aereo di linea supersonico britannico-francese che ha debuttato negli anni '70 come l'epitome del viaggio aereo di lusso.
Nel corso del suo lungo sviluppo tecnologico, i governi di Gran Bretagna e Francia si erano resi conto che la redditività economica dell'impresa era estremamente dubbia. Ma, avendo già investito molto nel progetto, si rifiutarono di prendere atto delle difficoltà e quindi di arrendersi.

L'epopea del Concorde, della celebrazione del lusso (i biglietti, come naturale, era molto cari) e degli eccessi (Phil Collins, in occasione del Live Aid del 1985 suonò prima a Wembley e, grazie ad un volo di linea dell'elegante aereo dal muso reclinabile, poche ore dopo si esibì a Philadelphia nell'ambito dello stesso evento) fu segnata da due momenti che ne decretarono la fine.
Nel luglio del 2000, un Concorde in fase di decollo dallo Charles de Gaulle si incendiò provocando la morte dei 100 passeggeri, dell'equipaggio e di quattro persone che erano sulla pista. Il 26 novembre del 2003 fu deciso di ritirare i Concorde. Secondo lo scrittore Takashi Lida, autore del libro “Ho to Shakaikagaku wo Tsunagu” (Collegamento tra diritto e scienze sociali) , la lezione dal fallimento del progetto di trasporto supersonico è che è meglio ridurre le proprie perdite e andare avanti, piuttosto che continuare a ossessionarsi per i costi irrecuperabili.

Un principio che è possibile applicare alle Olimpiadi di Tokyo. È un dato di fatto che da quando i Giochi sono stati assegnati a Tokyo siano stati fatti massicci investimenti nella costruzione di strutture e altri sforzi. Bisogna poi considerare che gli organizzatori non vorrebbero deludere e vanificare l'impegno degli atleti che si sono sottoposti a faticosi allenamenti per partecipare ai Giochi.
Ma, si dice oggi in Giappone, ora è il momento di valutare oggettivamente la situazione.
Appena ieri il governatore di Osaka, Hirofumi Yoshimura, ha annunciato che chiederà al governo centrale di dichiarare un terzo stato di emergenza per la sua prefettura. La sua speranza è combattere la diffusione di nuove varianti di Coronavirus chiedendo a grandi magazzini, ristoranti e cinema di sospendere temporaneamente le rispettive attività per fermare il movimento delle persone.

Gli esperti sottolineano che la situazione di Osaka oggi sarà quella di Tokyo di domani.
Con le vaccinazioni di massa in corso, mentre il numero di persone infette continua a crescere, gli operatori sanitari in prima linea sono sottoposti a una pressione tremenda.
Ma il governo sta progettando di indirizzare delle risorse sanitarie, già sovraccaricate di lavoro, per occuparsi degli atleti olimpici in quella che definisce una "campagna su tre fronti".
Il fronte dei contrari sembra allargarsi di giorno in giorno e, accanto agli scettici, sembrano cominciare a schierarsi alcuni media. Come il popolare Asahi Shimbun che oggi, sostenendo che "se le Olimpiadi dovessero provocare un'ondata di infezioni, la perdita di vite umane e il danno finanziario subito dalla società sarebbero incalcolabili", si chiede se non sia arrivato il momento di "prendere seriamente in considerazione la cancellazione delle Olimpiadi di Tokyo".
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